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Ferrero: «Ricostruire dal basso una vera opposizione sociale»

Publie le mercoledì 17 settembre 2008 par Open-Publishing

Ferrero: «Ricostruire dal basso una vera opposizione sociale»

di Checchino Antonini

«Durezza» della sconfitta elettorale e «complessità» della «necessaria discussione interna» hanno acuito l’«urgenza di riprendere l’iniziativa politica», spiegava domenica scorsa, Roberta Fantozzi, introducendo l’assemblea nazionale di Rifondazione comunista, prima uscita pubblica ufficiale della nuova segreteria.

Il teatro romano - lo stesso dove si manifestò la prima volta il Prc, allora movimento, nel maggio ’91 - è tornato a riempirsi di attivisti e lavoratori per il lancio della campagna d’autunno. Prima verifica sarà il corteo unitario del prossimo 11 ottobre cui si arriverà dopo scadenze indette dai movimenti dei consumatori (18 settembre), della Cgil incalzata dalla sinistra interna (27 settembre), dei migranti (4 ottobre) e che sarà seguita una settimana dopo, il 17 ottobre, dallo sciopero indetto dal sindacalismo di base. «In questo senso, l’11 sarà una manifestazione di manifestazioni - ha spiegato Fantozzi - appena riconfermata in segreteria e in attesa di incarico da parte della direzione nazionale del Prc - nessuna contrapposizione con lo sciopero dei sindacati autorganizzati». «Massimo di sintesi e di sinergia - confermerà, al termine degli interventi Paolo Ferrero, dopo una mattinata intensa passata a prendere appunti.

Invisibili per la grande stampa («sembra di essere tornati al ’98», ironizza Claudio Grassi, anche lui entrato in segreteria) sono stati un migliaio i partecipanti all’appuntamento. Dopo la relazione di Roberta Fantozzi ha preso la parola - ed emblematicamente è restato alla presidenza con Grassi, Ferrero e la stessa Fantozzi - il segretario del circolo Prc dell’Alitalia, Marco Trasciani, per spiegare la drammatica sperimentazione del modello di relazioni industriali che sta avvenendo sulla pelle dei lavoratori dell’ex compagnia di bandiera. Un progetto che ha radici nell’Europa liberista, come denuncerà Roberto Musacchio, capogruppo Prc a Strasburgo, dando conto dell’opposizione alle direttive regressive su orari di lavoro e lavoro migrante.

Della stessa debolezza dell’Alitalia e della medesima invisibilità dei lavoratori parlerà la gran parte degli interventi. Da Dante De Angelis, delegato alla sicurezza licenziato da Trenitalia per aver fatto il suo dovere, a Maria Cristina Rossi, maestra precaria; da Antonio Santorelli, licenziato politico della Fiat di Pomigliano, fino al rappresentante degli operatori sociosanitari giunti in massa da Napoli. Solitudine anche delle comunità resistenti, come avrebbero spiegato Nicoletta Dosio - No Tav valsusina - e Claudia Rancati, vicentina No Dal Molin.

A intercalare il loro racconto, la presa di parola di esponenti del sindacato e dell’associazionismo, delle istituzioni: Nicolosi di Lavoro/società, la sinistra della Cgil; Claudio Sabbadini dell’Sdl, che sarà in piazza l’11 ottobre, Cavinato dell’associazione Consumatori e utenti; ex parlamentari come l’ex magistrato Peppino Di Lello, Mercedes Frias, argentina di Firenze; la coordinatrice dei Giovani comunisti, Elisabetta Piccolotti; poi Andrea Alzetta, per tutti Tarzan, consigliere comunale a Roma; i neo-iscritti (ma da tempo vicini a Rifondazione) Lidia Menapace, intervenuta sulla laicità; Anita Sonego dell’Università delle donne di Milano, e Dino Greco, ex segretaro della Camera del lavoro di Brescia; Ciro Pesacane del Forum ambientalista che chiede al Prc di stare «più con i comitati e meno con Bassolino».

Prima di lui anche la valsusina aveva chiesto di «uscire dalle stanze segrete» mentre Sonego suggeriva di «costruire progetti di vita liberata». Voce da un territorio violentato anche quella di Matteo Iannitti, segretario del circolo catanese che ha tesserato quel giovane sottratto alla madre proprio perché comunista. L’età media, in platea, non è altissima, e la composizione è varia, sia da un punto di vista sociale che da quello politico. Le anime del partito sono tutte presenti. L’assenza di nomi di spicco della minoranza fa pensare a strascichi del congresso di Chianciano ma i toni di tutti gli interventi saranno unitari.

Il filo che lega le esperienze rappresentate dal palco - secondo Ferrero che svilupperà tutti i temi accennati da Fantozzi in apertura - è la «percezione della solitudine». Il nuovo segretario di Rifondazione sa bene che non è un dato inedito. La vera novità non è Berlusconi al governo: «E’ che, per la prima volta non c’è un’opposizione degna di questo nome». I dipietristi, per Ferrero, sono portatori di un «antiberlusconismo giustizialista», muti sulla questione sociale e disponibili a un accordo sulle grandi opere. Dal Pd arriva solo quella che definisce un’«opposizione emendativa» grazie alla «totale sintonia» di quel partito con la Confindustria.

La mancanza di un’«opposizione complessiva» si verifica nel punto di accumulo di almeno 25 anni di controriforme. Così, segnala Ferrero, in Italia c’è il maggior crollo del potere d’acquisto, «un impoverimento di massa vissuto come un fatto individuale, non come n problema politico. Per questo la gente ha paura». Il disegno delle destre è organico: smontare il contratto nazionale, mutare la natura del sindacato, smantellare welfare e scuola pubblica, trasferire ricchezza verso l’alto con grandi opere, nucleare, federalismo. «Patriarcato, razzismo, sessismo - in questo quadro - sono tutt’altro che residui, sono modalità di gestione del consenso in sintonia con la paura».

In questo quadro, Rifondazione dovrà ripartire «dal basso, connettere il «sogno e il conflitto concreto» senza i quali «una società che ha paura non può far altro che chiedere "per favore alla politica"». E il Pd? «L’autonomia dal partito democratico è condizione necessaria ma non sufficiente - dirà Ferrero - è inutile tirargli la giacchetta. Nessun settarsimo: il dialogo diventerà possibile se riusciremo a costruire un’opposizione di sinistra non se chiediamo a Veltroni di cambiare idea». Massimo di unità, «ognuno con la propria identità».

Ferrero insiste: «La nostra presenza va ricostruita sull’utilità sociale». Vuol dire che c’è da tessere un filo tra le vertenze e crearne di nuove. Organizzarsi significa «non lasciare la gente da sola». Si comincia immediatamente, contro il carovita, ad esempio, e contro la legge truffa per le europee: «un tentato omicidio ai danni del Prc».