Home > Gelmini: una scuola a perdere
Avanza il cupo piano di privatizzazione dello Stato messo in atto da Berlusconi.
Si comincia privatizzando la scuola pubblica. Si procedera’ privatizzando tutto il resto.
Alla fine nessuno dei diritti sanciti dalla Costituzione sopravvivera’, sparira’ lo stato sociale e i cittadini italiani, salvo i piu’ ricchi, se la vedranno molto ma molto brutta.
Da ieri il decreto Gelmini sulla scuola dell’infanzia e primaria e’ legge
Il 1° colpo alla scuola pubblica e’ stata sferrato e la Gelmini promette tra una settimana il 2° colpo all’universita’, mentre i giornali di B si scatenano contro i baroni, per spezzare il fronte di opposizione che ha coinvolto tutto il paese e ha visto dalla stessa parte studenti, docenti, personale amministrativo e famiglie in una delle piu’ grandi proteste popolari della storia repubblicana.
Coloro che si perdono dietro minuzie come il voto in condotta e il grembiulino riflettano sui fini AZIENDALISTICI con cui la scuola pubblica viene svenduta al neoliberismo peggiore, sull’intento di trasformare le scuole in Fondazioni private, non sovvenzionate dallo Stato, il cui costo sara’ rigettato sulle famiglie tagliando fuori le classi meno abbienti, in un chiaro discorso di destra, classista e feudale, totalmente antidemocratico, che ha l’intento di ostacolare l’accesso alla cultura e alla formazione alla maggior parte delle persone.
Chi minimizza la portata di questa legge rifletta sui modi con cui si tenta di annullare la scuola come un diritto della democrazia, universale, gratuito e aperto a tutti, per farne una merce immessa sul mercato per l’uso di pochi privilegiati! E rifletta sulle forme autoritarie con cui questo disegno anticostituzionale e’ stato portato avanti, con diktat autoritari, con un decreto e un voto alla fiducia, senza consultazione alcuna dei settori interessati o degli esperti della scuola, senza alcun rapporto con chi la scuola la usa o ci lavora, senza riferimento ai principi didattici, pedagogici, educativi e formativi che dovrebbero presiedere al suo funzionamento, senza alcuno sguardo sul futuro che la scuola dovrebbe aprire o facilitare e senza alcuna concessione alle giovani generazioni e al loro futuro.
Per Scuola primaria in Italia si intendono i 5 anni delle elementari. Per passare alle medie c’era un esame che la Moratti ha tolto.
Fino al 1990 c’era un maestro unico per classe. Dopo sperimentazioni di molti anni, il maestro unico e’ stato sostituito da quello che si chiama MODULO: 3 maestri per 2 classi, o 4 maestri su 3 classi (molti pensano che ci siano 3 maestri per ogni classe). Ogni classe ha un "maestro prevalente" che si occupa degli allievi per la maggior parte delle ore e rappresenta quel punto di riferimento che prima era il maestro unico, per cui lo spaesamento dei bambini che molti denunciano e’ pura fantasia. Ma nella legge della Gelmini il termine “maestro prevalente” e’ scomparso e si parla di “maestro unico”, il che fa temere che anche le altre figure educative e di sostegno spariranno.
Ognuno dei 3 insegnanti oggi ha una specificita’: lingua o dell’espressione, matematica e scienze.
Dal 1999 ogni scuola ha una sfera relativa di autonomia di insegnamento entro la quale si organizza a suo modo. Ora tale autonomia scompare. Tornera’ quando le scuole diventeranno fondazioni, come assicura la Moratti, ma a quel punto saranno diventate totalmente enti privati senza sovvenzione dello stato. E la privatizzazione sara’ completata.
Con la nuova riforma della Gelmini tornera’, dal 2009, il MAESTRO UNICO, il quale passa da 24 ore settimanali a 30 (si immagina con aumento dello stipendio). All’insegnante unico sara’ affiancato l’insegnante di inglese che pero’ ora gia’ in molte scuole manca. Per le ore aggiuntive si dice che saranno pagate dalle casse di ogni scuola, e, poiche’ queste casse sono vuote si teme che anche le ore aggiuntive andranno a sparire.
