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Famiglia Cristiana contro il governo per le impronte ai Rom
Publie le martedì 1 luglio 2008 par Open-PublishingFamiglia Cristiana contro il governo per le impronte ai Rom
Contro le impronte da estorcere ai bambini rom scende in campo anche la rivista Famiglia Cristiana. E lo fa con lungo editoriale sul prossimo numero. Dopo la bocciatura dell’Unione europea e di molte associazioni per i diritti umani, si profila ora anche la disobbedienza civile proposta da Paolo Ferrero del Prc. Ma il leghista Roberto Maroni, che sicuramente ha la schiena dritta, ha già annunciato che non indietreggerà «neanche di un millimetro».
La rivista cattolica coglie l’occasione per dare uno schiaffo ai cosiddetti “ministri cattolici” del governo Berlusconi, che si sono sdraiati sulle posizioni definite “razziste” della Lega, in questa e in altre questioni. «Alla prima prova d’esame i ministri “cattolici” del governo del Cavaliere escono bocciati, senza appello – si legga nell’editoriale, che spiega -. Per loro la dignità dell’uomo vale zero.
Il principio della responsabilità di proteggere (cioè, il riconoscimento dell’unità della famiglia umana e l’attenzione per la dignità d’ogni uomo e donna), ampiamente illustrato da papa Benedetto XVI all’Onu, è carta straccia. Nessuno che abbia alzato il dito a contrastare Maroni e l’indecente proposta razzista di prendere le impronte digitali ai bambini rom».
«Avremmo dato credito al ministro -prosegue il giornale dei Paolini- se, assieme alla schedatura, avesse detto come portare i bimbi rom a scuola, togliendoli dagli spazi condivisi coi topi. Che aiuti ha previsto? Nulla. Il prefetto di Roma, Carlo Mosca, s’è rifiutato di schedare, il presidente del Veneto, Galan, ha parlato di “fantapolitica”, ma il ministro non arretra d’un millimetro.
Non stupisce, invece, il silenzio della nuova presidente della commissione per l’Infanzia, Alessandra Mussolini (non era più adatta Luisa Santolini, ex presidente del Forum delle famiglie?), perché le schedature etniche e religiose fanno parte del Dna familiare e, finalmente, tornano a essere patrimonio di governo».
L’editoriale prosegue impietoso anche verso il premier: «Non sappiamo cosa ne pensi Berlusconi: permetterebbe che agenti di polizia prendessero le impronte dei suoi figli o dei suoi nipotini? A sessant’anni dalle leggi razziali, l’Italia non ha ancora fatto i conti con le sue tragiche responsabilità (non ce ne siamo vergognati abbastanza).
In particolare, quei conti non li ha fatti il centrodestra al governo, se un ministro propone il concetto di razza nell’ordinamento giuridico. Perché di questo si tratta. Come quando i bambini ebrei venivano identificati con la stella gialla al braccio, in segno di pubblico ludibrio».
«Oggi, con le impronte digitali, uno Stato di polizia - denuncia ancora “Famiglia cristiana” - mostra il volto più feroce a piccoli rom, che pur sono cittadini italiani. Perché non c’è la stessa ostinazione nel combattere la criminalità vera in vaste aree del Paese? Rende meno, forse, politicamente?».
La rivista cattolica ripete quindi concetti espressi anche da esponenti della sinistra oggi extraparlamentare, che avevano già posto l’accento sul silenzio verso la continua espansione della criminalità organizzata nel Paese, dalla Mafia alla Camorra, all’Ndrangheta, che come confermano diverse relazioni delle forze dell’ordine ha ormai Pil superiori ad alcuni Stati europei.
«La schedatura di un bambino rom, che non ha commesso reato, viola la dignità umana. Così come la proposta di togliere la patria potestà ai genitori rom è una forzatura del diritto: nessun Tribunale dei minori la toglierà solo per la povertà e le difficili condizioni di vita. È giusto reprimere, con forza, chi nei campi nomadi delinque, ma le misure di Maroni non servono a combattere l’accattonaggio (che non è reato).
C’è un solo modo perché i bambini rom non vadano a rubare: mandarli a scuola. Qui, sì, ci vorrebbe un decreto legge perché, ogni mattina, pulmini della polizia passassero nei campi nomadi a raccoglierli. Per la sicurezza sarebbero soldi ben spesi». «Quanto alle impronte, se vogliamo prenderle, cominciamo dai nostri figli; ancor meglio, dai parlamentari: i cittadini saprebbero chi lavora e chi marina, e anche chi fa il furbo, votando al posto di un altro. L’affossa “pianisti” -conclude “Famiglia cristiana”- sarebbe l’unico “lodo” gradito agli italiani».
I cattolici non sono i soli ad essere indignati dalle proposte “razziste” del governo Berlusconi. Anche Rifondazione Comunista è sul piede di guerra. «Sembra davvero che non basti nulla. Né la sonora bocciatura del Parlamento europeo né l’indignazione di tanti cittadini italiani, oltre che di tante associazioni, gruppi e autorità pubbliche», ha detto l’ex ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero, del Prc. «Eppure, il governo Berlusconi non intende recedere dalla proposta razzista, barbara e incivile, oltre che palesemente anticostituzionale».
«Il ministro Maroni -prosegue- dovrebbe solo vergognarsi di se stesso e di avanzare proposte simili, specialmente a 60 anni esatti dall’approvazione delle leggi razziali volute e promulgate dal fascismo. Ai cittadini di questa Repubblica non resta altro che opporsi con tutti i mezzi che hanno e che abbiamo a nostra disposizione, a partire da uno strumento classico e storico della lotta di ogni classe e ceto di ogni età contro i soprusi di ogni genere e tipo, quella della disobbedienza civile. Ecco perché io e molti altri compagne e compagni di Rifondazione comunista ci metteremo in fila per farci schedare anche noi. E spero che così faranno anche molti altri, semplici cittadini e non, gruppi, associazioni e preti».
«Non indietreggio di un millimetro», ha già ribadito il ministro dell’Interno di voler portare avanti senza esitazioni il progetto. Maroni ha definito «inventata» la polemica con l’Ue. «Non giudico la proposta di Maroni – è costretta ad ammettere il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Mariastella Gelmini - ma se le impronte digitali possono servire ad obbligare quei genitori che non lo fanno a mandare i figli a scuola, ben vengano».
«Credo che Maroni abbia fatto molto bene a voler proseguire nella strada tracciata. Non si parla di retate ma di identificare quelli che vivono nel nostro Paese», aggiunge il ministro degli Esteri, Franco Frattini. Decisamente diverso il punto di vista dell’opposizione: per il parlamentare pd Luigi Bobba «le impronte digitali ai rom rappresentano una discriminazione odiosa nei confronti di una etnia e ancora più assurda perché riguarda anche i bambini», e per il suo collega di partito Gianclaudio Bressa «le impronte ai bambini rom rappresentano il punto più alto di un’escalation ormai intollerabile del governo».
da www.unita.it