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Fuori i compagni dalle galere

Publie le mercoledì 21 febbraio 2007 par Open-Publishing

"’Libertà per i compagni dai vostri compagni di lotta’: è quanto dice uno degli striscioni mostrati al corteo di protesta contro la base di Vicenza. Subito dietro uno striscione firmato dal centro sociale Gramigna recita ’Siamo comunisti non terroristi. Il vero terrorismo è costruire basi di guerra’. Lungo il percorso della sfilata colorata e piena di musica, si trovano alcune scritte sui muri di ’solidarietà ai compagni in prigione. ’Fuori i compagni dalle galere, dentro la Digos e le camicie nere’: è uno degli slogan con cui il centro sociale Gramigna accompagna i suoi striscioni di solidarietà agli arrestati per terrorismo negli ultimi giorni e di protesta contro l’allargamento della base di Vicenza. Già in passato il centro ha espresso la sua solidarietà per gli arresti che in un comunicato ha definito ’azioni sbirresche degne di uno stato fascista’..." (Ansa, 17 febbraio 2007).

"Un sit-in simbolico e permanente sarà effettuato dai parlamentari dell’Ulivo davanti al carcere di Cosenza in attesa della scarcerazione di Franco Pacenza, il capogruppo dei Ds alla Regione arrestato per concussione mercoledì scorso dalla guardia di finanza. Ad annunciarlo sono stati alcuni parlamentari che stamani sono stati in visita nel carcere cosentino ed hanno incontrato Pacenza. ’La delegazione parlamentare dell’Ulivo, d’intesa con i partiti - hanno sostenuto all’uscita dal carcere - ha deciso di tenere un sit-in simbolico permanente davanti al cancello delle carceri di Cosenza in attesa della scarcerazione di Franco Pacenza. Il provvedimento adottato appare, allo stato delle conoscenze, abnorme e sproporzionato. La Calabria ed i calabresi sono vittime di chi approfitta delle risorse destinate allo sviluppo per fini prova. Solo notizie certe sulla data dell’interrogatorio di Pacenza potrebbero indurci a rimuovere il sit-in’. Della delegazione hanno fatto parte i parlamentari Marilina Intrieri, Franco Amendola, Franco Laratta, Nuccio Iovene, Franco Bruno, Pietro Fuda ed Ennio Morrone" (Ansa, 18 agosto 2006).

"Silvio Berlusconi si trincera dietro un ’no comment’ alla notizia che Cesare Previti è in carcere. Ma il centrodestra fa quadrato attorno all’ex ministro della Difesa attaccando a testa bassa i giudici, dal primo grado fino alla Cassazione, definendo la decisione che ha portato Previti a Rebibbia ’ingiustà e ’politica’. E c’è chi, come l’ex Guardasigilli, il leghista Roberto Castelli, vede un legame tra la carcerazione del deputato azzurro e il cambio di maggioranza annunciando che ormai ’siamo al regime rosso’. Il primo a aprire il fuoco di fila contro i magistrati è Antonio Tajani. ’Previti - afferma di prima mattina - è stato condannato, prima del processo, per motivi politici. E’ rimasta in piedi solo l’accusa per Previti, colpevole, in realtà, di essere divenuto per quattro volte parlamentare di Forza Italia grazie al consenso degli elettori’. Per Isabella Bertolini, ’quella di Cesare Previti è una sentenza politica, ingiusta e priva di fondamento. In Italia si può essere condannati anche senza un motivo. Con questo verdetto scandaloso si è intonato il De profundis della giustizia italiana’. Diversi i toni all’interno di Alleanza Nazionale. Definitivo Enzo Fragalà, secondo cui ’giustizia è sfatta. L’attacco politico-giudiziario della sinistra contro chi ha osato dare voce alla maggioranza degli italiani sicuramente anticomunisti condanna Cesare Previti al carcere così come si faceva nella Russia sovietica di Stalin, di Vishinskij e di Togliatti’. Più sfumato il giudizio di Ignazio La Russa, appena confermato capogruppo alla Camera, che prima loda la decisione di Previti di essersi dimesso dalla Camera e poi definisce la sentenza ’legittima ma criticabile, profondamente ingiusta’. Molte le telefonate di solidarietà a Previti prima di entrare in cella, tra cui quella di Enrico La Loggia. Più tardi anche la visita dell’ex presidente del Senato, Marcello Pera. ’Ho espresso la mia solidarietà ad un vecchio amico - ha detto Pera lasciando il carcere - che ha passato più di dieci anni di calvario e che ha subito una gogna mediatica che non ha precedenti, come se fosse un mostro da dare in pasto all’opinione pubblica’. Ma l’intervento più duro viene dal Guardasigilli uscente, Roberto Castelli: ’Questa sentenza - osserva l’esponente del Carroccio - non aggiunge nulla al regime rosso che ormai si sta prefigurando in maniera assolutamente chiara. Credo che sia l’inizio di una dittatura di sinistra che prescinda da questa sentenza’" (Ansa, 5 maggio 2006).

"Ho sempre pensato che di fronte alla giustizia usata politicamente bisogna arrivare a gesti di ribellione profonda. Ma capisco che a settant’anni. Ieri si è consumata una cosa vergognosa, perché si tratta di una sentenza ingiusta basata non su prove, ma su un teorema. E la cosa peggiore è che arriva dopo che per 10 anni un uomo è stato fatto a pezzi con metodi che ben conosco. Gli stessi usati anche per Bettino Craxi, ingiustizia politica affiancata da ingiustizia mediatica. Ho sempre pensato che di fronte alla giustizia usata politicamente bisogna arrivare a gesti di ribellione profonda" (Stefania Craxi, deputato FI, Ansa, 6 maggio 2006).

"Un telegramma del presidente del Consiglio uscente, Silvio Berlusconi, sarebbe stato recapitato stamane in carcere a Cesare Previti. ’Ci vediamo martedì a casa’: questo - secondo quanto si è appreso - il contenuto del messaggio che Berlusconi avrebbe indirizzato all’ex ministro della Difesa da due giorni in cella a Rebibbia, dopo la condanna definitiva a 6 anni da parte della Cassazione nell’ambito della vicenda Imi-Sir" (Ansa, 7 maggio 2006).