La Gelmini dice che, col ritorno al maestro unico, si libereranno dei maestri che si occuperanno del TEMPO PIENO che aumentera’ del 50% (ma hanno fatto i conti e dicono che non tornano). Il tempo pieno sara’ pagato dalle scuole (ma con quali fondi?) o dagli enti locali (ma con quali fondi? Si immagina dunque che i Comuni metteranno altre tasse, poiche’ sono gia’ stati falcidiati dalla sottrazione dell’ICI e di quote della sanita’ e non tollererebbero altri oneri). La soluzione piu’ ovvia e’ che le famiglie che vorranno il tempo pieno se lo dovranno pagare da sole e questo si abbattera’ come una scure sulle madri lavoratrici meno abbienti e mettera’ in crisi menage familiari che gia’ oggi stentano a sopravvivere. Insomma la manovra aggrava il tenore di vita dei piu’ poveri.
La Gelmini giura di razionalizzare la scuola primaria eliminando gli sprechi e che in questo modo si spendera’ meno ma con migliore qualita’ (e nessuno ha capito come questo avvenga perche’ chi vuole migliorare la scuola ci investe, non ci disinveste).
BAMBINI DI 2-3 ANNI. La Gelmini promette di aumentare il servizio educativo per i bambini tra i 2 e i 3 anni (sezioni primavera introdotte dalla Moratti) con 30 milioni per il 2008-2009, 50 per il 2009-2010, aumentando il servizio regionale e prevedendo che nelle aree montane possano essere accolti piccoli gruppi di bambini di 2-3 anni anche nelle scuole dell’infanzia, pero’ nello stesso tempo prevede la chiusura di almeno 3600 scuole piccole, che saranno proprio quelle di montagna! Le scuole piccole in Italia in realta’ sono 10.000 e anche qui i conti non tornano. La chiusura di queste scuole (tutte le scuole montane) comportera’ lo spostamento di una massa enorme di bambini a scuole di altri comuni che saranno lontane e disagevoli con altre spese per le famiglie, ma si segue il principio aziendalistico di chiudere quel che costa troppo, come se la cultura e l’istruzione fossero prodotti aziendali di mercato.
Inoltre aumenta il numero di allievi per classe, che possono salire a 29, con ulteriore aggravio per il maestro unico che alla fine non sara’ nemmeno nella possibilita’ di curare gli allievi.
ACCORPAMENTI. Si privilegiano le scuole che riuniscono sotto un unico direttore scuole dell’infanzia, elementari e medie, prevedendo la chiusura e accorpamento delle piu’ piccole (che sono la meta’ del totale). Anche questo accentramento permettera’ di risparmiare perche’ ogni istituto avra’ un solo direttore scolastico e meno personale amministrativo.
Il TEMPO DELLO STUDIO diminuisce.
Mentre tutto il mondo civile alza il tempo dell’obbligo scolastico, per dare a tutti una base di istruzione comune (e questo e’ un fondamentale principio democratico di equita’), la Gelmini lo diminuisce, facendolo scendere da 16 anni a 14.
Anche qui si gioca al ribasso. E noi abbiamo gia’ un ritardo storico e un gap culturale rispetto ad altri Paesi europei, con punte critiche soprattutto in alcune regioni del sud, che arrancano nello sviluppo economico e nei processi di modernizzazione. E’ solo da poco che l’Italia e’ arrivata all’obbligo scolastico fino ai 16 anni. Altri Paesi della Comunita’ Europea sono molto piu’ avanti da piu’ tempo. Per di piu’ abbiamo indici altissimi di evasione scolastica, con ricadute sociali enormi.
In Inghilterra l’obbligo di istruzione gratuita fino a 16 anni e’ del 1970. La Gelmini ha riabbassato a 14 anni l’obbligo scolastico che era stato riportato da Fioroni a 16 anni. Non e’ un caso se poi in Italia ci sono dei fenomeni fortissimi di analfabetismo di ritorno e di abbandono. Se si vuole elevare il livello culturale e scolastico del paese bisogna investire e non tagliare. Il contrario di quello che fa il ministro anche nel campo dell’istruzione per gli adulti. Ci sono parti del territorio dove i ragazzi smettono presto di andare a scuola per finire per strada, fare lavori in nero o ingrossare le fila della criminalita’ organizzata.
