Home > Fabio Amato: "La rivolta greca: la prima contro la crisi"

Fabio Amato: "La rivolta greca: la prima contro la crisi"

Publie le lunedì 22 dicembre 2008 par Open-Publishing

"La rivolta greca: la prima contro la crisi"

di Agostino Giordano

Fabio Amato è il Responsabile nazionale Esteri del Prc. Gli abbiamo fatto una breve intervista sulla situazione in Grecia.

Qual è la tua valutazione su quello che è successo e sta succedendo in Grecia?

Ciò che è avvenuto e sta avvenendo in Grecia ci parla di un malessere che c’è in tutta Europa, che smentisce nettamente tutte le rosee previsioni che erano state fatte in ambito neoliberista: crescita economica, benessere diffuso, etc. Un ottimismo sbandierato che si è scontrato con la dura realtà dei fatti.

In Grecia la rabbia è esplosa in chiave antirepressiva, contro l’apparato poliziesco che si è macchiato di un grave crimine, l’assassinio di un ragazzo di quindici anni. Ma il contesto è quello di una crescente mobilitazione sociale e non solo studentesca contro le politiche economiche e sociali del governo. Politiche, quali la riforma dell’università che prevedeva tagli a quella pubblica e apertura al settore privato, che avevano visto l’assenso anche del Pasok. Il tutto avviene mentre tutta la politica greca, quella dei due maggiori partiti, insieme al resto della classe dirigente nazionale, imprese, autorità militari e religiose, sono travolte da pesanti elementi di corruttela e malaffare, che hanno accumulato molta insofferenza tra la popolazione e nella società. L’origine della contestazione diffusa è senza dubbio da rintracciare nella dimensione economica e sociale. Anzi, esistenziale , di una generazione precaria, che vede sgretolarsi il futuro e svelate le menzogne su cui si è retto il sistema politico e sociale greco fino ad oggi.

Che è poi la dimensione che ci permette di operare analogie con la situazione Europea complessiva e quindi anche con l’Italia, dove è evidente la crisi del sistema capitalista ed il fallimento delle politiche neoliberiste, in cui gli spazi per rilanciare una forte opposizione sociale sono molto ampi…

Esattamente. Bisogna considerare infatti che la Grecia è uno dei Paesi europei con i salari più bassi, in cui il livello di precarietà diffuso nella società è altissimo. Non è un caso che i protagonisti principali della rivolta greca appartengono alla cosiddetta “generazione dei 500 euro”, cioè quella fetta di società, composta prevalentemente da giovani, studenti, migranti e lavoratori precari, che faticano ad arrivare a fine mese. Una generazione per molti versi simile a quella degli altri Paesi europei, Italia compresa. Ad essa però si è aggiunta la solidarietà dei tanti settori della società greca in lotta, a partire dai lavoratori che hanno scioperato e che continuano a manifestare insieme agli studenti.

Chi dice che quella greca è una rivolta antipartitica ed antipolitica (e senza connotazione politica) ha ragione? La sinistra greca come si sta rapportando con questo inedito movimento?

E’ ovvio che la rivolta è prevalentemente di carattere sociale ed il frutto di una esigenza sociale oggettiva. Ma non mi sembra si possa parlare di generica antipolitica, all’italiana. Anzi, la rivolta ha un profondo significato politico. Occorre che la sinistra ed i comunisti facciano proprie le istanze di cambiamento insite in quella rivolta sociale, non solo per quanto riguarda la Grecia, ma anche per quanto riguarda l’Europa nel suo complesso. Io penso che la sinistra greca non possa fare altro che mettersi in sintonia con il bisogno di alternativa e cambiamento che sta attraversando la loro società. Credo che gran parte lo stia facendo.

Abbiamo visto come subito siano tutti scesi in piazza. Credo sia necessario vincere la diffidenza e la timidezza, la paura di un movimento che ha forme e modalità inedite. E’ sbagliato inquadrare tutte le situazioni di ribellione dentro una dimensione complottistica. Chi lo fa sbaglia. La rivolta greca è la prima rivolta contro la crisi. Per questo, come cantavano un tempo i CCCP, noi, tifiamo rivolta. Va quindi raccolto senza esitazioni l’invito ad estendere in tutta Europa la lotta.