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GLI ALBERI DI WANGARI

Publie le giovedì 11 novembre 2004 par Open-Publishing

Il Premio Nobel per la Pace a Wangari Maathai non è solo il giusto riconoscimento di una donna impegnata sul fronte della pace e dell’ambiente in un continente complicato e complesso come quello africano. Wangari Maathai rappresenta anche un modello d’azione politica che noi ambientalisti vorremmo veder applicato in tutti i paesi del mondo e che giudichiamo assai positivo che si sia riuscito a realizzare in Africa.

Le notizie che arrivano da quel continente in questi giorni non sono positive. Le crisi "storiche" africane, come l’acqua e l’Aids, continuano a non trovare soluzioni e nuovi focolai di tensione divampano come dimostra la crisi della Costa d’Avorio.

Che l’Africa nel suo complesso viva ormai da decenni una fase d’instabilità politica ed economica non è una novità. La novità, cosa che il Nobel per la Pace a Wangari Maathai ha solo portato sotto i riflettori dei media internazionali, è rappresentata dal ruolo che l’attivista/viceministro svolge.
Donna, pacifista ed ambientalista, oggi, Wangari Maathai è chiamata a svolgere il difficile ruolo di chi dall’opposizione passa ad assumere responsabilità di governo, e si trova a dove svolgere attività di mediazione e dialogo. Come viceministro dell’Ambiente del Kenia, per esempio, si trova a dover decidere in merito ad una più equilibrata politica di sfruttamento delle risorse minerarie del paese e a mediare le esigenze ambientali con quelle occupazionali.

Siamo convinti che il suo radicamento nella società civile africana, la conoscenza del ruolo delle donne in quella società, la sua preparazione scientifica e l’impegno civile renderanno possibili a Wangari Maathai di duplicare in campo istituzionale i successi che ha avuto come ambientalista.

Ma il Premio Nobel per la Pace ha avuto anche un altro significato: quello di dare visibilità ad una nuova classe dirigente africana, di cui Wangari Maathai è solo tra le punte di un iceberg. Chi pensa che l’Africa sia un continente alla deriva per il quale non è più possibile nulla è stato smentito. Certo i dirigenti africani di domani si trovano spesso nell’impossibilità di formarsi appieno e di agire, per le drammatiche condizioni sociali nelle quali versano molti paesi del continente e proprio per questo motivo devono essere aiutati offrendo loro gli strumenti politici, l’informazione e le best pratices, per permettere uno sviluppo socioeconomico sostenibile.

Il senso di responsabilità globale deve portarci senza indugi ad impegnarci direttamente, ad accompagnare le migliori esperienze locali e a pressare il Nord affinché rispetti le promesse fatte nei vertici internazionali.
A cominciare dall’Europa.

Elio Pacilio
Vice Presidente Esecutivo Green Cross Italia