La manovra prevede una riduzione generale delle ore scolastiche: le superiori perdono un anno, scendono da 5 a 4 anni, e ci si diploma un anno prima. I bambini della primaria usciranno alle 12,30. Agli istituti tecnici e professionali si scende da 36 ore a 32. Nei Licei classico, scientifico, linguistico e delle scienze le ore scendono da 33 a 30. Insomma si studiera’ di meno. E non si vede come questo potra’ aumentare la qualita’ e la preparazione.
Sotto la Moratti c’era stata la moltiplicazione dei tipi di scuola superiore che erano arrivate a 900. Ora si semplifica. E si semplificano anche gli indirizzi degli istituti tecnici e professionali. Si accorpano classi di concorso con la stessa base culturale e professionale.
STRANIERI. Si prevedono corsi di italiano pomeridiani per stranieri e corsi al mattino per bambini stranieri (qui la Lega chiede classi differenziali separate al mattino per bambini non italiani proseguendo sulla sua linea di apartheid e rifiuto dello straniero e parla ipocritamente delle classi ponte come di “discriminazioni temporanee positive” ).
E il Governo vuole che non siano “consentiti ingressi nelle classi ordinarie” oltre il 31 dicembre, il che vuol dire per es. che un bambino appena arrivato si dovra’ fare 3 mesi di classe ponte ma non potra’ entrare in una classe normale fino a ottobre del prossimo anno.
La Lega chiede anche che gli stranieri “siano spalmati sul territorio” (!) per non affollare le stesse classi: "una distribuzione degli studenti stranieri proporzionata al numero complessivo degli alunni per classe, per favorirne la piena integrazione e scongiurare il rischio della formazione di classi di soli alunni stranieri, oltre che ‘nelle classi ponte’, l’attuazione di percorsi monodisciplinari e interdisciplinari, attraverso l’elaborazione di un curriculum formativo essenziale, che tenga conto di progetti interculturali, oltre che dell’educazione alla legalita’ e alla cittadinanza", pretesa pomposa e magniloquente che riferita a bambini risulta solo ridicola, non si immagina come un bambino piccolo possa essere educato alla legalita’ e alla cittadinanza quando la prima cosa che riceve e’ una discriminazione personale.
SOSTEGNO. Si dice che non saranno toccati gli insegnanti di sostegno e che il personale docente che si occupa degli alunni diversamente abili sara’ confermato ma i timori delle famiglie di bambini con problemi sono fortissimi, perche’ gia’ si sono visti progressivamente abbandonati dallo Stato. E infatti la Finanziaria di Tremonti prevede tagli per l’80% degli insegnanti di sostegno.
CHIUSURA SCUOLE. Si dice che non si toccano le scuole di montagna ma nello stesso tempo che queste scuole saranno accorpate a quelle dei comuni maggiori. In Italia ci sono piu’ di 10.000 classi con meno di 10 studenti, che saranno eliminate, mentre aumentera’ il numero di bambini per classe. Si dice che ogni scuola sara’ esaminata caso per caso pero’ i tagli sono stati fatti prima e senza qualsiasi valutazione preventiva.
GRADUATORIE. La Lega ha voluto graduatorie provinciali e non nazionali e vorrebbe il principio di territorializzazione, cioe’ che ogni scelta del personale scolastico desse la priorita’ in graduatoria a chi e’ nato sul posto e parla il dialetto locale- si immagina che debba anche essere bianco e cattolico. Domani dovra’ anche essere tesserato come sotto il Duce?- sempre in onore del principio dell’odio allo straniero. Qui lo straniero e’ chiunque non sia nato in una provincia. Il principio della nazionalita’ viene estromesso dal principio del campanile.
VOTO. Si torna a pagelle con voto numerico, che alle elementari sara’ affiancato da un giudizio.
I bambini di elementari e medie con due o piu’ insufficienze saranno bocciati (pensare a un bambino di prima che viene bocciato e’ aberrante!). Nella primaria si arrivera’ alla bocciatura solo in casi eccezionali con decisione assunta all’unanimita’ dai docenti (ma non c’era il maestro unico?). Alla secondaria di 1° grado ci dovra’ essere l’accordo della maggioranza dei professori. Si immagina che alle superiori con due insufficienze si venga bocciati (spariscono i corsi di recupero?).
Torna il voto in condotta e con 5 si e’ bocciati.
