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Ferrero riparte dal Sud di Vendola

Publie le giovedì 31 luglio 2008 par Open-Publishing

Ferrero riparte dal Sud di Vendola

di Marzia Bonacci

Ferrero riparte dal Sud di Vendola Politica La prima iniziativa pubblica da segretario avrà come teatro l’Ilva di Taranto, storica fabbrica pugliese. Una scelta non casuale che vuole testimoniare la svolta a sinistra che l’ex ministro intende dare al Prc, ma anche la riconquista di quel Sud da sempre roccaforte vendoliana. Continua la polemica interna, mentre Sd rilancia la costituente

E’ una scelta sicuramente simbolica che vuole testimoniare con un’iniziativa, la prima, qual è il senso della svolta che il partito ha preso con il congresso di Chianciano. C’è quindi continuità tra quanto ha dichiarato prima e dopo essere divenuto segretario e la decisione di debuttare davanti alla portineria D dell’Ilva di Taranto, in quella terra tradizionalmente considerata, nella spartizione geografica del partito, roccaforte di Nichi Vendola e della sua componente. Paolo Ferrero domani, alle ore 14.00, sarà davanti ai cancelli della storica fabbrica pugliese per la sua prima uscita pubblica da comandante in capo di Rc. Per poi partecipare all’inziativa "Ripartiamo da Rifondazione comunista per una grande sinistra di alternativa e di popolo", organizzata nel pomeriggio presso la provincia della città. La scelta ha anche il sapore della riconquista, mirando forse a ristabilire un legame con una porzione sociale e geografica, il Sud, in cui l’area ferrariana non è sicuramente protagonista, come testimoniato dai voti dei congressi dei circoli nella fase pre Chianciano.

Qui, nel Mezzogiorno, Vendola è infatti il referente comunista principale. Ma il neosegretario evidentemente ci tiene a sanare una ferita che si è allargata con l’assise della scorsa settimana, quando lo stesso governatore della Puglia l’ ha accusato non troppo indirettamente di essere il responsabile di una deriva "leghista" del partito. Il tesseramento gonfiato di cui la mozione due si sarebbe macchiata secondo i ferrariani, avrebbe contribuito a creare, a detta di Vendola, un atteggiamento di discredito e di razzismo verso compagni e compagne meridionali. A questo l’ex ministro valdese vuole rispondere con un segnale materiale, pubblico, tangibile. Una inziativa, quella di domani, che ha quindi il chiaro intento di "sancire la svolta ’in basso a sinistra’ decisa al VII congresso del Prc" caratterizzandola da subito "come una ripartenza dalle fabbriche e dai luoghi di lavoro, luoghi simbolici della sofferenza operaia, della precarietà lavorativa ed anche esistenziale dei lavoratori e dell’insicurezza elevata a sistema", fa sapere con una nota la nuova maggioranza del partito.

In attesa dell’appuntamento all’Ilva, è continuata la polemica interna a colpi di interviste e dichiarazioni. Sul Riformista, oggi, Vendola ha accusato il nuovo leader di avere assorbito una "identità extraparlamentare". Mentre lo stesso, questa volta su Il manifesto, cercava di difendersi dall’accusa che la svolta di Chianciano potesse comportare la fine del partito, che sicuramente da un certo punto di vista appare morto, almeno per come è stato costruito e inteso in questi ultimi dodici anni di gestione bertinottiana. Del resto ha ammesso lo stesso Ferrero: "le cose che abbiamo deciso come linea politica sono la chiusura di una parentesi catastrofica, quella del governo con la sinistra moderata che si è dimostrata impermeabile alle istanze sociali". Ferrero ha poi risposto anche all’accusa di minoritarismo, che i vendoliani gli rimproverano in merito alla formazione di una coalizione di soggetti che singolarmente erano piccole realtà e che non avrebbero avuto, da soli, i numeri per conquistare la ledaership interna. "Una caricatura", l’ha definita, perchè "tutti i commenti vanno nella stessa direzione: un accordicchio di potere che mischia tutto, tardo stalinista... E’ quasi ridicolo".

Quanto ai rapporti con il Pd, secondo l’ex ministro quel partito "dice cose di liberismo temperato che non risolvono nessuno dei problemi. Il ruolo storico della sinistra è la ricostruzione del conflitto, della vertenzialità, del mutualismo". Intervendo nel pomeriggio a Ecoradio ha poi specificato come le promesse democratiche non lo convincano affatto, ma come sia disposto a metter in campo comunque una forma di collaborazione. "Il Pd parla di un autunno caldo, io direi, piuttosto, autunno tiepido visto l’abbraccio di Veltroni a Berlusconi subito dopo la sua vittoria". "Se il Pd farà opposizione seriamente al Governo -ha aggiunto- noi saremo collaborativi. Però Veltroni deve aprirsi ad un altro tipo di politica. Il problema non è ideologico ma è puramente pratico". Per quanto riguarda il futuro della formazione, Ferrero ha rilanciato la proposta di una gestione unitaria: "ho proposto un incontro per decidere insieme la nuova classe dirigente che dovrà essere composta da esponenti di entrambe le mozioni. Spero che l’elemento di dialogo porti ai compagni della mozione Vendola ad abbassare le barriere ed i toni". Per ora, i compagni della mozione Vendola hanno fatto sapere di voler respingere al mittente l’offerta, continuando a scegliere la strada dell’autoesclusione dalla segreteria.

Vendola dal canto suo non arretra sul tema delle alleanze e di un nuovo centrosinistra. "Col Pd si deve parlare: con Bersani, con Veltroni", perchè‚ "dire ’mai al governo’ è una formula simmetrica a quella di tanti pseudoriformisti che dicono ’mai all’opposizione’. Come se l’una e l’altra fossero scelte di fede e non politiche". Il presidente della giunta regionale pugliese alla domanda se Ferrero rappresentasse, con la sua maggioranza, la vittoria di una politica concepita in senso extraparlamentare ha risposto: "essere extraparlamentari è un dato di fatto, visto che non siamo in Parlamento. Ma assorbire l’identità extraparlamentare è un altro fatto. Come se le istituzioni fossero solo terreno di degrado e non di lotta". Per i vendoliani infatti il segretario e i suoi si contraddistinguono per un atteggiamento antigovernista che non solo non ha senso, ma appare anche improduttivo.

L’elezione di Ferrero non preoccupa solo la componente che fa capo al governatore pugliese, ma anche le restanti formazioni della sinistra. In primis Sd, che sperava che la designazione di Vendola a guida del partito potesse dare slancio al legame fra le due soggettività politiche per la ripresa del percorso unitario. Non è un caso, dunque, se il movimento di Claudio Fava ha scelto oggi di pubblicare su L’Unità, il Manifesto e il Riformista un appello dal titolo eloquente: "C’è una sinistra". Mezza pagina in cui si afferma a chiare lettere che "la Costituente di sinistra non subirà alcuna moratoria: è già in campo, e ci impegneremo perchè possa confrontarsi con gli elettori già a partire dalle amministrative e dalle europee del prossimo anno". Un monito a chi, dentro Rifondazione ma anche nelle organizzazioni e nella società civile, ancora crede nel progetto e non intende farsi schiacciare dalla disillusione che si è avuta anche con la svolta di Chianciano.

Che il filo si stia ricostruendo è evidente, inoltre, dal fatto che Sd ha già in programma una uscita pubblica a settembre su questi temi, e alla sua festa nazionale, in questi giorni a Bacoli, il coordinatore dialogherà con Vendola e la verde Grazia Francescato.

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