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Genova, Rifondazione abbandona il governo della città
Publie le martedì 13 gennaio 2009 par Open-PublishingGenova, Rifondazione abbandona il governo della città
di Paolo Scarabelli e Gian Luca Lombardi
Lettera aperta al Sindaco Marta Vincenzi
Cara Marta,
ti scrivo con fatica umana e politica queste note.
Con fatica perché la stima personale da parte mia nei tuoi confronti non è messa in discussione. Sono da sempre abituato, fin dai tempi (1980) di semplice iscritto al PCI a ponderare bene le questioni e a pensare alla politica come strumento leale di competizione tra i partiti, nel reciproco rispetto tra le persone. E’ da tempo che nel corpo diffuso del nostro partito e – negli ultimi tempi – nei territori (posti di lavoro, comitati, ecc.) alberga un profondo malessere. Sai bene che da tempo Rifondazione è – nei fatti – fuori dalla Giunta che tu presiedi: dunque non partecipiamo più all’elaborazione delle scelte prioritarie per la città. Questo è un primo punto. Credo e crediamo che sia giunto il momento di dirlo apertamente ai cittadini: Rifondazione Comunista non è più, da tempo, nell’esecutivo di governo della città.
Ricorderai che siamo stati il primo partito a volere con forza le primarie e a dare in seguito il nostro apporto al tuo programma. Nel luglio 2008 – subito dopo il nostro congresso provinciale – abbiamo costituito un nuovo gruppo dirigente che, nella sua articolazione, ha deciso di ricominciare a far politica cercando di ricostruire un nuovo rapporto con il mondo del lavoro e coi territori. “Esci partito dalle tue stanze, torna amico dei ragazzi di strada”. In questa frase di Majakovsky si è condensato un profondo sentimento del nostro partito ed è con questo sentimento che stiamo cercando di fare politica attiva con coerenza e serietà. Proust avrebbe detto che è possibile conoscere un’emozione/passione o un concetto solo se si trova per essa/o un’immagine adeguata: a noi l’ha regalata Majakovsky e ne facciamo tesoro.
Ora a noi pare che, aldilà di alcune questioni specifiche, questa amministrazione sia molto lontana dai programmi annunciati durante la campagna elettorale per le amministrative e soprattutto da quei punti per cui noi ci eravamo battuti. Lavoro, ambiente, politiche sulla sicurezza e infine anche la cosiddetta questione morale sono i temi fondamentali su cui abbiamo misurato giorno dopo giorno una maggiore distanza tra la tua maggioranza e il nostro corpo sociale e su cui – dopo quasi due anni – non ci è più possibile né ci sembra utile fare ulteriori mediazioni. Abbiamo sempre distinto – e continueremo a farlo – tra destra e sinistra, ma in questo momento è difficile per il nostro partito scorgere cose veramente di sinistra fatte dal governo della città. Ne traiamo le conseguenze considerando chiusa la nostra esperienza di sostegno a tale governo.
Questa tremenda crisi economica fa emergere ancor più la nostra distanza da una politica che pone al centro gli interessi del mercato, a livello nazionale come negli enti locali. Invece di trarre delle lezioni dall’esperienza si continua a coltivare un pensiero economico bipartisan che non ha mai voluto imporre regole certe al sistema finanziario e produttivo restandone prigioniero e che ha portato e porterà ancora una volta ad aggravare drammaticamente le condizioni di vita innanzitutto dei lavoratori. E’ venuto il momento di cambiare radicalmente la gerarchia dei valori. La difesa dell’interesse collettivo, della città e dei beni comuni, deve prevalere sul blocco sociale dei poteri forti e sulle speculazioni di ogni genere. Noi pensiamo che sia ragionevole lo slogan degli studenti “la vostra crisi non la paghiamo”, tanto ragionevole e responsabile che questo slogan di lotta può essere utile allargarlo a tutto il mondo del lavoro e a quella stragrande maggioranza di cittadini incolpevoli che si vedono arrivare sulla testa le conseguenze di questa crisi.
La storia di Mensopoli non è estranea a questo ordine di ragionamenti, è stata una grande ferita per la città e ha inferto un grave colpo alla fiducia del corpo elettorale del centrosinistra. Tu sei stata la prima a verificarlo e hai cercato di rivolgerti ai cittadini con dignità politica. La nostra preoccupazione per l’etica amministrativa è forte, ma va oltre la semplice questione giudiziaria e diventa tutta politica. Da un lato osteggiamo il ritorno a una politica compassionevole (stile social card), dall’altro siamo contro la riduzione della società a un’impresa economica attenta solo all’equilibrio di bilancio.
