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«Fascisti, nessun dialogo sono come la mafia»
Publie le giovedì 20 novembre 2008 par Open-Publishing«Fascisti, nessun dialogo sono come la mafia»
di Vittorio Bonanni
Intervista ad Ascanio Celestini, scrittore e autore teatrale
E’ stata definita la Woodstock romana, quella che ieri si è tenuta a Roma, presso l’Università La Sapienza. Daniele Silvestri, i Tetes de Bois, Dario Vergassola, Ulderico Pesce, Andrea Rivera, Simone Cristicchi, tanto per citarne alcuni, hanno voluto mobilitarsi a fianco de l’Onda per chiedere, al termine di due settimane di manifestazioni e occupazioni, l’abrogazione dei nuovi decreti Gelmini. Oltre ai numerosi musicisti anche autori di teatro hanno voluto dare la propria impronta alla serata. Antonio Rezza, Flavia Mastrella, Moni Ovadia e Ascanio Celestini hanno infatti offerto dei contributi video ad uno spettacolo il cui incasso andrà all’autofinanziamento della mobilitazione e per sostenere l’organizzazione della serata. Abbiamo chiesto proprio all’autore di Radio clandestina e Scemo di guerra una prima valutazione sulla inaspettata mobilitazione di migliaia di giovani contro le decisioni del governo e della ministra Gelmini.
Ascanio, abbiamo sbagliato a considerare poco politicizzata questa generazione di giovane studenti?
Non credo proprio che questi giovani siano meno politicizzati degli altri. Anzi rispetto agli anni ’80 e ’90, decisamente negativi da questo punto di vista, credo ci sia stato un bel salto di qualità. Voglio inoltre aggiungere che recentemente ci sono state altre esperienze giovanili significative come i comitati no-tav o quello contro l’ampliamento della base militare Usa a Vicenza. E non credo neanche che tutto sia direttamente legato all’arrivo della destra al governo, perché alcune di queste esperienze erano già partite durante il governo Prodi. E’ chiaro che le posizioni prese dal governo Berlusconi e dalla sua ministra abbiano dato un’accelerata ma le premesse già c’erano tutte.
Si tratta in ogni caso di un movimento che rivendica una propria autonomia dai partiti di sinistra o centro-sinistra che siano. Possiamo forse definirlo post-novecentesco...
Personalmente credo che gli studenti possano anche essere legati ad un partito piuttosto che ad un altro. Ma è anche vero che sono molti anni che chi fa politica non sta solo nei partiti e magari lavora nell’associazionismo militante, come Emergency per esempio, o Greenpeace, o ancora c’è chi milita nei centri sociali. Tutto questo non fa più parte del patrimonio dei partiti politici o del sindacato, che molto spesso si occupano di certe tematiche soltanto perché qualcuno lo fa personalmente.
Questa mobilitazione è nata per un motivo molto preciso che riguarda la scuola. Riuscirà ad andare oltre?
Non credo che se la Gelmini farà un passo indietro il movimento scomparirà. E in ogni caso non credo che il loro obiettivo sia esclusivamente il ritiro del decreto Gelmini. C’è un problema per molti studenti che riguarda proprio la percezione del futuro, non nel senso di che cosa farò domani ma che cosa sta succedendo oggi. E questo naturalmente prescinde dal problema Gelmini. Per rispondere alla domanda non credo che sarà il movimento ad "andare oltre" le tematiche legate alla scuola, ma le persone che stanno partecipando a questo movimento, che è una cosa diversa.
Più esattamente?
Credo che questo movimento possa trasformarsi in un laboratorio finalizzato anche a fare altro. Per fare un esempio, ho seguito le vicende del collettivo autorganizzato Atesia, del più grande call-center italiano. Adesso quei lavoratori non sono più impegnati all’interno del call-center: c’è chi sta facendo un lavoro in un’altra azienda, chi in una cooperativa, chi ancora ha aperto un bio-ristorante e via dicendo. Questo per dire che i movimenti sono molto spesso non un primo passo verso un coordinamento politico o un partito ma una scuola, soprattutto quando i partecipanti sono molto giovani.
Andrea Rivera, con le sue dichiarazioni favorevoli ad aprire un dialogo con i militanti del Blocco Studentesco, è stato al centro di una polemica con gli studenti che hanno ribadito la necessità di essere antifascisti. Che cosa ne pensi?
Mi sembra superfluo parlare di cose che dovrebbero essere scontate. L’Italia è e resta antifascista. Che poi ci siano nel nostro paese dei fascisti è tutto un altro discorso. Essere fascisti è ancora oggi illegale perché significa non accettare i dettami della Costituzione. Non è il movimento degli studenti ad essere antifascista, è l’Italia ad esserlo, punto e basta. E aprire un dialogo con un movimento che si dichiara fascista equivale ad aprirlo con la mafia o con la camorra.