TESTI. I testi scolastici adottati devono durare almeno 5 anni alle elementari e 6 alle medie e superiori, “salvo appendici e aggiornamenti” (e questa scappatoia annulla quanto detto).
Torna lo studio (ma quando era andato via?) di educazione civica, "Cittadinanza e Costituzione".
EDIFICI. Si dice che sono previste risorse destinate al finanziamento di interventi per l’edilizia scolastica e la messa in sicurezza degli istituti scolastici, impianti e strutture sportive pero’ nella Finanziaria queste voci non ci sono dunque e’ una balla! Una scuola su due in Italia non ha le certificazioni di sicurezza. E’ tutto uno sfascio, dall’agibilita’ statica a quella igienico sanitaria, alla prevenzione anti-incendi all’abbattimento delle barriere architettoniche (imposto per legge ma disatteso e nelle scuole ci sono oltre 170mila disabili).
Le bugie della Gelmini
“La spesa, specie del personale, e’ fuori controllo e negli ultimi 10 anni e’ aumentata di 10 miliardi a fronte di una diminuzione degli alunni.”
Falso
Che la spesa per l’istruzione in 10 anni sia aumentata e’ ovvio, visto che dal 1997 al 2007 ci sono stati ben 5 rinnovi contrattuali. Ma non e’ vero che sia aumentata rispetto al PIL. Al contrario, dal 1997 al 2007 e’ diminuita dello 0,2-0,3% sia in termini di spesa del ministero che di spesa pubblica complessiva per l’istruzione. Siamo al 3.29% contro una media OCSE del 3,8%. Inoltre in Italia va all’istruzione il 9,3% della spesa complessiva, mentre negli altri paesi siamo al 13,2%. E non e’ vero, nemmeno, che gli alunni siano diminuiti negli ultimi 10 anni: sono invece aumentati di oltre 152.000 (+ 2%) mentre il numero dei docenti e’ diminuito del 2,38%.
“Il 97% della spesa per l’istruzione e’ destinata agli stipendi del personale. Per cui occorre ridurre il personale.”
Falso.
I dati ministeriali dicono che la spesa per gli stipendi del personale e’ il 74% del totale, sotto della media europea e OCSE (OCSE: 79,8% del totale). La voce stipendi e’ il 93% del bilancio (cioe’ 39,2 miliardi su 42 miliardi e 396 milioni di euro totali).
Il ministro finge di ignorare che ci sono oneri a carico delle Regioni per 2 miliardi e 263 milioni e degli EE.LL. per altri 8 miliardi (edilizia scolastica, trasporto, mensa e diritto allo studio).
“La spesa per alunno e’ piu’ alta della media OCSE “
Falso.
Cio’ sembrerebbe vero per la scuola primaria, 6.835 dollari per alunno contro 6.252, ma non per la secondaria di 2° grado, 7.648 dollari contro 7.804.
Ma anche per la primaria non e’ vero. In Italia il costo della spesa per l’integrazione scolastica degli alunni diversamente abili o per l’educazione degli adulti e’ interamente a carico (96.000 insegnanti, ovvero il 12% del totale) del bilancio statale. In altri paesi hanno fatto scelte diverse e i costi di interventi diversi non figurano nelle statistiche. Inoltre il Ministero retribuisce ben 25.000 docenti di religione cattolica, un costo questo che altri paesi non hanno! Altri paesi non hanno tante montagne come l’Italia. E altrove alcuni servizi (prestati da personale parascolastico) non gravano sul bilancio dell’istruzione, mentre in Italia tutto grava sulla scuola.
“Ci sono 700 scuole sottodimensionate”
Qui si confonde sedi amministrative (700) e plessi scolastici.
Questi ultimi dovrebbero essere mantenute perche’ si tratta di scuole dell’obbligo ma la Gelmini vuole chiuderle e le famiglie dovranno farsi carico delle spese di trasporto verso comuni piu’ distanti
"Aumenteremo la qualita’ col maestro unico e l’orario a 24 ore".
Siamo alla farsa. Le 24 ore non le vuole nessuno. Con la Moratti risulto’ che il 70,3% delle famiglie sceglieva le 28-39 ore settimanali. Solo il 4,1% aveva scelto le 27 ore proposte dalla Moratti, mentre il 25,6% optava per il classico tempo-pieno di 40 ore. E lei intende abbassare il tempo scolastico a 24 ore! 4 al giorno!
