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Gaza. “Siamo qui ad aspettare di morire”
di Tommaso Vaccaro
Si è tenuta oggi al Senato la conferenza stampa della delegazione europea entrata nella Striscia per una visita alla popolazione palestinese. Morgantini e Maritati raccontano un dramma infinito e denunciano la violazione della legalità internazionale da parte di Israele
“Siamo qui ad aspettare di morire”. Queste le parole che gli europarlamentari della delegazione guidata dalla vicepresidente dell’Assemblea di Strasburgo, Luisa Morgantini (Gue/Ngl - Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica), portano con loro rientrando dalla visita a Gaza. A pronunciarle sono i palestinesi della Striscia, sotto il continuo martellamento dei raid aerei e degli attacchi di terra dell’esercito israeliano. Un dramma raccontato oggi, durante una conferenza stampa al Senato, da Morgantini e dal senatore del Pd Alberto Maritati, anche lui parte della delegazione entrata a Gaza il 10 gennaio da Rafah, il varco al confine egiziano.
“Siamo riusciti ad entrare soltanto per due ore, durante la tregua quotidiana”, racconta ai giornalisti la vicepresidente dell’europarlamento. Una tregua che non essendo rispettata da entrambe le parti ha permesso alla delegazione Ue di assistere con i propri occhi allo sganciamento di ben sei bombe in soli 120 minuti.
Quella di Gaza è una “situazione terribile e drammatica”. Nei racconti di Luisa Morgantini, che con il gruppo da lei guidato ha visitato scuole in cui sono asserragliati centinaia di profughi e ospedali traboccanti di feriti, si rivive la tragedia di una morte che non dà scampo. “Nella struttura in cui siamo entrati abbiamo trovato bambini, donne e anziani con gli occhi persi nel vuoto e con i volti segnati dalla disperazione per aver perso tutto. Un medico – continua Morgantini – ci ha raccontato come sia difficile curare non solo i feriti, ma anche i malati cronici. A ciò si aggiunge che il rifornimento di carburante della Striscia non è sufficiente per tenere in funzione gli ospedali che ormai si avvalgono di generatori di energia”.
Ma l’elemento che rende ancor più tragica la situazione a Gaza, secondo l’europarlamentare di Rifondazione comunista, è il fatto che “per la prima volta nella storia, un popolo assediato e bombardato non può neanche fuggire”. Per Morgantini, che di recente si recata pure a Sderot, una delle città israeliane più colpite dal lancio di razzi di Hamas, la legalità è certo violata dai combattenti palestinesi che sparano sui civili nel sud di Israele, ma è soprattutto lo Stato ebraico a violare le leggi internazionali. “Innanzitutto – afferma – per il massacro di civili in corso e poi perché è da quarant’anni che occupa la Cisgiordania dove si continua a costruire un muro coloniale che annette illegalmente territori, non tenendo conto delle sentenze della Corte di giustizia internazionale”. La vicepresidente del Parlamento Ue smentisce anche il fatto che la Striscia sia stata liberata da Israele. “dal 1993 – dice – chi è giovane a Gaza, se non ha ancora 35 anni o permessi particolarissimi, vive schiavo nella sua stessa terra, da cui non può uscire”.
Come delegazione europea, annuncia in conclusione Morgantini, porteremo all’Assemblea di Strasburgo la nostra testimonianza per poi giovedì votare “una risoluzione che chiede che le misure Ue per un rafforzamento delle relazioni con Israele siano bloccate fino al cessate il fuoco totale e al rispetto della legalità internazionale, oggi violata”.
Il senatore democratico Alberto Maritati, recatosi anch’egli in visita nella Striscia, sottolinea invece come quella in corso “non è una guerra, bensì un intervento militare di uno Stato contro un gruppo, se vogliamo terrorista, che vive in mezzo ad un milione e mezzo di persone”. Maritati chiede pertanto ad Israele , che “ha i mezzi per difendersi e gode di un’opinione pubblica internazionale pronta ad accogliere le sue ragioni”, di mettere immediatamente la parola fine agli attacchi contro la popolazione palestinese e di “farsi aiutare dalla comunità internazionale” per chiusura di questa drammatica crisi. “La violenza che si sta usando non serve assolutamente a nulla perché semina soltanto odio. E non mi si venga a dire che chi chiede il dialogo con Hamas è dalla parte di Hamas”.
Il senatore italiano del Pd sottolinea poi come “laddove si vieta alla stampa di entrare, è in serio pericolo la democrazia e questo non può essere giustificato con la questione della sicurezza”. Questa scelta – afferma –esprime la chiara “volontà di non fare sapere al mondo quello che sta succedendo”.