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Fausto, Iaio: trentun anni fa. Cioè ieri. Cioè oggi

Publie le giovedì 19 marzo 2009 par Open-Publishing

Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci vennero ammazzati in un’imboscata a Milano, in via Mancinelli, dietro il Centro Sociale Leoncavallo, la sera del 18 marzo 1978: sono passati trentun anni, i loro assassini continuano ad essere impuniti, anzi, dati i tempi, ancora più impuniti di prima. Maria Iannucci, la sorella di Lorenzo, un giorno mi ha detto che non si arrenderà mai, sapere la verità le spetta di diritto, costi quel che costi. Danila Tinelli, la mamma di Fausto, ha lottato perchè mai venisse meno la memoria di quell’infamia e mai si spegnesse l’attenzione sul caso.Ed è grazie alla loro ostinazione che noi non ci rassegniamo a seppellire, come hanno fatto giudici e polizia, la loro storia negli armadi della vergogna. Il loro dolore si è trasformato in azione politica, in testimonianza, in rabbia.

Dal volume “…che idea morire di marzo…” in cui sono riportate le poesie, le lettere e i ricordi per Fausto e Iaio, voglio riportare le parole di un ragazzo che si firma Marco.

“Sabato sera, come tanti,

sono andato la concerto, dopo un po’

arriva la notizia, siamo

tutti confusi, andiamo nel posto

dove hanno selvaggiamente ammazzato

Jaio e Fausto…comincia l’ora

più schifosa della mia vita…

non voglio più sentire quelle urla

di disperazione che rompono

un silenzio terrificante…

non voglio più incrociare gli sguardi

dei compagni spezzati da un

muro: un muro di lacrime,

un muro di rabbia, un muro

di impotenza…

non voglio più sentire le voci disperate

delle madri che telefonano in radio

per dire che non se ne può più,

che si preocupano

perchè i loro figli possano

non arrivare vivi stasera

non voglio + dimenticare che quel sangue

sull’asfalto poteva essere il mio,

perchè anche io andavo al concerto

anche io mi ribello a questa schifosa

società, anche io ho i capelli un

po’ lunghi, i jeans sgualciti e

la voglia di essere giovane,

come Jaio e Fausto

Marco

non sono un poeta
sono solo un giovane sconvolto e triste”.

(Ricordo che allora qualcuno scrisse: “I fiori bianchi/ gettati a terra/ si dipingono di rosso/ La strada è bagnata di sangue/ il mio viso di lacrime”).

Quei giorni di trentun anni fa il cuore giovane di Milano rese straziante la mia indignazione.