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Gaza, la guerra sporca
di Rocco Santoro
GAZA - La guerra Hamas-Israele è l’ennesimo effetto collaterale delle guerre sporche che dalla fine della seconda guerra mondiale si sono succedute in tutte le regioni calde del mondo per contrastare poteri alternativi allo status quo esistente. La leadership del dopoguerra era caratterizzata da una ideologia pragmatica, laico-socialista, scevra di integralismi arabi e molto vicina alle lotte del movimento operaio.
Queste caratteristiche hanno determinato l’ostracismo delle oligarchie arabe in primis e l’ostilità da parte degli Usa che tramite Israele ha operato sistematicamente un politica di screditamento ed infiltrazione terroristica. La svolta decisiva si ebbe nel 1966 con l’espulsione dei palestinesi dalla Giordania e la cosidetta campagna di eliminazione di Al Fatah da parte dei servizi segreti giordani. In quel periodo per la prima volta fece capolino il piano segreto della CIA di appoggiare in tutto il mondo i gruppi integralisti religiosi in contrapposizione alle organizzazioni ed agli stati di orientamento social-marxista. In particolare in MO tre erano le dinamiche da sottoporre a stategia di "contenimento":
Il nazionalismo arabo nasseriano, la leadership di Gheddafi e la borghesia intellettuale palestinese.
In tale operazione furono coinvolti i servizi segreti dei paesi della penisola araba, l’Iran di Reza Palhevi e la Giordania. Fu inoltre stretta un alleanza tattica con il nascente partito del Likud, partito reazionario non lontano dalle destre neofasciste degli anni 70 operanti in Europa.
Hamas iniziava a muovere i suoi primi passi all’inizio degli anni 70 anche se la sua carta costitutiva è del 1988. In quel periodo riceveva aiuti direttamente dall’Arabia Saudita e dalla Siria. Ma fu il fondatore del Likud Menachem Begin a fornire una formidabile spinta al movimento. Quando fu primo ministro nel 1977 diede l’assenso alla regolare registrazione in Israele della «al-Mujamma’ al-Isl?m» (Associazione Islamica), movimento collegato ai Fratelli Musulmani e fondato dalla sceicco A?mad Y?s?n. Molti esperti concordano che sebbene Israele non abbia mai sostenuto direttamente ?am?s, le permise di esistere per opporsi al movimento laico al-Fatha di Arafat. Citiamo per tutti, Tony Cordesman, l’analista per il Medio Oriente del Center for Strategic Studies : Israele «ha aiutato Hamas in modo diretto e indiretto per usarla come antagonista dell’OLP». Senza quell’aiuto Hamas non avrebbe mai potuto emergere nella società palestinese laica e fortemente ostile ai proclami religiosi. Hamas per tutti gli anni 80 si concentrò sulla lotta alla corruzione, la pratica di solidarietà sociale tramite la zakat (la carità anonima uno dei pilastri della fede coranica) e l’educazione religiosa. Un infiltrazione capillare nella società palestinese che sfruttò a pieno l’esilio tunisino di Arafat dopo la guerra contro il Libano scatenata dal likudista Sharon al preciso scopo di sgretolare la leadership laica dell’OLP. Il contrasto ad Hamas fu quindi relativamente modesta e nonostante che il ritorno dei laburisti a Tel Aviv avesse bloccato il sostegno non visibile ad Hamas la corruzione crescente dei vertici di Al-Fatah permise ad Hamas di strutturarsi come vera e propria alternativa di governo all’OLP. Lo statuto di Hamas esplicitamente richiede la fine d’Israele e la nascita di uno stato palestinese islamico invocando una improbabile guerra santa contro il Satana Israeliano-statunitense. All’inizio degli anni 90 la guerra del Golfo e la sconfitta sovietica in Afghanistan favorì la progressiva islamizzazione di tutti i principali movimenti politici arabi e il trionfo della politica della CIA di islamizzazione dei movimenti nazionalisti arabi. Hamas era pronta per il grande salto che però la fragilità politica dei suoi leader ritardo fino al 2006 quando vinsero le elezioni legislative portando a termine il progressivo avvicinamento alle posizioni politico-religiose iraniane, senza nessuna conversione al movimento sciita. Un trasformismo politico che allarmò tutte le diplomazie arabe e determinò la fine della politica della CIA e dei servizi segreti israeliani di appoggio dietro le quinte. Hamas è diventata una minaccia reale e la quinta colonna dell’espansionismo persiano in MO.
In questi giorni siamo all’epilogo: il governo israeliano alla vigilia di elezioni decisive per la sorte dello stato ebraico, a fronte dello stillicidio dei missili qassam lanciati da Hamas contro gli insediamenti di coloni ebraici, decide di pianificare la distruzione militare dell’organizzazione e la decapitazione dei suoi vertici. Il punto è se il tutto non si risolverà nella fallimentare guerra in Libano del 2006 dove Israele fu umiliata dagli Hezbollah filoiraniani e filosiriani. E’ indubbio che Hamas non ha alcuna possibilità di contrastare l’esercito Israeliano e le sue capacità di guerriglia sono molto virtuali. Tuttavia la strategia pseudo rumsfeld del bombardamento a tappeto per poi intervenire sul terreno è la peggiore possibile, sopratutto per l’impatto sulle opinioni pubbliche occidentali a causa dell’altissimo numero di vittime innocenti. D’altro canto Hamas punta tutta la sua strategia sugli errori pacchiani finora fatti dal governo israeliano. In conclusione stiamo assistendo all’atto finale di una tragedia politica nella quale l’anti-socialismo ha determinato la creazione di frankestein politici in realtà socio-economiche che avrebbero necessità di una spinta per la costruzione di una classe imprenditoriale e una di lavoro salariato.
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1. Gaza, la guerra sporca, 6 gennaio 2009, 12:29
Questo articolo è stato prelevato dal sito www.dazebao.org
Perchè non inserite la fonte per correttezza??