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G8, MONTALBANO RIAPRE LO SCANDALO PROMOZIONI

Publie le martedì 20 settembre 2005 par Open-Publishing

di ALESSANDRO MANTOVANI

Il caso Montalbano sembra chiuso, il direttore di Rai Fìction Agostino Sacca
assicura di non essersi «mai sognato di censurare» il poliziotto di Andrea
Camilleri. Dopodomani (giovedì) andrà dunque in onda, in prima serata, il
film-tv tratto da R giro di boa, nel quale il popolare commissario dice peste
e corna dei suoi colleghi per le violenze e gli abusi al G8 di Genova del
2001, minacciando di dimettersi perché la polizia l’ha «tradito». «A Genova
sono state fabbricate prove false ? dice Montalbano ?

Non è stato qualche
agente isolato, c’erano anche questori e capi della squadra mobile».Lo sfogo
è circostanziato, sembra chiamare in causa alcuni (presunti) responsabili
dell’assalto alla scuola Diaz e dei 93 arresti giustificati con due bottiglie
molotov portate dalla stessa polizia Così An e Forza Italia volevano far
saltare lo sceneggiato ma Sacca, altro forzista, ha detto «no». Ricordando,
peraltro, che Camilleri si è già auto-censurato, eliminando il riferimento
alla presenza di Gianfranco Fini e di altri di An nel comando dei carabinieri
di Genova. «C’era nel libro ma nella fiction non c’è perché Camilleri, che
ha curato la sceneggiatura, è un uomo responsabile. Noi non facciamo politica
? dice Sacca ? raccontiamo storie».

L’ironia è involontaria«Ci voleva una
fiction perché la Rai parlasse del G8», commenta Vittorio Agnoletto, oggi
europarlamentare e all’epoca portavoce no glo-bal. Gigi Malabarba, capogruppo
del Prc al senato, dice «grazie a Camilleri». Certo la tv pubblica, in genere,
non brilla per l’informazione sui processi genovesi, che oggi coinvolgono
anche funzionali di grado elevato. «Anche questori», ricorda lo stesso Montalbano.
E ancheun neoquestore come Vincenzo Canterini- comandava i picchiatori della
Diaz (non perseguibili perché agirono a volto coperto), la prima ispezione
amministrativa ordinata dal capo della polizia gli attribuì pesanti responsabilità
ma ora Io stesso De Gennaro lo promuove, riconoscendogli incredibilmente
il massimo dei voti anche per l’anno 2001.

La sua promozione e quella (a vicequestore) di Alessandro Perugini, ex numero due della Digos genovese imputato sia per Bolzaneto che per un calcio sferrato in piazza a un manifestante minorenne, sono state denunciate in senato da Malabarba nel silenzio di gran parte dell’opposizione (e della Rai). E contro Malabarba sono insorti i sindacati di polizia, quelli di destra ma anche il Siulp (la cui maggioranza è legata alla Cisl) e il Siap (federato alla Uil), che preferiscono difèndere De Gennaro anziché centinaia di funzionari che non hanno la macchia del G8 ma aspetteranno anni per essere promossi.

Decine di poliziotti e di carabinieri, in questi giorni, scrivono
privatamente al capogruppo Prc per testimoniargli la loro solidarietà Sono
quelli che la pensano come Montalba-no, che non andarono a Genova oppure
tornarono carichi di rabbia e di vergogna Forse Agnoletto esagera quando
dice che dal G8 in poi nessun funzionario aveva mai pronunciato parole come
quelle del commissario di Gamille-ri, ma le critiche rimangono anonime perché
in polizia, alla feccia della riforma dell’81, la libertà d’espressione è
solo teorica e i sindacati, salvo eccezioni galleggiano all’ombra di De Gennaro
e dei suoi appoggi politici, da An ai Ds.

Proprio oggi, per la cronaca, a
Genova riparte l’altro processo, quello ai 25 no global che rischiano dieci
anni per devastazione e nel quale, a getto continuo, emergono nefandezze
delle forze dell’ordine. E’ atteso in aula, come testimone, il maggiore Claudio
Cappello, ufficiale paracadutista del Tuscania e da ultimo impegnato in Iraq
come addestratore della polizia di Nassiriya. Dovrà spiegare i perché e i
percome dell’impiego di mezzi e reparti da guerra dell’Arma in quel di Genova.
E soprattutto le cariche che portarono, in piazza Alimonda, all’uccisione
di Carlo Giuliani. Era in dotazione a lui la jeep lanciata alla carica e
poi accerchiata dai manifestanti I colpi partirono da lì. Cappello, allora
capitano, era a due passi.

http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/20-Settembre-2005/art67.html