Home > Fumi tossici, un’altra strage
di Alfredo Marsala
su Il Manifesto del 12/06/2008
Quattro erano dipendenti comunali, gli altri due di un’azienda privata
Come Molfetta. Sono trascorsi solo tre mesi dalla strage bianca in Puglia e anche in Sicilia altre sei famiglie piangono i propri morti sul lavoro. In sei sono deceduti dentro un locale dell’impianto di depurazione del comune di Mineo, in provincia di Catania. A ucciderli probabilmente sono state le sostanze tossiche prodotte dai fanghi, che hanno saturato l’aria. C’è però chi non esclude l’ipotesi di una scarica elettrica. I corpi dei sei lavoratori sono stati rinvenuti uno sopra l’altro, come se ognuno di loro avesse cercato di salvare il collega, senza farcela. Le vittime sono due operai specializzati di Ragusa, Salvatore Tumino di 47 anni e Salvatore Smecca di 51, e quattro dipendenti del comune, Giuseppe Zaccaria di 47 anni, Giovanni Natale Sofia di 37 anni, Giuseppe Palermo di 57 e Salvatore Pulici di 37.
I cadaveri sono stati scoperti da un dipendente comunale che ieri pomeriggio, intorno alle 16, si è recato nell’impianto, a circa quattro chilometri dal centro abitato. Non vedendo tornare i propri congiunti per l’ora di pranzo, infatti alcuni familiari, preoccupati, si sono recati in municipio per avere notizie. Dopo aver dato l’allarme l’impiegato comunale s’è sentito male per lo choc. «Sono morti abbracciati uno con l’altro, quasi certamente nel tentativo di salvarsi a vicenda, un atto di generosità che purtroppo non è servito a nulla», dice Don Mine’ Valdini, parroco della chiesa di Sant’Agrippino, tra i pochi a vedere i cadaveri poco dopo il ritrovamento. Per recuperare i corpi è intervenuta una squadra speciale dei sommozzatori dei vigili del fuoco, che si sono calati nella vasca con bombole di ossigeno.
Secondo le prime ricostruzioni, i due operai, Salvatore Tumino e Salvatore Smecca, si sarebbero calati nella vasca con una scala in alluminio, così come facevano ogni mercoledì e sono entrati con un tubo, che immette acqua ad alta pressione, in un locale attiguo per ripulire il filtro dai fanghi di depurazione che poi sarebbero stati caricati su un camion, trovato fuori dall’impianto. A quel punto, per motivi su cui sta indagando la procura di Caltagirone, i due si sarebbero sentiti male e i quattro dipendenti comunali, tra cui il custode e l’addetto alla sicurezza, sarebbero intervenuti, calandosi nella vasca uno dietro l’altro ma senza avere indumenti di protezione.
«Li abbiamo trovati uno accanto all’altro, alcuni bocconi e altri a faccia in aria in fondo alla vasca, coperti da un sottile strato di fango - dice Salvatore Spanò, comandante dei vigili del fuoco di Catania - Quasi certamente hanno tentato di salvarsi prima di rimanere intrappolati dentro quella ’camera della morte’. Stiamo facendo tutti i rilievi necessari, con l’ausilio del nostro nucleo specializzato in interventi chimici e batteriologici, per trovare una spiegazione a questa tragedia».
Spanò aggiunge un elemento che se confermato potrebbe configurare reati penali a carico della ditta ragusana alla quale il comune aveva affidato la manutenzione del depuratore: nessuno dei sei lavoratori aveva protezioni alle vie aeree.
Giuseppe Zaccaria, una delle sei vittime, era rientrato ieri dalle ferie appositamente per i lavori che si dovevano svolgere nel depuratore. Zaccaria era il responsabile della sicurezza della struttura. Dopo avere appreso la notizia, i familiari delle vittime si sono recati nell’impianto, trasformato in un luogo di dolore e commozione. «Voglio vedere Giovanni, e fatemi vedere subito mio figlio, non ci posso credere...» ha urlato la madre di Natale Giovanni Sofia. La donna, sostenuta da due familiari, ha cercato di varcare il cancello, controllato da carabinieri e vigili urbani, ma inutilmente.
Sulla stradina che si inerpica verso Mineo, tra rovi e fichi d’india selvatici e piccole strade sterrate il dolore dei familiari delle vittime è stato evidente ma sommesso, quasi controllato. Tutti si sono abbracciati cercando di darsi inutilmente conforto e sostegno. La moglie di una delle vittime, giovanissima, ha urlato: «Perché proprio a me, mio Dio non è possibile».
«Sulla sicurezza del lavoro - ha gridato un altro familiare - nulla è imprevedibile, anche in questo caso evidentemente». Il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, ha proclamato una giornata di lutto per dare «un segno immediato dell’adesione di tutti i siciliani allo strazio delle famiglie dei sei lavoratori morti». Al centralino del municipio una donna risponde in lacrime: «Erano bravissimi colleghi». Il sindaco Giuseppe Castania, è affranto: «C’è troppo dolore, le vittime le conoscevamo tutti e il paese è sconvolto. Non so cosa fare ma credo che si devono annullare le elezioni amministrative, non so chi potrà andare a votare domenica».