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Fiaccolata per Paolo Seganti

Publie le mercoledì 20 luglio 2005 par Open-Publishing

Nell’ora del dolore

E’ come un’enorme ombra nera che, inattesa, ci sovrasta e ci attanaglia. Immenso, assordante e incomprensibile, il dolore. Questo, ancora più inspiegabile.

Perché, qualcuno, per la propria sessualità, identità di genere, per i propri desideri, debba morire ammazzato?

Alla fiaccolata per Paolo Seganti, 35 anni, ucciso a Roma l’11 luglio scorso, circa un migliaio di persone si sono ritrovate a piazza San Marco; un fiume di fiammelle che è risalito fino a piazza del Campidoglio, dove alcuni amici gli hanno voluto dedicare una delle sue canzoni preferite, “Almeno tu nell’universo”, di Mia Martini.

Presenti anche tutte le associazioni e i gruppi del Movimento gay, lesbico e transessuale della capitale e di altre città, l’assessore comunale alle pari opportunità Mariella Gramaglia.

Protagonista, insieme al dolore e come di consueto, l’assenza di tutte quelle altre figure istituzionali cittadine che, invece, dovrebbero forse più di tutti riflettere, interrogarsi e preoccuparsi per tali atrocità. Molto poco condivisibili, quindi, i ringraziamenti del presidente dell’arcigay di Roma al sindaco Veltroni, per aver autorizzato la fiaccolata. Bontà sua.

Il giovane, barbaramente assassinato con percosse e decine di coltellate , faceva parte di una comunità omosessuale di fede cattolica, “La sorgente”.

Tutti, da oltre una settimana, ancora una volta, siamo di nuovo alle prese con tristissimi, rituali interrogativi.

Un amico di Paolo, Vincenzo, nel suo breve intervento racconta di lui ; prova a dare e a darsi una mera spiegazione della ragione di tutto questo, “ in un mondo dove scorre più sangue che acqua”.

Meno obbiettivi suonano però, gli interventi di un altro ragazzo della comunità “La sorgente”, e quello del presidente di Gayleft Vanni Piccolo, quando, se le considerazioni del primo, di natura religiosa e spirituale, sulla vittima e sui fatti, impongono il massimo rispetto, lasciano invece piuttosto sconcertati quelle del secondo, che riassume e indica come unico e valido strumento contro la violenza omicida omofoba, la speranza.
Indiscutibile che ce ne sia un assoluto bisogno. Ma questa speranza, di non essere uccisi o pestati, di poter vivere, un giorno, senza asfissianti frustrazioni e limitazioni sociali e costituzionali, viaggia sulla stessa corsia di un percorso politico , attraverso il rinsaldarsi del Movimento omosessuale e transessuale italiano, che, oltre le proprie differenze interne, deve porsi un solo, deciso obiettivo : la liberazione delle persone gay, lesbiche e transessuali, in tutti i suoi aspetti, ridiventando così un punto di riferimento .

D’altro canto, è ovvio, per replicare a Piccolo, il quale approvava la non visibilità di simboli politici e ideologici di appartenenza alla fiaccolata, che nessuno, in quel preciso momento, avesse voglia di portare altro di diverso dalle fiaccole e dai fazzoletti per asciugarsi le lacrime.

Insieme ai tanti, soliti e pesantissimi perché ; di chi, non ha un Signore a cui chiederli, nel quale ricercare risposte e pacificazione, e che preferisce, piuttosto, domandare i seriali perché ai tanti legionari, interpreti ed esportatori della presunta volontà , di questo Signore ; di chi si chiede, perché , di una tale ,spaventosa ignoranza e grettezza ? Perché , di un tal ministro Calderoni, di come possa, costui, essere nientemeno che un ministro, e come lui, troppi altri ? Perché, se sono passati sessant’anni, la voce dei fascisti si fa ancora sentire? Se siamo nel 2005 e il Medioevo é Storia, perché proliferano inquisizioni e roghi?

Perché una madre, un giorno, il più tremendo della sua vita, deve raccontare , davanti a centinaia di sconosciuti, del proprio figlio accoltellato?

Perché , Paolo, non deve essere più qui ?

Andrea Falconetti, Gayroma.it