Il numero delle classi a tempo pieno e’ andato sempre aumentando. Il ritorno al maestro unico aggraverebbe i problemi delle famiglie, scaricando altrove i costi. Quello della Moratti e’ poi un modo di pensare che considera il tempo pieno un parcheggio, e non un lavoro di istruzione fatto in un arco completo di tempo. Pensa cosi’ sola una che di didattica non capisce niente.
Il maestro unico e’ un fatto grave che viola persino la Costituzione, la quale garantisce l’autonomia didattica ed organizzativa delle scuole, autonomia che non puo’ essere pregiudicata, come pure ha chiaramente ribadito dalla Corte Costituzionale.
Quello che il ministro tanto pomposamente chiama “riforma” e’ solo una manovra di tagli per mandare in malora la scuola pubblica e sacrificare i meno abbienti, tagliando loro ogni strada per il futuro. E’un regresso sociale su tutta la linea.
I risultati immediati sono la riduzione secca di oltre 130 mila lavoratori che potrebbero diventare molti di piu’ per il numero crescente di abbandoni a seguito di un sistema scolastico dequalificato dai tagli e che vedra’ diminuire gli studenti delle superiori anche per la cancellazione dell’obbligo scolastico a 16 anni.
Inoltre si crea un impedimento al ricambio e al ringiovanimento della classe docente.
Coi tagli all’universita’ e alla ricerca si mandano a casa i piu’ giovani, gli attuali precari, che da molti anni (anche 20!) contribuiscono con la loro professionalita’ a formare alunni e studenti.
Il governo vorrebbe reinvestire solo una piccola parte dei risparmi prodotti con i tagli. Molte delle promesse della Gelmini in Finanziaria nemmeno compaiono. Quello che compare invece e’ il chiaro e mirato smantellamento della scuola pubblica.
Questa legge e’ contro tutti, destra e sinistra, poveri e ricchi.
Come dice l’economista della Bocconi Tito Boeri, in 10 anni il salario di ingresso nel mondo del lavoro e’ diminuito dell’11%. Apparentemente l’occupazione e’ aumentata ma essendo diminuiti i compensi, non e’ aumentato il PIL, la poverta’ si e spalmata su una base piu’ grande. E si sono creati 4 milioni e mezzo di precari intrappolati nella loro condizione insostenibile, senza la possibilita’ di passare da un lavoro a tempo determinato a uno a tempo indeterminato. Il tempo passa ma i precari restano precari, con una fissita’ delle condizioni di sfruttamento che da’ una rendita iniqua alle aziende. I tagli della scuola di 87.000 posti di lavoro colpiscono tutti loro. La poverta’ non solo aumenta ma raddoppia, come aumentano le disuguaglianze. In Italia, a differenza di altri paesi, non e’ stata mai costruita alcuna rete di protezione della poverta’. Il 20% delle famiglie italiane sono sotto la soglia della poverta’. E’ una percentuale da paese sottosviluppato. E nessun partito si ‘e’ occupato seriamente di questo.
Un altro orrore che si perpetua e’ lo stagismo, altro regalo alle imprese, per cui prima di percepire un qualche salario devi sottostare a sei mesi di lavoro non pagato che poi si raddoppia in altri sei mesi.
A Pisa abbiamo il CNR e l’eccellenza delle universita’, la Normale. Chi frequenta la Normale e’ sottoposto a un tour de force ingente. Non solo deve avere la media del 27 ma oltre agli esami esterni deve sostenere gli esami interni. Un tempo uno studente eccezionale ma povero poteva mantenersi grazie alle borse di studio. Ma se la Normale diventa una Fondazione, aumentera’ le rette, e con le borse di studio non sara’ piu’ possibile a uno studente geniale e stacanovista ma povero di mantenersi.
La Gelmini ha voluto l’eliminazione del turn over, che manteneva una certa quota di ricambio. Adesso su 5 docenti che vanno in pensione si aprira’ solo un posto di lavoro. Con questo freno al ringiovanimento dei docenti ordinari e i tagli alla ricerca, l’universita’ smettera’ di essere una universita’ e si trasformera’ in un maxiliceo.
