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Gaza, la strage senza fine Armi al fosforo sui palestinesi

Publie le martedì 6 gennaio 2009 par Open-Publishing

Gaza, la strage senza fine. Armi al fosforo sui palestinesi

Attacco di terra e dal cielo dell’esercito israeliano. Oltre 500 le vittime dall’inizio dell’offensiva

di Francesca Marretta, Gerusalemme

Uccisi in casa. Per strada. In auto. In ambulanza. Non c’è scampo per gli abitanti di Gaza, sotto tiro di artiglieria, aviazione e marina israeliana. L’esercito dello Stato ebraico è dentro Gaza. Divisa in due, mentre si espande l’operazione di terra. I tank israeliani occupano da sabato tutto il nord della Striscia. Da ieri si combatte anche a Gaza City, che era stata circondata nelle ore precedenti. I conbattimenti sono violenti nella parte orientale e in quella settentrionale della città. Almeno cinquanta i palestinesi uccisi ieri, in maggioranza civili.

Dodici erano bambini. A Gaza City una donna è morta insieme a quattro dei suoi figli. Il giorno precedente cinque persone delle stessa famiglia, tra cui una ragazzina di quattordici anni, erano rimasti uccisi dal colpo di un carro armato a Netzarim, a sud di Gaza City. Probabilmente cercavano una via di fuga. Ucciso anche l’infermiere dell’ambulanza inviata per i soccorsi.

Si potrebbe continuare con una lunga lista. I civili morti dall’inizio dell’operazione "Piombo Fuso" sono oltre cento. Almeno ottantasette sono minori. In tolale i palestinesi uccisi sono oltre cinquecentosessanta. Amnesty International sottolinea che ai morti civili dovrebbero essere aggiunti i centosessantacinque poliziotti che si occupavano di ordine pubblico, che non prendevano parte al conflitto, non essendo miliziani. I feriti sono oltre duemilacinquecento.

Dall’inzio dell’offensiva di terra, cominciata sabato scorso, è rimasto ucciso un soldato israeliano e diverse decine sono rimasti feriti. Dall’ospedale Shifa di Gaza City il Dr. Muawiya Hassanein, spiega che i morti potrebbero essere molti di più. In molte zone non è possibile portarli via. Il portavoce del Premier Olmert, Mark Regev, interpellato da Liberazione sulle vittime civili insiste sul fatto che quella in corso «non è una guerra contro la poopolazione di Gaza, ma contro Hamas». Nelle scorse ore chi ha potuto, tra la popolazione di Jabalya, Beit Lahya e Beit Hanun, a nord di Gaza è fuggito. Pensando forse che i tank non sarebbero arrivati a Gaza City. «A casa mia ci sono i miei parenti di Jabalya.

Ogni famiglia vive in una stanza» ci ha detto ieri pomeriggio da Gaza City il giornalista Safwat al-Khalut. «O sopravviviamo tutti insieme, oppure, se moriremo moriremo insieme». Safwat ha descritto cosa significa uscire di casa a Gaza. «Puoi rimanere colpito in ogni momento. Cerchiamo di muoverci il meno possibile ma quando ti devi mettere in fila per il pane, ci stai anche per tre ore. Adesso a casa siamo di nuovo senz’acqua. La centelliniamo e andiamo a riempire bottiglie vuote di coca-cola alla fontana municipale». Safwat, dice che arrivato da Jabalya, lo zio parlava di gas che avrebbero preceduto i bombardamenti. «Parli di lacrimogeni?» - «No, un’altra cosa».

Potrebbe trattarsi di proiettili al fosforo bianco, usati per coprire con schermi fumogeni l’avanzata della fanteria, di cui hanno parlato diversi media. I portavoce del governo israeliano smentiscono. Insistono sul fatto che Israele non fa uso di armi illegali. Basandosi probabilmente sul fatto che le armi al fosforo sono considerate non proibite se usate per "illuminare" il campo di battaglia.

