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GLI OPPOSTI FANATISMI

Publie le martedì 25 gennaio 2005 par Open-Publishing

Di MASSIMO FINI

Nel discorso di insediamento per il suo secondo mandato, il
presidente degli Stati Uniti, George W. Bush ha affermato che: 1) "Il
compito dell’America è di porre fine a tutte le tirannie anche negli
angoli più oscuri della terra". Compito che va oltre la difesa contro
il terrorismo islamico e prescinde da essa. 2) Compito dell’America
è "rovesciare tutti i regimi antidemocratici", quindi non solo le
dittature ma anche le autocrazie, le teocrazie, le monarchie
assolute, le aristocrazie, le comunità feudali, tribali, tradizionali
e, insomma, tutto ciò che è diverso e "altro" dalla democrazia.
3) "Finché la tirannia dominerà intere regioni prone all’ideologia
dell’odio, la violenza si moltiplicherà, diventerà una minaccia
mortale. Un’unica forza la potrà sconfiggere: la forza della
libertà". 4) "Anche per la nostra sicurezza noi dobbiamo difendere la
democrazia in ogni nazione e in ogni cultura". Ora, a me sembra che
chi vuole abbattere tutte le tirannie, eventualmente con la violenza,
in nome della propria concezione della vita e del mondo, è egli il
primo tiranno. Che chi vuole rovesciare, eventualmente anche con la
violenza, tutti i regimi antidemocratici è egli il primo
antidemocratico. Che chi vuole spazzar via i regimi che definisce
dell’odio, portatori di violenza e "minaccia mortale" è egli il primo
diffusore dell’odio, il violento e l’autentica "minaccia mortale"
alla libertà degli altri popoli di autodeterminarsi, alla loro
sicurezza, alla loro integrità.

Che chi vuole diffondere la propria cultura in ogni altra è egli il
totalitario. Condoleezza Rice, neo Segretario di Stato americano, nel
discorso che inaugurava il proprio mandato, che ha preceduto di pochi
giorni quello di Bush e che ne ricalcava le idee, aveva affermato che
i totalitarismi del secolo scorso, il fascismo e il
comunismo, "condividevano una convinzione fanatica che la loro via
fosse l’unica e l’assoluta certezza che la Storia fosse dalla loro
parte".
Ma che cos’è quella di Bush, della Rice e di tutti coloro che li
spalleggiano se non una convinzione fanatica che la loro sia l’unica
via e l’assoluta certezza che la Storia sia dalla loro parte?

Cambiano i tempi e i protagonisti ma la solfa è sempre la stessa: i
regimi che sono, in un dato momento storico, egemoni si credono i
migliori e, in nome di questa loro presunta superiorità, si ritengono
in diritto di far strame di tutti coloro che non si assoggettano alla
loro supremazia. È semplicemente spaventoso che l’Illuminismo, che
era nato in reazione a un assolutismo, quello religioso, si sia fatto
a sua volta assolutista, che in nome della propria concezione di
tolleranza e di libertà si sia fatto il più intollerante e
liberticida dei regimi, che non concepisca e non conceda dignità di
esistere a tutto ciò che è "l’altro da sé", che affermatosi per
tutelare il "diverso" non sopporti più tutto ciò che è "diverso", che
sconfessi, insomma, tutti i propri presupposti e principi. Per la
verità nell’Illuminismo, nella sua astrattezza, nel suo "esprit de
géométrie" e nella sua prima declinazione politica che fu la
Rivoluzione francese c’erano già, in nuce, i germi del totalitarismo
che assunsero le forme del giacobinismo e poi del comunismo.

La liberaldemocrazia di origine anglosassone aveva cercato di evitare
questi pericoli. Ma adesso, divenuta essa egemone, assistiamo a un
giacobinismo in salsa liberaldemocratica che si sposa, per
sopramercato, con una fede religiosa e messianica in se stesso. Un
ircocervo, un animale che non si pensava esistesse in natura. Un
mostro. Bush si appella a Dio che gli garantirà l’inevitabile e
inesorabile vittoria. L’Islam radicale si appella ad Allah che gli
garantirà l’inevitabile e inesorabile vittoria. E in mezzo ci siamo
noi (tutti coloro che non credono di avere la verità in tasca e il
sole in fronte e che usano ancora la ragione anche per dubitare,
soprattutto di se stessi) che, schiacciati da questi due opposti e
simmetrici fanatismi, assistiamo, increduli, al crollo di tutte le
speranze e le illusioni che una Modernità troppo sicura di sé aveva
suscitato.

Massimo Fini

Fonte: www.ilgazzettino.it