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Fuochi d’artificio nel Cie di via Mattei

Publie le venerdì 15 maggio 2009 par Open-Publishing

La foto (che non riesco a inserire qui, ma che potete vedere in Marginalia), scattata ieri sera durante il presidio itinerante che ha portato un determinato gruppo di attivist* fin sotto le mura del Cie di via Mattei a Bologna, non è sicuramente una delle mie migliori. Anzi è bruttissima. Ma i Centri di identificazione ed espulsione non sono dei bei posti, neanche da fotografare. Non è un bel posto il Cie di Lampedusa dove al grido di Basta spaghetti, basta Guantanamo e Libertà! Libertà! Libertà!, sono cominciate le rivolte dei/delle migranti reclus* quest’anno. Non è un bel posto neanche il Cie di Torino dove nel maggio scorso morì Hassan Nejl , ne il Cie di via Corelli a Milano. E non è un bel posto il Cie di via Galeria a Roma dove la settimana scorsa si è impiccata Mabruka e dove le sue compagne hanno cominciato uno sciopero della fame. E non è un bel posto il Cie di via Mattei. Lo sanno bene i/le detenut*. Lo sa bene Raja pestata a sangue, lo sanno bene Benrib e Gasmi, il primo ha ingerito una grossa quantità di lamette, l’altro si è tagliato tutto il corpo, atti estremi di autolesionismo e protesta. Non possiamo vederli ma dentro ci sono, possiamo sentirli, mentre rispondono alle nostre urla (Libertà per tutti, libertà per tutte) battendo sulle sbarre, urlando, chiedendo di ripetere un numero di telefono dove poter chiamare. Ancora una volta, a sera, fuochi d’artificio illuminano il cielo di fronte al Cie, a segnare la vicinanza tra i/le reclus* dentro e i/le solidali fuori. E la volontà (necessità) di lottare insieme.
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