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G8, denunciato chi denunciò le polizie

Publie le venerdì 17 giugno 2005 par Open-Publishing

Altri 50 manifestanti sotto accusa per devastazione e 190 per danneggiamenti. Molti di loro avevano accusato le forze dell’ordine

G8, denunciato chi denunciò le polizie

de Checchino Antonini

Altri cinquanta manifestanti del luglio 2001 saranno processati per devastazione e saccheggio mentre per altri centonovanta sono in procinto di essere emessi gli Acip, gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari per danneggiamenti. Nelle agenzie si parla di manifestanti tedeschi, dei teatranti austriaci, di sindacalisti cobas e di torinesi dell’Askatasuna.

L’indiscrezione rimbalza da Genova proprio nel giorno in cui la cinquantaduesima udienza del processo ai 25 presunti devastatori rivela tutta la fragilità del teorema scritto dai pm Canepa e Canciani. Questi sarebbero tra i pochi fortunati magistrati italiani esonerati da altri impegni se non quelli legati alla persecuzione dei manifestanti del G8. Non possono dire altrettanto i loro colleghi alle prese con i misfatti compiuti negli stessi giorni da centinaia di agenti di ogni polizia - travisati quasi sempre - nelle strade di Genova, poi nel media center del social forum e, ancora, nel carcere provvisorio per le retate di contestatori. Per questi procedimenti, si assiste a tutte le strategie per far uscire di scena intonsi i pochi indagati: cambi di collegio giudicante, tempi tecnici biblici e magistrati oberati anche da altri procedimenti.

Ma, ancora più inquietante, la nuova denuncia del supporto legale, il gruppo di consulenti degli avvocati che seguono i processi contro gli attivisti no global anche a Napoli e Cosenza: a essere toccati dalle attenzioni di Canepa e Canciani sarebbero molti di quelli che si sono azzardati a denunciare le violenze inaudite di quelli che in molti definirono "teppisti in divisa" sia nelle piazze che a Bolzaneto. Insomma, il nuovo capitolo dell’inchiesta si potrebbe titolare "Denunciare chi ha denunciato". D’altronde, la sola lettura dei discorsi solenni pronunciati negli ultimi anni nell’apertura dell’anno giudiziario genovese, è piuttosto illuminante sull’interpretazione dei fatti del luglio di quattro anni fa. Una versione che fa a pugni con la denuncia di organismi come Amnesty International che ha parlato di quei giorni come della più grande violazione dei diritti umani in un paese occidentale dalla fine della II guerra mondiale.

Se confermata, la mossa dei pm stakanovisti antisaccheggio può essere letta come un tentativo di intimidazione verso i potenziali testimoni delle violenze di polizia ma può essere interpretata come un colpo di reni per raddrizzare il processo ai 25 che procede per autogol. Per l’occasione, fu rispolverato un reato gravissimo adoperato per gli sciacalli che rubano tra le macerie dei bombardamenti. Pena da otto a 15 anni. Ma da reperti e testimonianze, finora, sono emerse cose come l’uso di spranghe fuori ordinanza da parte dei carabinieri del Lombardia, il ricorso a gas proibiti dalle convenzioni internazionali, l’evidenza delle cariche a freddo in Via Tolemaide contro un corteo regolarmente autorizzato da cui scaturirono i disordini durante i quali dalla pistola di un carabiniere partì il colpo che uccise Carlo Giuliani, un ragazzo di 23 anni. La complessità dei fatti di piazza Alimonda sta emergendo proprio da quello che doveva essere il processo ai dimostranti. Tutti i dimostranti.

E’ venuto fuori che i carabinieri del defender da cui si sparò a Carlo hanno impiegato ore prima di arrivare in ospedale per via di una lunga sosta nel comando provinciale dei carabinieri. Tutto farebbe pensare alla necessità di riaprire le indagini - il caso fu archiviato di corsa - anche con una vera inchiesta parlamentare dopo la blanda indagine conoscitiva, senza poteri, svolta all’indomani degli avvenimenti. Appelli in questa direzione, e per sollecitare che le questioni di verità e giustizia facciano breccia nel programma dell’Unione, sono già stati pronunciati anche da queste colonne.

I primi nuovi Acip sono stati già inviati a otto ragazzi che erano stati arrestati il 20 luglio 2001 in Corso Gastaldi dai carabinieri del Tuscania. Sorpreso il legale dei no global visto che quegli arresti non erano stati convalidati e che gli stessi militari erano stati controdenunciati, dopo la misura arbitraria, per falso, calunnia e abuso d’ufficio.

Intanto, in aula, è stata la volta di due uomini della digos bresciana e un fotografo che avrebbero dovuto incastrare un ragazzo di Roma, Alberto Funaro, che nella città lombarda aveva fatto il "tremesista" alle poste. Secondo il resoconto di "Supporto legale", i due non si sarebbero scostati dal solito copione zeppo di "se", "forse", "si vocifera" e anche il fotografo, che vendette le istantanee al settimanale Diario, non sarebbe stato molto utile a ricostruire il contesto in cui scattò. Prossima udienza il 21 giugno a un mese dall’anniversario delle giornate del 2001. Come ogni anno Genova sarà teatro di iniziative dedicate alla memoria e alle battaglie per giustizia e verità. Per le 18 del 23 luglio, le "reti meno invisibili", cartello di associazioni di vittime di stragi, mafie e polizie, parteciperanno a un dibattito a su "stragi e repressione" e, nella stessa serata, il giornalista Daniele Biacchessi, terrà il suo reading "la Storia e la Memoria".

liberazione, mercoledi 15 giugno 2001