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Forse fa davvero freddo nelle aule delle scuole comasche...

Publie le giovedì 13 ottobre 2005 par Open-Publishing

O forse la temperatura è veramente nella norma. Tuttavia, se anche i Comuni hanno anticipato l’autorizzazione ad accendere i riscaldamenti, qualche motivo fondato ci sarà.

L’Assessore provinciale Cinquesanti si rifiuta di accendere i riscaldamenti nelle scuole superiori, sostenendo che lui, amministratore diligente, deve gestire al meglio i soldi pubblici. Eppure, ci risulta che negli edifici dell’Amministrazione provinciale i riscaldamenti siano già accesi da qualche giorno. Di questo fatto chiediamo spiegazioni all’Assessore, chiediamo perché se si accendono i caloriferi in anticipo nelle scuole viene considerato uno spreco, mentre non lo è se si accendono negli edifici dell’Amministrazione provinciale.

In realtà, come ogni anno scolastico, il dato di fatto è che ci troviamo di fronte a strutture scolastiche carenti, con inefficienze e limitazioni diffuse: aule insufficienti, impianti di riscaldamento che non partono o partono in ritardo, palestre con spogliatoi fatiscenti, norme di sicurezza vagamente rispettate.

Le istituzioni non considerano gli studenti come cittadini con diritti da tutelare, ma come scomodi utenti, per di più scansafatiche.

Aggiungiamo poi il progetto revisionista e reazionario della Moratti che vuole ritornare al concetto di scuola, o meglio istruzione, come privilegio per pochi: selezionare gli studenti in base al reddito della famiglia da cui provengono. Progetto che disegna la scuola non più come un diritto della persona, ma come un servizio a domanda individuale, che viene organizzata sul modello aziendale.

Quello che il governo persegue è infatti l’addestramento dei giovani, la preparazione della futura massa di lavoratori flessibili e dunque precari, la totale subordinazione del mondo della scuola alla produzione e all’economia. Si delinea un’istruzione mercificata, asservita cioè alle esigenze del mercato.

A fronte di questa degradante situazione, ribellarsi e protestare è il minimo necessario. Ribellarsi per il diritto ad avere scuole pubbliche con strutture dignitose, senza carenze o malfunzionamenti. Ribellarsi per avere libri e trasporti gratuiti e non, invece, salassi mensili per le famiglie già duramente colpite da bassi salari e condizioni economiche pessime.

Invitiamo i presidi che minacciano sospensioni a non praticare il muro contro muro, ma ad usare il buonsenso e la ragionevolezza, perché la scuola deve essere uno spazio di partecipazione collettiva e di formazione del futuro cittadino adulto. E’ quindi necessario rilanciare una vera condivisione al governo della scuola, valorizzando sia luoghi formali che quelli informali di partecipazione degli studenti.

La democrazia all’interno degli istituti scolastici deve essere un processo di reale autogestione delle scuole da parte di tutte le componenti che la vivono, e non un modello aziendale dove il padrone comanda e i dipendenti eseguono in silenzio.

Giovani Comuniste/i

Coordinamento provinciale di Como

www.giovanicomunisticomo.org