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Ferrero: Quelli non sono terroristi tenevamo i contatti per favorire la pace
Publie le mercoledì 3 settembre 2008 par Open-PublishingFerrero: Quelli non sono terroristi tenevamo i contatti per favorire la pace
la Repubblica Settembre 1, 2008
E di che ci accusa questo dossier del governo colombiano? Di aver finanziato con 1400 euro, dico 1400, le Farc? Di aver pagato le medicine ad un loro dirigente molto malato? Bene. A questo punto mi autodenuncio anch’io: confesso di aver aiutato degli immigrati clandestini in Italia che avevano un gran bisogno di cure sanitarie».Anche quando faceva il ministro del governo Prodi, segretario Paolo Ferrero?
«E’ capitato anche in quella fase, sì. Gesti minimi di umanità, come se poi è davvero andata così nel caso di Lucas Gualdron, profugo della Colombia».
Però le Farc, secondo l’Onu e la Ue, rappresentano un’organizzazione terroristica.
«In quella lista nera entrarono “grazie” agli imput degli Stati Uniti, sull’onda del 1 settembre, che hanno portato poi alla guerra in Afghanistan e in Iraq. Una linea che non mi pare esattamente vincente. Quella lista nera noi l’abbiamo sempre contestata».
Le Farc non sono dei terroristi?
«Non lo sono in relazione alla situazione concreta, e drammatica, del loro paese. Dove, per dirne una, imperversano gli squadroni della morte, con i quali il governo colombiano ha molti punti di contatto. Una situazione simile a quella del Pkk, e infatti anche per il partito di Ocalan abbiamo sempre contestato quell’etichetta terrorista . Si tratta di organizzazioni guerrigliere».
Torniamo alle mail. Il dubbio è che il Prc abbia stretto con le Farc non tanto relazioni politiche quanto un patto di collaborazione.
«Solo rapporti politici, stretti all’epoca del processo di pace ma andati avanti anche quando quel cammino si è interrotto. Una scelta che rivendico in toto. O ci mettevamo anche noi sull’attenti, a guardare passivamente prevalere la logica della guerra, oppure ci davamo da fare per riannodare i fili del dialogo. E questo abbiamo fatto. E Ramon Mantovani, nostro deputato nella Commissione Esteri, ne ha sempre puntualmente informato il presidente della Camera. Casini prima, Bertinotti poi».
Il governo colombiano la pensa diversamente. a protestato con quello italiano per certe trattative non autorizzate da parte di Rifondazione.
«Risponderà il governo italiano. Ma non abbiamo mai condotto alcuna trattativa con le Farc. Del resto, abbiamo sempre pubblicamente condannato i sequestri compiuti dai guerriglieri, a cominciare da quello della Betancourt. C’è qualcuno che pensa davvero che Rifondazione vuol fare politica con i rapimenti? Ma per favore. Io, poi, sono pure di religione valdese».
Non sarebbe stato il caso, allora, con la Betancourt nelle loro mani, di chiudere i contatti con le Farc?
«Non si chiudono i processi che puntano alla pace. Vorrebbe dire darla vinta allo scontro, alle armi. Anche nell’interesse stesso degli ostaggi».
Insomma, nè con il governo colombiano né con le Farc?
«Non siamo in Colombia, ma quel paese vive in condizioni molto pesanti. Le Farc non rappresentano un epifenomeno, ma una cosa seria. E il governo ha molti aspetti antidemocratici, coinvolto nel narcotraffico, La Colombia ha il record di omicidi di sindacalisti».