Ma secondo la Convenzione di Ginevra, le armi al fosforo non possono essere usate in aree abitate da civili, in quanto altemente suscettibili di provocare vittime, tra l’altro con una morte orribile, ustionandole fino alla morte, dato che il fosforo bianco continua a bruciare fino a quando ha ossigeno, che innesca la combustione. Un crimine dunque anche solo pensare di usarle a Gaza.

Il luogo a maggiore densitá di popolazione del pianeta. Ma nessun giornalista internazionale puó entrare a Gaza per indagare. Il governo Olmert si preoccupa per la nostra sicurezza. Dobbiamo quindi basarci sui resoconti degli abitanti di Gaza. Che appaiono più demoralizzati di giorno in giorno. Man mano che passano i giorni non si avverte più rabbia nei racconti, ma rasegnazione, sfinimento. «La situazione è brutta, molto brutta» Khaled parla dal sud, da Rafah, colpita ancora ieri dall’aviazione che ha per obiettivo i tunnel sotterranei al confine con l’Egitto. Come gli altri a Gaza racconta il dramma di vedere la paura, lo stress dipinto sul volto dei propri figli. I pianti isterici a ogni rombo di aereo. «Corrono da me o dalla mamma. Non sappiamo più cosa fare per intrattenerli. Per distrarli». E padre Emmanuel Musallan, il parroco della comunità cristiana di Gaza, dice che alcuni bambini sono morti d’infarto per la paura.

L’operazione Piombo Fuso a Gaza procede «secondo i piani», ha dichiarato il ministro della Difesa israeliano Barak, anche se ma «non tutti gli obiettivi sono ancora stati raggiunti». Dunque l’offensiva continuerà, forse «ancora per settimane». I commenti apparsi sulla stampa israeliana dicono il contrario. Sostengono che l’operazione manterrà consenso solo se e fino a quando l’Idf non riporterá sostenziali perdite e finchè l’opinione pubblica internazionale alzerá la voce, ma senza conseguenze o sanzioni per Israele, quindi meglio sbrigarsi. L’esercito israeliano ha annunciato ieri di aver catturato «decine» di miliziani di Hamas. Nonostante la massiccia presenza israeliana a Gaza, anche ieri il sud di Israele è stato raggiunto dai razzi. Colpite ieri di nuovo, oltre Sderot e anche cittá ben più lontane dal confine con Gaza come Ashdod, dove un asilo, fortunatamente vuoto è stato distrutto, e Be’ersheva.

Due persone sono rimaste lievemente ferite, mentre diversi sono i ricoverati in stato di shock. I leader di Hamas sono per qualche istante emersi dai rifugi sicuri a Gaza. Mahmud Al-Zahar ha parlato dalle frequenze della televisione di Hamas, che riesce a funzionare da uno studio mobile, dichiarando che «la vittoria arriverà, con l’aiuto di Allah». Ci crede lui, ma la stragrande maggiornaza della popolazione a Gaza vuole solo sopravvivere a questa guerra. Mentre il governo israeliano continua a negare che esista emergenza umanitaria a Gaza, l’Ong internazionale Oxfam, come ripetono da giorni anche Nazioni Unite e Croce Rossa dice che «Gli ospedali sono sovraffollati di morti e feriti e mancano di tutte le attrezzature e il materiale essenziale».

Oxfam conferma che a Gaza mancano cibo, acqua, medicine e carburante e che Israele autorizza a passare per il valico di Kerem Shalom sono completamente inadeguati per far fronte ai bisogni della popolazione di Gaza. Di fronte a questa situazione, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Antonio Guterres ha lanciato un appello per ricordare il diritto universale di chi fugge dalla guerra e ha richiamato i Paesi della Regione alla responsabilità di garantire l’ingresso sul proprio territorio ai civili di Gaza. Ma il problema, sopratutto con la Striscia divisa, è come farli uscire.