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GIOVANNA PROVIDENTI INTERVISTA LIDIA MENAPACE SU REFERENDUM COSTITUZIONALE E DEMOCRAZIA
Publie le mercoledì 17 maggio 2006 par Open-PublishingRingraziamo Giovanna Providenti (per contatti: providen@uniroma3.it) per
averci messo a disposizione come anticipazione questa intervista che verra’
pubblicata sul mensile "Noi donne" del giugno 2006.
Giovanna Providenti e’ ricercatrice nel campo dei peace studies e women’s
and gender studies presso l’Universita’ Roma Tre, saggista, si occupa di
nonviolenza, studi sulla pace e di genere, con particolare attenzione alla
prospettiva pedagogica. Ha due figli. Partecipa al Circolo Bateson di Roma.
Scrive per la rivista "Noi donne". Ha curato il volume Spostando mattoni a
mani nude. Per pensare le differenze, Franco Angeli, Milano 2003, e
pubblicato numerosi saggi su rivista e in volume, tra cui: Cristianesimo
sociale, democrazia e nonviolenza in Jane Addams, in "Rassegna di Teologia",
n. 45, dicembre 2004; Imparare ad amare la madre leggendo romanzi.
Riflessioni sul femminile nella formazione, in M. Durst (a cura di),
Identita’ femminili in formazione. Generazioni e genealogie delle memorie,
Franco Angeli, Milano 2005; L’educazione come progetto di pace. Maria
Montessori e Jane Addams, in Attualita’ di Maria Montessori, Franco Angeli,
Milano 2004. Scrive anche racconti e ha in cantiere un libro dal titolo
Donne per, sulle figure di Jane Addams, Mirra Alfassa e Maria Montessori
ricercatrice universitaria.
Lidia Menapace (per contatti: lidiamenapace@aliceposta.it) e’ nata a Novara
nel 1924, partecipa alla Resistenza, e’ poi impegnata nel movimento
cattolico, pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del
"Manifesto"; e’ tra le voci piu’ alte e significative della cultura delle
donne, dei movimenti della societa’ civile, della nonviolenza in cammino.
Nelle elezioni politiche del 9-10 aprile 2006 e’ stata eletta senatrice. La
maggior parte degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace e’ dispersa
in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi
libri cfr. Il futurismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968;
L’ermetismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; (a cura di), Per un
movimento politico di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La
Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della
differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con
Chiara Ingrao), Ne’ indifesa ne’ in divisa, Sinistra indipendente, Roma
1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la
luna, Milano 2000; Resiste’, Il dito e la luna, Milano 2001; (con Fausto
Bertinotti e Marco Revelli), Nonviolenza, Fazi, Roma 2004.
"Noi donne" e’ una prestigiosa storica testata del movimento delle donne in
Italia, e’ disponibile anche in versione telematica nel sito
www.noidonne.org
Lidia Menapace, figura storica del movimento femminista e nonviolento, alle
ultime elezioni eletta al senato come indipendente nelle liste di
Rifondazione Comunista, candidata dal movimento pacifista alla carica di
Presidente della Repubblica risponde alle nostre domande sull’imminente
appuntamento referendario.
– Giovanna Providenti: La devolution?
– Lidia Menapace: Quando fu presentato e poi votato questo progetto di
legge, io fui molto preoccupata... Io sono per il massimo delle autonomie
possibili, ma non per l’autonomia fiscale perche’ il fisco e’ uno strumento
di riequilibrio dell’uso delle risorse, e se passa la devolution anche
fiscale, chi e’ ricco resta ricco e chi e’ povero diventa sempre piu’
povero.
– Giovanna Providenti: E la parte che modifica gli assetti istituzionali?
– Lidia Menapace: Questa e’ la cosa che mi preoccupa di piu’: il presidente
della repubblica non conta piu’ niente, e il capo del governo (che si chiama
capo del governo e non piu’ presidente del consiglio) viene eletto
direttamente dal popolo e l’inghippo veramente preoccupante dal punto di
vista della riduzione della democrazia e’ che se il parlamento lo sfiducia
il capo del governo non decade perche’ e’ stato eletto da popolo, non dal
parlamento. Ma lui ha il potere di sciogliere il parlamento e farne eleggere
un altro. Da questo viene fuori una figura superautoritaria del premier e
una completa mancanza di poteri da parte del parlamento. Non solo, quale
parlamento votera’ contro un presidente che lo ha fatto eleggere e che lo
puo’ mandare a casa? I parlamentari non sono eroi... a proposito di questo
io cito sempre la satira di Giovenale scritta al tempo di Nerone, in cui si
doveva parlare in maniera coperta. Ai tempi degli antichi romani c’era una
legge che diceva che tutto cio’ che non e’ di proprieta’ privata e che si
trova in cielo in terra o in acqua e’ dell’imperatore. Un giorno un
pescatore pesca un rombo enorme e pensa "prima che l’imperatore me lo faccia
requisire glielo regalo". Pero’ il cuoco dell’imperatore e’ preoccupatissimo
perche’ non c’e’ una teglia grande abbastanza per cucinare questo rombo.
