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G8/ DIAZ, UN’INFERMIERA: C’ERA SANGUE OVUNQUE
Publie le mercoledì 23 novembre 2005 par Open-PublishingAl processo drammatica testimonianza di due teste
Genova, 23 nov. (Apcom) - E’ proseguito oggi davanti al Tribunale, presieduto da Gabrio Barone, il processo contro 29 tra poliziotti e personale medico della polizia penitenziaria, accusati di lesioni gravi, violenza privata, calunnia, falsità ideologica, perquisizioni arbitrarie, percosse e danneggiamenti. Tutti fatti accaduti durante la perquisizione del complesso scolastico Diaz il 21 luglio del 2001 durante il G8 di Genova.
Oggi sono stati sentiti due testimoni diretti dei fatti. La prima a rispondere alle domande dei Pm Francesco Cardona Albini ed Enrico Zucca, è stata Monica Battifora, un’infermiera del Genoa Social Formum. L’infermiera si trovava nella scuola Giovanni Pascoli che fronteggia a poco più di dieci metri l’edificio della scuola Sandro Pertini, tutte e due insieme compongono il complesso Diaz.
"Ho sentito del trambusto, mi sono affacciata alla finestra dalla stanza in cui c’era il mio ambulatorio, al primo piano, e ho visto nella strada il pestaggio di un ragazzo che è stato travolto come un birillo, tutti quelli che passavano lo malmenavano. Poi li ho visti entrare nella scuola, subito dopo sono venuti anche nel nostro edificio: a noi non è successo nulla a parte la richiesta di documenti da parte di un poliziotto, qualche tempo dopo abbiamo cominciato a curare dei feriti che salivano, e in seguito mi sono recata nella palestra della Pertini per vedere se la mia opera era necessaria. C’era un odore terribile di urina, feci e sangue; c’era tanto sangue ovunque".
Il controinterrogatorio della difesa è stato complesso dato che in contrasto con quanto sostenuto dai Pm, la difesa ha potuto mostrare alcune foto generiche dei luoghi in cui la infermiera aveva soggiornato. Foto in cui, fra l’altro, erano presenti aste di ferro e catene, ma la teste ha sostenuto che non aveva visto nulla del genere o perlomeno non se lo ricordava.
E’ stata poi la volta di Arnaldo Cestaro, all’epoca dei fatti uno dei più anziani arrestati e una delle 97 parti lese. "Dormivo nella palestra della Pertini, vicino alla porta, quando ho sentito un forte trambusto e subito dopo ho visto entrare i poliziotti, ho alzato le mani ma hanno cominciato a dare colpi di manganello a tutti e anche pedate, e anche a me. Mi hanno rotto un braccio, una gamba e dieci costole. Tutto è durato più di mezz’ora. Poi, dopo qualche tempo, sono arrivati gli infermieri che mi hanno portato al Galliera".
L’udienza proseguirà domani.