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G8 Torino. Gli arresti alimentano la protesta dell’Onda. Occupati Rettorati e Facoltà

Publie le lunedì 6 luglio 2009 par Open-Publishing

di Alessandro Ambrosin

ROMA - Dopo l’arresto delle 21 persone in seguito agli scontri avvenuti lo scorso 17 maggio durante il G8 dell’Università a Torino, è scoppiata la protesta degli studenti che hanno occupato le sedi di diverse facoltà italiane. L’intenzione studentesca è quella di "resistere all’occupazione" fino a quando gli arrestati non saranno rilasciati.

Questa mattina dalla Sapienza di Roma è partita la prima azione di dissenso da parte degli studenti, che appresa la notizia, hanno occupato gli uffici del rettorato dell’Università. I giovani dell’ateneo romano l’hanno definita una "Ignobile operazione" , che ha portato in carcere 16 studenti, mentre 5 sono finiti agli arresti domiciliari con l’accusa di violenza, resistenza, minaccia a pubblico ufficiale aggravata, lesioni personali aggravate e violenza privata. Accuse emerse dalle prove fotografiche e dai filmati realizzati dalle forze dell’ordine.

Successivamente la protesta si è allargata e l’occupazione dei rettorati è stata replicata alla Statale di Milano, all’università di Pisa e in quella di Napoli, dove gli studenti hanno espresso la solidarietà a Egidio Giordano, un giovane attivista napoletano che figura tra i 21 arrestati. Anche nel capoluogo veneto gli studenti hanno protestato davanti allo Iuav, l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, denunciando il "meccanismo repressivo che mira a colpire il movimento dell’Onda". A Bologna, invece, alcuni studenti prima hanno tentato di occupare il rettorato e poi hanno improvvisato un corteo che ha creato per ore diversi disagi alla circolazione.
Nel capoluogo sardo l’Onda è entrata in assemblea permanente nella facoltà di Scienze della formazione per protestare contro le perquisizioni e gli arresti avvenuti in varie città italiane. Gli studenti di Cagliari hanno denunciato un "palese tentativo di intimidire la società tutta in vista delle probabili contestazioni in occasione del G8 de L’Aquila. Le perquisizioni e gli ordini di cattura - ribadisce l’Onda - hanno come unico intento annichilire un movimento capace di riversare nelle piazze centinaia di migliaia di studenti uniti nella lotta per una istruzione libera e pubblica".

L’operazione denominata "Rewind" condotta dalla Digos, oltre agli arresti ha portato a 35 perquisizioni tra abitazioni private e centri sociali. Nel merito il procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli, durante la conferenza stampa seguita agli arresti ha parlato di "un’organizzazione premeditata e paramilitare degli scontri. A fronte di un corteo di circa tremila manifestanti dissenzienti -ha sottolineato Caselli- che sono rimasti al di fuori di qualsiasi iniziativa che potesse avere rilevanza penale circa 300 persone hanno messo in atto comportamenti di violenza indiscutibile.

La nostra non è stata un’indagine contro questo o quel gruppo, contro questa opinione o quell’altra, è stata un’indagine contro reati commessi da soggetti singoli, autori di violenza". Caselli ha sottolineato che si è trattato di una operazione in difesa della libertà di pensiero perchè intervenendo come siamo intervenuti, contro i violenti, abbiamo inteso difendere la libertà di manifestare di quei soggetti che lo fanno con comportamenti che utilizzano legittimamente lo strumento della democrazia. "Noi abbiamo voluto intervenire contro chi ha determinato la determinazione genetica di un corteo che fino ad allora - ha ribadito Caselli - si era svolto in maniera legittima e pacifica".

Ma gli arresti hanno soprattutto sollevato un coro di polemiche tra gli esponenti della sinistra. Vittorio Agnoletto, leader del Genoa Social Forum ha accusato il Gioverno di voler alimentare il clima di tensione a due giorni dall’inizio del G8. Operazioni, secondo il medico padovano, che "hanno il vago sapore del deterrente verso chi, pacificamente e legittimamente in un Paese democratico, scenderà in piazza nei prossimi giorni per contestare il G8". Secondo Agnoletto stiamo assistendo alla "seconda puntata di quanto accaduto l’altro ieri a Vicenza dove i manifestanti hanno fatto di tutto per non cadere nella trappola delle forze dell’ordine". Della stessa opinione anche Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione, che ha parlato di arresti a orologeria: "Gli arresti di stanotte, che seguono le limitazioni del diritto a manifestare attuate in varie occasioni dal governo ed un clima di intimidazione in occasione delle manifestazioni, segnalano in modo pieno la strategia del governo: cerca di trasformare il confronto politico e sociale in un problema di ordine pubblico e in questo modo di circoscrivere e ridurre al minimo le espressioni del dissenso".

Per Paolo Cento, dei Verdi -Sinistra e Libertà, "le manifestazioni degli studenti universitari non possono essere trattate come un fatto criminale perchè costituiscono un legittimo diritto alla critica che deve essere tutelata e garantita".

Intanto due manifestanti padovani sono ancora latitanti. Uno di loro è un ricercatore dell’Università di Urbino e al momento non è reperibile in Italia poichè si troverebbe a Teheran per una manifestazione studentesca.