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Fusione Sanpaolo - Banca Intesa - "Accordo solo se si assume"
Publie le venerdì 1 dicembre 2006 par Open-Publishing1 commento
La battaglia sugli esuberi nel gruppo bancario continua oggi: in Piemonte rischiano in seicento
"Accordo solo se si assume"
L’aut aut dei sindacati ai vertici del Sanpaolo «Senza assunzioni nelle filiali non si fa nessun accordo». Alla fine delle due ore di faccia a faccia al Lingotto tra i responsabili delle nove sigle di categoria e il capo del personale del Sanpaolo, Maurizio Montagnese, la posizione del sindacato è netta. Così netta che la trattativa per arrivare in tempi rapidi alla firma di un accordo è tutta in salita. Lo scopo è creare un fondo che permetta agli addetti dell’istituto di piazza San Carlo e a quelli di Banca Intesa a cui mancano cinque anni alla pensione di uscire. La partita si gioca su due tavoli, a Torino e a Milano, in contemporanea con proposte e controproposte comuni.
La regia è unica, e se sembra che sia Intesa a tirare le fila. A livello nazionale, su un organico complessivo vicino ai 100 mila addetti, la platea di dipendenti interessati è di 5 mila. Persone che potrebbero lasciare la nuova superbanca nel corso del 2007. Di queste 2.800 sono del gruppo Sanpaolo, compresi tutti i marchi. Se si considera solo l’istituto di piazza San Carlo i numeri scendono ancora e si arriva a 1.600 persone, di cui 600 dovrebbero essere concentrati in Piemonte.
Il problema, per i sindacati, non sono i numeri. Uno dei punti su cui le nove sigle (Direcredito, Fabi, Falcri, Fiba-Cisl, Fisac-Cgil, Silcea, Sinfub, Ugl, Uilca) non intendono cedere sono le assunzioni, nelle filiali, di contratti a termine che sostituiscano le fuoriuscite. «Si è fatta chiarezza sui numeri e sugli obiettivi dopo un balletto di cifre infondate - dice Angela Rosso della Fabi - nella proposta dell’azienda ci sono molti aspetti su cui far luce. Il fatto che non siano previsti ingressi nella rete è un ostacolo che bisogna rimuovere. Se non si riuscirà a farlo non firmeremo». Senza accordo tutta l’architettura studiata per far uscire un po’ di persone in maniera soft rischia di fallire. Oltre alle assunzioni i sindacati vogliono un ritocco degli incentivi. Sanpaolo e Intesa propongono un 20 per cento dello stipendio annuale, in pratica da due a tre mensilità, a chi entra nel fondo. «Troppo basso - dice Mauro Incletolli della Fiba-Cisl - è una cifra ridicola. Si tratta di una fusione tra banche ricche. Siamo insoddisfatti su tutta la linea, la proposta dell’azienda è inaccettabile. Presenteremo un nostro documento e se non verrà preso in considerazione nessun punto saremo pronti ad alzarci e ad andarcene».
Poi c’è la questione delle uscite volontarie. Nel documento aziendale si fa cenno ad un obbligo ad andare via se non si raggiungono i numeri indicati. «Non siamo d’accordo - dice Maurizio Zoè della Fisac-Cgil - per noi questi non sono esuberi, ma esodi. Siamo disposti a firmare solo se sono volontari. In più, quando uscirà il piano industriale, agli eventuali esuberi dovranno essere sottratte i prepensionamenti».
Oggi, alla vigilia delle assemblee che daranno il via libera alla fusione, secondo round. Prima riunione tra i sindacati, per preparare la controproposta, e poi faccia a faccia con le aziende. Difficile capire come potrà andare a finire. Sull’esito pesano attriti sul tavolo sindacale lombardo, mentre a Torino preoccupano le voci di uno spostamento della regia del settore Ict a Milano.
(30 novembre 2006)
Messaggi
1. > Fusione Sanpaolo - Banca Intesa - "Accordo solo se si assume", 2 dicembre 2006, 11:19
Raggiunti gli accordi sia al San Paolo che a Banca Intesa
http://www.uilca.it/text/accordi_contratti/accordi_aziendali/gruppo%20banca%20intesa/accordo%20banca%20intesa.pdf
http://www.uilca.it/text/accordi_contratti/accordi_aziendali/gruppo%20san%20paolo/accordo%20san%20paolo.pdf
Se i link non dovessero funzionare, collegarsi a
www.uilca.it