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G8: DIAZ;IN AULA INFERMIERA RICORDA L’ODORE DELLA PAURA

Publie le venerdì 25 novembre 2005 par Open-Publishing

UN PENSIONATO, PENSAVO FOSSERO BLACK BLOC INVECE ERA
POLIZIA

GENOVA - ’’Ricordo l’ odore di urina e sangue, solo chi ha una grande paura o chi patisce un grande dolore rilascia cosi’ l’ urina’’. E’ il passaggio piu’ drammatico della testimonianza di Monica Battifora, infermiera genovese che, nella lunga notte della scuola Diaz durante il G8, era in forza alla sala medica allestita nella scuola Diaz
dal Genoa Social Forum.

Con la sua testimonianza, e’ ripreso il processo a
29 poliziotti accusati a diverso titolo per la violenta irruzione del
luglio 2001 nel complesso della scuola Diaz, durante il G8 di Genova. Nel
pomeriggio, poi, e’ stata ascoltata la vittima piu’ anziana dei pestaggi di
quella notte.

Arnaldo Cestaro, ex sindacalista settantenne, vicino a
Rifondazione comunista, di Vicenza, ha ricordato che quando la polizia
arrivo’ alla scuola aveva pensato ’’subito che fossero black bloc’’.
’’Invece era la polizia - ha detto - la nostra polizia, la polizia di
Stato.

E ha cominciato subito a picchiare’’. L’ infermiera, sollecitata
dalle domande del pubblico ministero Francesco Cardona Albini, ha ricordato
prima il momento in cui avvenne l’ irruzione nella scuola ’’da parte - ha
detto - di un centinaio di rappresentanti delle forze dell’ ordine. Io ero
alla finestra, e mi ricordo che sulla strada c’ era un ragazzo con le mani
alzate. I poliziotti in divisa gli sono andati addosso, lui non e’ caduto
subito poi invece e’ andato giu’ e ho visto prenderlo a calci. E’ stato
letteralmente travolto’’.

Battifora ha poi ricordato il momento in cui
assieme ad alcuni colleghi, terminata l’ irruzione, e’ entrata in palestra.
’’Ricordo sangue dappertutto, ma soprattutto ricordo l’ odore delle urine,
delle feci e del sangue insieme. Ricordo in modo particolare che in un
sacco a pelo attaccato al muro c’ era una grossa chiazza di sangue
mischiata a una chiazza di urina. Posso dire, per la professione che
faccio, che soltanto chi ha una grande paura rilascia cosi’ l’ urina’’.
Interrogato dai pm Cardona Albini e Zucca, Cestaro ha detto di aver alzato
le mani: ’’a quel punto, un poliziotto in borghese ha detto agli altri di
fermarsi, ma loro hanno cominciato a picchiarmi prima con i manganelli poi
a calci.

Erano tutti poliziotti in divisa, mi hanno rotto un braccio, una
gamba e alcune costole’’. Cestaro ricorda che tutti, alla fine del
pestaggio, ’’chiamavano ’mamma’, si sentiva chiamare ’mamma’ in tutte le
lingue. Poi, dopo una mezz’ ora, sono arrivati i barellieri e hanno
cominciato a portare via i feriti. Io sono stato portato all’ ospedale
Galliera per ultimo’’.

L’ anziano pensionato Cestaro non ricorda che nella
palestra ’’ci fossero armi o bastoni’’ o che la porta della scuola fosse
stata rinforzata dall’ interno con le panche. Il controinterrogatorio delle
difese dei 29 poliziotti ha riaperto polemiche e tensioni in aula, con
frequenti litigi e battibecchi tra avvocati e pubblici ministeri che hanno
costretto piu’ di una volta il presidente Gabrio Barone a intervenire
decisamente per rimettere l’ udienza sui binari della correttezza
processuale. (ANSA)