I professori universitari ordinari, i cosiddetti baroni, sono 20.000. (In America, con 5 volte piu’ popolazione, sono 675.000)
In Italia essi costituiscono una classe gia’ troppo vecchia. Il 57% ha piu’ di 50 anni. Il 22% piu’ di 60. Spesso sono delle nullita’. E questo grazie a leggi che hanno promosso a docente ogni sorta di persone anche non qualificate, per lo piu’ parenti di eccellenti per i quali si sono fatti concorsi ad personam. Gli ultrasessantenni, ad esempio, sono solo il 13,3% in Francia e l’8% in Gran Bretagna. Contemporaneamente i giovani occupano, negli stessi Paesi, rispettivamente 11,6% e il 16%, mentre in Italia si fermano al 4,6%.
Ma non basta: i docenti italiani, oltre ad essere anziani, sono anche duri da mandare in pensione. In base a “un’antica tradizione normativa”, e’ stabilito che i docenti universitari vengono messi fuori ruolo all’età di 72 anni, per poi andare definitivamente in pensione a 75 (e non a 65 come le altre categorie di lavoratori). La Moratti ha abolito la permanenza fuori ruolo e fissato a 70 anni la pensione ma solo per i nuovi assunti.
Boeri ricorda che abbiamo solo 3 professori ordinari sotto i 35 anni, quando Einstein ha fatto tutto il suo lavoro prima dei 35 anni.
Ma ogni volta che si affronta l’eta’ pensionabile per i dinosauri dell’universita’, tutti si ribellano, perche’ non vogliono toccare i loro protetti. E cosi’ continuera’a mancare qualsiasi valutazione di merito per ordinari e per precari.
In Inghilterra fanno periodicamente valutazioni serie su docenti e ricercatori, da noi non esiste nulla di simile e si entra solo per cooptazione, in quanto figli o parenti di.
Con la legge della Gelmini che per ogni 5 che se ne vanno ne prenderanno uno solo e l’invecchiamento aumentera’.
Boeri dice giustamente che si e’ guardato solo a tagliare, non a selezionare, i tagli sono indiscriminati e non tengono conto di nessun criterio di merito. Ci sono molti vizi nell’Universita’ attuale ma la Gelmini non ne sana nessuno. Da anni si chiede di misurare la qualita’ di chi opera in universita’ e si sono anche creati criteri di misurazione ma i governi non ne hanno mai fatto di niente e la dequalificazione dell’universita’ avanza da molti anni, bloccando tutto il paese. Nessuno si preoccupa di verificare quante pubblicazioni sono prodotte ogni anno e chi le fa. E i concorsi si continuano a fare ad personam.
I tagli continuano da 15 anni indiscriminatamente. Ogni governo ha peggiorato la sua parte.
Ci sono ricercatori che sono precari da 20 anni e con paghe ridicole da 800 euro al mese.
Molti di loro sono a contratto, tra pochi mesi torneranno disoccupati e la loro ricerca cessera’.
A Pisa i precari sono 3259, il 67 %.
Al CNR di Pisa i precari sono 455.
I governi non hanno mai considerato l’universita’ una risorsa, ma un salvadanaio da cui attingere. Il messaggio che si da’ forte e chiaro e’ che la ricerca non interessa. Ma un governo a cui la ricerca non interessa e’ gia’ morto sul piano del mondo.
Chi entra in un posto di lavoro parte gia’ con un salario piu’ basso del 20% e non recuperera’ mai durante la carriera lavorativa. Vive gia’ in una condizione di apartheid perche’ i suoi diritti non sono riconosciuti e riceve meno di quanto da’. Mentre chi entra in un’azienda cresce col tempo, chi ha un lavoro discontinuo non cresce mai, non ha speranze.
Cosi’ lo Stato punisce i suoi elementi migliori. L’universita’ non riesce a trattenerli, e non accoglie nemmeno quelli di altri paesi che non sono incoraggiati a venire da noi. Il nostro sistema formativo e’ come un colino, prepara persone che vanno via ad arricchire altri paesi, la nostra scuola spende, altri godono i frutti. Il sistema formativo fa di tutto per scoraggiare i talenti e per spingerli ad andarsene. In questo modo la nostra economia va sempre piu’ indietro. C’e’ la stupidita’ al potere. E purtroppo non solo a destra. Prodi ha speso 30 miliardi di euro in armi, per di piu’ comprate in America, se avesse destinato parte di questa quota in ricerca avrebbe investito in vita e non in morte.