Allora che si fa? Facciamo costruire un’altra teglia oppure tagliamo il
rombo a pezzi? Il cuoco non vuole prendersi la responsabilita’ di decidere,
ed allora viene convocato il senato - il senato romano, l’assemblea piu’
gloriosa di tutta la storia - per decidere se fare o meno il rombo a pezzi.
I senatori non si sanno decidere, perche’ non hanno idee proprie su questo
inaspettato problema, e guardano l’imperatore per vedere che faccia fa e
capire cosa lui preferisce. Il servilismo e’ facile da produrre. Purtroppo
pero’ l’idea del premierato piace anche a parte della sinistra.
– Giovanna Providenti: A cosa avrebbe dato priorita’ lei per migliorare le
forme della politica?
– Lidia Menapace: Innanzitutto alla democrazia. Alla presenza di un dialogo
reale tra rappresentanze e rappresentati. E al rallentare la rapidita’ con
cui si prendono le decisioni. E questo vale a vari livelli. Io sento molto
forte l’urgenza di agire per cambiare le cose, ma al tempo stesso so che
quando c’e’ un’urgenza bisogna essere lenti. Cio’ di cui avremmo piu’
bisogno sarebbe: distendere in un tempo ristretto un ragionamento calmo. E
questo, purtroppo, non si riesce a fare, a causa della rapidita’ con cui si
fanno le cose. Noi donne elette, che ci siamo riunite in un comitato, siamo
state gia’ sorpassate dalle decisioni che sono state prese, rapidamente, da
quelli che si sono subito insediati, attaccati al loro potere. Per non
parlare della possibilita’ di portare in parlamento le rivendicazioni di un
movimento della societa’ civile. Arriva sempre tutto troppo tardi. E ci
ritroviamo a fare i giochi di risulta. Mentre invece cio’ che piu’
servirebbe e’ avere la forza di dire: "no, fermiamoci un momento, piu’ che
di andare veloce adesso serve mantenere una relazione molto fervida tra
rappresentanze e rappresentati/e". Bisogna fermare il vorticoso moto della
politica, rallentare i tempi per fare spazio alla democrazia perche’ se no
ci troviamo sempre di fronte al fatto che altri, che avevano la legittimita’
di farlo, hanno preso le decisioni...
– Giovanna Providenti: E nel frattempo cosa puo’ aiutare la democrazia?
– Lidia Menapace: I movimenti dovrebbero chiedere un’interlocuzione alla
pari con i partiti di riferimento. Loro compito e’ fare emergere in maniera
chiara le posizioni della societa’ civile. E superare un linguaggio troppo
generico. Non basta dire "superamento di una determinata legge", bisogna
anche specificare che cosa si intende per "superamento", che per alcuni puo’
essere andare avanti per altri tornare indietro. Mi riferisco, ad esempio,
alla legge 30.
– Giovanna Providenti: Ma la politica e’ incastrata in questo moto
vorticoso, o c’e’ qualche possibilita’ di uscirne?
– Lidia Menapace: I movimenti della societa’ civile rappresentano una grande
potenzialita’, purche’ abbiano la capacita’ di leggere il reale nella sua
complessita’ e non sentano troppo il bisogno di unita’ o sintesi. Io sono
contraria a questi termini, che sono monoteisti e tengono sempre fuori
qualcuno. Il pluralismo e’ un’altra di queste trappole. Perche’ non e’
assolutamente detto, ad esempio, che una nazione dove ci sono otto partiti
sia piu’ democratica di una dove ce ne sono quattro. Il problema sta nel
fatto di stabilire nel partito (forma politica che ha finito la sua storia,
anche se continua a mantenere un grande potere) l’unica forma della
politica, mentre invece bisogna avere a cuore una molteplicita’ di forme. I
movimenti non sono, come dice qualcuno, "pre-politica", bensi’ sono altre
forme della politica. In una societa’ complessa come la nostra non e’ piu’
possibile avere una sola forma che interpreta la societa’. E’ necessario che
i soggetti si organizzino secondo le proprie caratteristiche, e la sfida, a
mio parere, e’ quella di riuscire a gestire la molteplicita’ lasciandola
molteplice, e non cedere al riduzionismo.