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G8/ LA MORTE DI CARLO GIULIANI RACCONTATA DAL MAGGIORE CAPPELLO
Publie le martedì 20 settembre 2005 par Open-PublishingUfficiale di CC testimonia su scontri piazza Alimonda
Genova, 20 set. (Apcom) - "Il carabiniere Placanica e un suo collega erano psicologicamente e fisicamente non idonei, in quel momento, a svolgere il loro servizio, come si dice in gergo erano cotti".
Così il maggiore Claudio Cappello ha iniziato a spiegare in tribunale a Genova la genesi degli incidenti culminati con la morte di Carlo Giuliani. Cappello all’epoca degli incidenti di Genova nel 2001 era comandante del distaccamento dei carabinieri che fu più duramente impegnato negli scontri tra piazza Kennedy, corso Buenos Aires, corso Torino, piazza Martin Luther King e piazza Alimonda.
Approfittando di un momento di pausa degli scontri, ricorda il maggiore, Cappello si recò in un’abitazione privata per motivi fisiologici ma venne subito richiamato alla radio perché un’imponente massa di manifestanti stava di nuovo attaccando le forze dell’ordine in via Caffa. "A quel punto il vicequestore Adriano Lauro che aveva il comando mi ordinò di occupare e bonificare la via ma espressi le mie perplessità a causa della scarsità di uomini, della mancanza di mezzi e dell’esaurimento dei lacrimogeni usati in maniera massiccia in precedenza. Eseguii comunque l’ordine anche perché se non lo avessi fatto i colleghi della polizia che presidiavano la zona lì vicina avrebbero potuti essere presi alle spalle. Risalimmo la via Caffa e ci trovammo dunque all’inizio di piazza Alimonda".
Nel racconto di Cappello entra poi un altro personaggio, il tenente colonnello dei carabinieri, Mario Tullio. "Il colonnello Tullio si avvicinò a me e mi disse: hanno investito un dimostrante". Cappello chiese conferma del fatto e di fronte alla sicurezza del colonnello decise di andare a vedere di persona. "Mi recai verso la zona della piazza in cui avevo visto un Defender e notai subito un corpo inanimato per terra, mi avvicinai fino a 30 centimetri e notai una grossa macchia di sangue che dal passamontagna che la vittima indossava si spandeva sull’asfalto". A questo punto del racconto del maggiore, una persona tra il pubblico ha cominciato a inveire contro l’ufficiale urlandogli più volte: "bugiardo, bugiardo, bugiardo". Fortunatamente non c’è stato bisogno di un intervento della forza pubblica perché la donna ha lasciato spontaneamente l’Aula.
Infine, Cappello ha raccontato l’arrivo dei primi soccorsi, in particolare la volontaria, probabilmente un’infermiera, bionda e alta, che tolse il passamontagna a Giuliani e rivolgendosi a lui gli disse che il ragazzo era morto.
Prima di Cappello ha reso una testimonianza più breve il funzionario della Digos, Sebastiano Pinzon: aveva spiegato come aveva identificato, tramite delle fotografie da lui stesso scattate, di fronte al carcere di Marassi, uno degli imputati (sono 25 no global accusati di devastazione e saccheggio) che avevano assalito il carcere genovese e incendiato a colpi di molotov il portone dell’istituto. Si trattava dell’anarchica Marina Cugnaschi, poi arrestata dalla polizia a Milano nel centro sociale Santa Rita. Il procedimento continuerà martedì prossimo.