I rapporti tra impresa e universita’ stanno a zero. Mortificata la ricerca, le nostre imprese vivono di sfruttamento del lavoro, di evasioni fiscali e di sovvenzioni governative, escludono il progresso e si riducono a produrre beni a basso contenuto di capitale umano con cui non sfondano sul mercato mondiale, merci a basso costo che deprimono le strategie aziendali e le mettono a rischio di crisi.
La legge 133 della Gelmini non tocca in alcun modo gli abusi di potere, le iniquita’ e gli sprechi. Non colpisce i baroni, ma gli studenti e le loro famiglie. I partiti non toglieranno ma ii baroni perche’ li hanno messi loro. Non toglieranno mai il clientelismo e il nepotismo perche’ e’ il loro vizio cronico, perche’, togliendo quel vizio, sparirebbero anche loro. Perche’ sono una casta che devo il suo unico potere proprio sul clientelismo e sul nepotismo. Non metteranno mai il criterio del merito e della competenza perche’ secondo quei criteri dovrebbe sparire loro per primi.
Dunque non andranno mai a vedere quante cattedre inutili ci sono e non diranno mai che quelle cattedre inutili le hanno moltiplicate loro stessi per allargare il loro malgoverno.
Non si puo’ chiedere a una cattiva politica di rinnegare i propri strumenti, perche’ essa si definisce in essi.
Dice Boeri: “La flessibilita’ e’ sacrosanta, ma la flessibilita’ non e’ la precarieta’, che e’ invece la maledizione del sistema”.
In questa legge non c’e’ nulla che scalfisca il malgoverno delle universita’.
Non esiste nessuna riforma. Questa e’ solo una politica di tagli e Tremonti lo dice con la massima crudezza che vuole solo reperire fondi. E questo quando in tutti i paesi civili, malgrado la crisi e proprio per battere la crisi, si investe sulla scuola. Sarcozy annuncia che aumentera’ i fondi per la ricerca del 55%. Lo stesso la Svezia. Obama promette se sara’ eletto di aumentare di 14 miliardi di dollari i fondi per la scuola.
Ignazio Marino, uno dei piu’ grandi chirurghi italiani dei trapianti, una delle eccellenze del nostro paese, ha ricordato che “Brunetta ha definito i ricercatori capitani di ventura e ha detto che e’ un bene che non abbiano un posto fisso e siano costretti a girare, perche’ se si fermano a fare ricerca, si uccidono”.
I manifestanti in piazza protestavano contro tutto questo. Il Giornale li ha definiti ostaggi del passato, brutta copia del 68. Questo vuol dir fingere di non capire e insultare la gente. L’onda rifiuta queste demonizzazioni.
Il Governo si appella al diritto di chi rifiuta le proteste e vuole continuare come s nulla accadesse. Contro il diritto di sciopero si decanta il diritto allo studio. Come se chi tenesse alla scuola solo chi non sciopera. La destra cita i 3000 interventi contro le piazze sul blog Facebox,m ma gli studenti italiani sono 9 milioni. E a Milano c’erano 250.000 persone contro la Gelmini e 22 a favore.
I tagli colpiranno l’Universita’ con cifre progressive:
nel 2009 63,5 milioni di euro,
nel 2010 190,
nel 2011 201,
nel 2012 417.
nel 1013 455.
La legge Gelmini dice chiaramente che le tasse ora potranno essere stabilite dagli atenei in deroga alla normativa ordinaria, il che vuol dire una cosa sola: aumenti a piacere!
Del resto l’intento della Gelmini e’ stato esplicito: trasformare le universita’ pubbliche in enti privati, fondazioni, perche’ le fondazioni non godono di contributi pubblici. E’ la privatizzazione indiscriminata.
..
Da Masada n. 816, Una scuola a perdere
Messaggi
1. Gelmini: una scuola a perdere, 1 novembre 2008, 17:25
I bambini stanno più tempo in aula che gli operai in fabbrica: 40 ore settimanali. Solo a Sparta rimanevano così a lungo lontano da casa.