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GAZA 15° e 16° giorno. Attacchi israeliani sempre più intensi. L’ombra di armi non convenzionali

Publie le lunedì 12 gennaio 2009 par Open-Publishing

GAZA 15° e 16° giorno. Attacchi israeliani sempre più intensi. L’ombra di armi non convenzionali

di Sameh A. Habeeb (da Gaza City)

Sameh Habeeb è un fotoreporter e giornalista freelance, attivista del movimento umanitario e pacifista, e collabora con l’agenzia Ramattan News che ha sede a Gaza City. Al 16° giorno dall’inizio dell’attacco israeliano è diventato un’impresa ardua contattare Sahme e non solo telefonicamente. Per lui è diventato quasi impossibile trasmettere i suoi report via mail, considerando che ormai la quasi totalità della popolazione è senza energia elettrica.

E’ diventato rischioso rimanere nelle proprie abitazioni. La casa di Sahme, che si trova nel quartiere Toffah a est di Gaza City e che al momento è bersagliato dalle granate delle truppe di terra israeliane, è stata raggiunta dal fuoco dell’artiglieria mentre quella di suo zio è stata completamente distrutta da un missile lanciato da un F-16. "Ringraziando Dio - ci ha detto Sahme - siamo ancora vivi, ma siamo consapevoli che la morte è dietro l’angolo in qualsiasi momento... per tutti noi."

GAZA CITY - Chi non avrebbe paura quando non trova più un posto sicuro che garantisca la sopravvivenza. Camminare per la strada, cercare cibo o sentirsi protetti dentro le mura di una casa non cambia nulla. Qui le persone continuano a morire...sempre e in qualsiasi circostanza. E’ questa la realtà a Gaza. Un milione e mezzo di persone che fuggono come topi alla ricerca di un luogo che possa garantire loro un minimo di sicurezza che non c’è. Senza energia elettrica, senza acqua potabile e senza cibo. Ieri un F-16 ha lanciato un missile nell’abitazione di un giornalista palestinese, Ala’ Mortaja, nel quartier Al Zaytoun. Lui è morto sul colpo mentre la madre è in condizioni gravissime. E’ il quinto giornalista che viene ucciso dall’inizio dell’invasione. Ma l’aviazione israeliana non sta risparmiando niente.

I missili arrivano ovunque. Come nella città di Al Mughraqa, Al Zahra’ ,Al Burej e Dair Al Balahnel, il campo profughi di Al Nusairat e i morti per le strade e dentro le loro abitazioni salgono inesorabilmente. Senza contare coloro che sono rimasti seppelliti dalle macerie degli edifici crollati, o quelli dati per dispersi che non rispondono più all’appello. I loro corpi potrebbero essere irriconoscibili, dilaniati, sparsi negli angoli più remoti di questo fazzoletto di terra, e forse solo alla fine dei bombardamenti si potrà fare la conta delle vittime. Quelle vere. Per adesso i dati ufficiali che arrivano dalle organizzazioni sanitarie parlano di 870 morti e 3,500 feriti, che continuano ad arrivare nei punti di pronto soccorso dove non c’è più spazio per nessuno. Raid dell’aviazione si sono registrati anche nella zona di Hikr vicino Dair Al Balah, abitata prevalentemente da agricoltori. Anche gli Apache sono entrati massicciamente in azione specialmente nell’area nord di Gaza City. Ma si fa sempre più strada che gli israeliani stiano usando delle armi non convenzionali.

Fonti mediche riferiscono che tanti feriti arrivano senza gli arti, e questo farebbe presupporre che l’esercito stia sperimentando quello che gli esperti chiamano l’"iperesplosivo" che genera l’amputazione immediata dell’arto colpito, e bombe con materiale fissile, cioè l’uranio impoverito che sprigiona delle fiammate ad altissima temperatura rilasciando nell’aria delle polveri che penetrano nei tessuti, oppure proiettili inerpi che attraverso il rumore generato riescono a frantumare gli organi interni. Tutto sembra essere diventato lecito durante questo lento massacro. Anche le bombe al fosforo lanciate dagli elicotteri Apache raggiungono case e edifici. L’odore della morte è onnipresente. Ovunque tu ti sposti quello percepisci è il terrore. Lo osservi nei bambini, negli anziani, nelle donne, nelle persone più indifese. E ogni sguardo è consumato con la massima attenzione, perchè ognuno è consapevole che potrebbe essere l’ultimo.