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Fava: avanti anche da soli, faremo le liste della sinistra
Publie le martedì 29 luglio 2008 par Open-PublishingFava: avanti anche da soli, faremo le liste della sinistra
di Daniela Preziosi
Ecologisti divisi, comunisti alla finestra. Ma c’è la sirena Walter
«No, non saremo ospiti di nessuno. Né del Pd né di Rifondazione. Alle europee i faremo le liste della sinistra. E se Rifondazione vuole andare con la sua falcemartello, peccato, noi le faremo lo stesso». Passata la delusione del primo giorno di congresso - quando Nichi Vendola aveva riservato parole un po’ freddine all’indirizzo della costituente della sinistra - al terzo giorno Claudio Fava, il sedotto e abbandonato leader della sinistra democratica, reagisce e rilancia. Confortato dalle parole di Fausto Bertinotti che - a lui - sono sembrate più cordiali. Fallito l’arcobaleno e fallita l’ipotesi della federazione della sinistra, dice Bertinotti, «chi pensa ad un processo costituente deve dire con chiarezza che tutt’altro è il cammino rispetto a quelli che abbiamo conosciuto, altri sono i protagonisti, diversa la meta anche nell’organizzazione delle forme della politica». Ma per evitare «il rischio di buttare il bambino con l’acqua sporca», conclude, «c’è bisogno di una nuova politica per una nuova società civile, e dobbiamo ripartire dal basso».
La formula non è stringente, ma basta a Fava per leggervi un invito «a fare la costituente dal basso: che è esattamente quello che diciamo noi. La sinistra è già in campo nella società, ed è molto più avanti dei nostri congressi». Per riaggregarla però non si può mancare l’appuntamento delle europee, «primo banco di prova importante. Anzi, io credo che dovremmo andare uniti sin dall’autunno alle elezioni regionali abruzzesi e alle altre amministrative». E se Rifondazione non ci sta, pace: «Faremo comunque le liste della sinistra, una sinistra priva dell’ansia dell’aggettivo. E saranno aperte a tutti quelli che si vogliono mescolare, che non vogliono chiudersi nei recinti».
La delusione di Fava è forte anche perché si era candidato a fare il maestro cerimoniere di questa nuova sinistra unita. Convocando Vendola, Grazia Francescato e se medesimo a discuterne nella festa nazionale di Sd a Bacoli, il 2 agosto. Il dibattito si svolgerà lo stesso, ma con tutt’altro umore. Fava ha anche lanciato quello che doveva essere l’appuntamento organizzativo della costituente, a Roma il 20 settembre. Invitati partiti e associazioni di ogni tipo. Il Prc, che era l’azionista di maggioranza di questa riunione, a questo punto potrebbe essere presente in veste di ’osservatore’.
Non meno delusi da Rifondazione, ci saranno invece i verdi che, dopo essersi dilaniati a congresso, a settembre hanno convocato una conferenza programmatica per decidere, fra l’altro, se andare soli o in compagnia alle europee. Su questo, come su tutto, nel sole che ride ci sono differenze. Anche sostanziali: «Ma non è neanche ipotizzabile che ci presentiamo sotto la loro falcemartello», giura Paolo Cento. «Rifondazione ci pensi bene: se va con il suo simbolo, se sceglie questa strada solitaria, mette un macigno sul percorso della costruzione di una grande sinistra italiana. Ci fa arretrare tutti». Un percorso che per Cento è chiaro, almeno nella direzione: unità della sinistra e di lì accordi con il nuovo centrosinistra. Detta così, Rifondazione non può che stare alla larga, almeno per il momento.
Come sta alla larga il Pdci, che ha appena celebrato un congresso che va in direzione dell’autosufficienza e dell’unità dei comunisti. Il Prc risponde picche? Manuela Palermi, ex senatrice dilibertiana, una che dal Prc è uscita nel ’98, non dispera: «A Chianciano ho sentito forte la nostalgia del comunismo. Quindi capisco che si vogliano presentare sotto la loro falcemartello. Come noi, del resto. Ma sarebbe folle presentarsi con due simboli uguali, senza riunirsi almeno in un patto d’azione». Per accarezzare la prospettiva di un avvicinamento di qualche tipo, Palermi arriva addirittura a augurarsi un Prc senza scissioni, neanche quella della componente dell’Ernesto che in molti danno in uscita verso il Pdci. «Ma no, meglio che restino dentro e lavorino a spostare il partito verso il dialogo con noi», dice.
Nel Pdci sono tutti ottimisti. Anche quelli della minoranza interna, che si auguravano tutt’altro dal congresso del Prc e che per essersi sbilanciati verso Vendola e verso la costituente di sinistra rischiano persino l’espulsione dal partito. Vendola frena? Macché, dicono Luca Robotti e Katia Bellillo. Loro hanno sentito tutt’altro, persino «parole incoraggianti che dicono che c’è la possibilità concreta che la sinistra italiana ritrovi la capacità di ricomporsi su un progetto di riorganizzazione della classe lavoratrice e di alleanze democratiche ampie per battere Berlusconi, le destre, il loro modello culturale».
Insomma, fra quelli che volevano costruire la costituente, non ce n’è uno che la pensi come l’altro. Una situazione in cui potrebbe lucrare il Pd, in continua campagna acquisti da sinistra. «Veramente la situazione è esattamente all’opposto di quella che sembrava fino a un mese fa», dubita Vincenzo Vita, della sinistra interna. «Noi abbiamo fondato l’associazione ’A sinistra’ pensando di fare il ponte fra un Pd strutturato e a una sinistra radicale dialogante». Chissà però, riflette, non tutti i mali vengono per nuocere: «Per l’immediato questa nostra area potrebbe raccogliere gli orfani sballottati di questa frantumazione. Anzi, diciamola così: la nostra associazione ora volge la sua prua verso questi mari». Tradotto: avviso ai naviganti, le liste del Pd sono un sempre un porto sicuro.
su Il Manifesto del 27/07/2008