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G8, il carabiniere non ricorda

Publie le giovedì 5 maggio 2005 par Open-Publishing

Il processo ai manifestanti offre le testimonianze contraddittorie dei miltari del Defender. Assente giustificato Placanica

di Che. Ant.

Di quel 20 luglio di quattro anni fa non ricorda niente. Così dice, che l’avrebbe appreso dalla tv. Eppure era in Piazza Alimonda proprio quando una pistola sparò a Carlo Giuliani, uccidendolo, spuntando dall’abitacolo di un defender a bordo del quale c’era lui stesso. Raffone Dario, carabiniere da pochi mesi prima del G8 di Genova, ha voluto restituire molto poco di quel che vide, ieri mattina, nel corso della quarantasettesima udienza del processo ai 25 manifestanti accusati, incredibilmente, di devastazione e saccheggio. Contestualizzare i fatti di Piazza Alimonda, però, sarebbe di grande importanza dal momento che scaturirono, come risulta da un’indagine parlamentare, dalla carica violentissima e a freddo contro un corteo regolarmente autorizzato.

Raffone quel giorno era leggermente ferito così ottenne di salire sul Defender. A bordo sentirà gli spari o almeno, «un gran casino» durante lo sbandamento del suo plotone. Quando, nel controesame gli mostrano un video Raffone dice che gli «sembra il G8», che gli bruciavano gli occhi e che era sdraiato sotto Placanica. Ma nelle foto mostrate dalla difesa si vede una persona sdraiata al centro del retro della jeep con un piede e la pistola puntate verso Carlo mentre un’altro carabiniere è in piedi e guarda avanti. Raffone sostiene di non aver sparato, afferma di non essere stato l’autista del mezzo (a caldo dichiarò di essere seduto avanti, poi ritrattò tutto) ma non si riconosce nella persona sopra allo sparatore. Infine si contraddice anche ricordando il viaggio (due chilometri) verso il pronto soccorso. Dice che è stato brevissimo ma i referti indicano che sarà medicato un’ora e venti dopo l’omicidio.

Assente giustificato (per una caduta avvenuta sabato scorso) Mario Placanica, il carabiniere che si accusò di aver sparato ma che non avrebbe subito un pubblico procedimento per l’avvenuta archiviazione del caso. Presente in aula il suo comandante di plotone di allora, Giuseppe Zappia. Costui si ritrova con due uomini implicati in un omicidio ma riferisce di averli incontrati solo due giorni dopo e per parlare solo di questioni generali. Ma, ricordando che il viaggio verso l’ospedale fece tappa nel quartier generale dell’Arma, Forte S. Giuliano, scredita ulteriormente la deposizione di Raffone che aveva negato ogni sosta intermedia. Importante, secondo i consulenti del Glf, il riconoscimento, da parte di Zappia, del capitano Cappello, l’ufficiale accanto al cadavere.

Prossima udienza il 10 maggio quando si parlerà del sasso che appare e scompare vicino a Giuliani.

http://www.liberazione.it/giornale/050504/LB12D6D5.asp