E pensiamo che la radice della degenerazione “morale” stia nell’infiltrazione di interessi privati, che collidono con quelli dei lavoratori e della stragrande maggioranza dei cittadini, nel governo della cosa pubblica. Un’infiltrazione di cui le privatizzazioni e le liberalizzazioni degli ultimi vent’anni hanno costituito il principale veicolo e di cui Mensopoli è espressione, senza che alcuno abbia il coraggio di trarne un bilancio. Ha ragione Maggiani quando afferma: “… sul tema Mensopoli e derivati sono arrivato alla personale, soggettivissima convinzione che gli interpreti di questo bel filmetto si possano dividere in tre categorie: un nucleo di primattori vecchi marpioni, un mazzetto di attori giovani molto ambiziosi, di parche pretese e abbastanza cretini e alcune ingenue candidamente incolpevoli comparse. In ogni caso trattasi di persone e personaggi inerenti la pubblica amministrazione e la giunta”.
E visto che ciò succede anche fuori della nostra città, con contorni forse ancor più gravi, per noi di Rifondazione questo resta un tema a cui rispondere andando alla radice del problema. Noi non siamo dei sempliciotti giustizialisti, lavoriamo per la giustizia sociale, prima che per quella dei tribunali. Dunque crediamo che o la politica torna ad essere contrasto alla prevaricazione dell’interesse privato su quello pubblico oppure – come si sta dimostrando in questi giorni – di misfattopoli nei prossimi anni ne avremo in quantità.
Cara Marta per il nostro Partito continuare a rimanere nella maggioranza che ti sostiene significherebbe essere risucchiati dalle logiche centriste e liberiste cui accennavo poc’anzi, logiche lontane non soltanto dalle scelte politico-programmatiche fatte al nostro congresso, ma più in generale, dallo spirito politico e dal sentimento diffuso nel corpo militante di Rifondazione Comunista e tra la nostra gente, che chiede “un altro mondo possibile”: giusta e solidale. Logiche che – come ho cercato di argomentare – sono alla radice anche di infiltrazioni affaristiche nelle istituzioni. Marx guardando al nascente movimento operaio suggeriva: “non dobbiamo essere tanto vecchi da poter solo prevedere invece di vedere”. Per noi questo significa guardare alle battaglie di oggi facendo una precisa scelta di campo dalla parte di coloro che da sempre intendiamo rappresentare, i lavoratori innanzitutto, i giovani, le donne, gli anziani, tutti coloro che oggi rischiano di essere le vittime sacrificali di questa crisi se dai governi, nazionali e locali, non arrivano subito risposte adeguate.
P.S.
La decisione di uscire dal governo della città di Genova è stata votata il 18 dicembre al CPF all’unanimità, con due astensioni, dopo aver svolto una consultazione in tutti i circoli.
Genova, 22 dicembre 2008
Paolo Scarabelli
Segretario PRC Genova
La scelta fatta da Rifondazione qui a Genova è stata determinata da una insistente necessità di chiarimenti mai arrivati, da una scelta politica arrivata dal Partito Democratico che non è più vicino ai bisogni della gente.
I Compagni sul territorio hanno scelto, hanno chiaramente chiesto e deciso di uscire dalla maggioranza del Governo della città dopo le reiterate bordate al Sociale e soprattutto dopo un menefreghismo generalizzato nei confronti di tutti i lavoratori. La decisione non si è inserita sulla richiesta già avanzata durante il Congresso Provinciale di Luglio di uscire dalla maggioranza del Comune di Genova, bensì è stata formalmente definita dall’uscita dal Nostro Partito del Compagno Assessore Pastorino e poi maturata nel rispetto di una discussione politica prima all’interno della Segreteria Provinciale, dopo all’interno dei songoli Circoli territoriali e dopo nella discussione del Comitato Politico Federale.
Abbiamo scelto, lo abbiamo fatto in modo chiaro, motivando l’uscita con la realtà dei fatti; abbiamo sicuramente scelto la via più difficile, ma consapevolmente abbiamo mantenuto la coerenza rispetto i nostri elettori e soprattutto rispetto le classi di riferimento.
Come Responsabile dell’Organizzazione reputo la scelta fatta giusta e consapevole, e che il Partito Democratico, reo di una Politica di scarsa moralità, debba essere valutato anche sul piano Regionale e Provinciale continuando in questa operazione che abbiamo definito “Verifica Politica”.
Mi auguro che la nuova stagione politica si apra all’insegna del dialogo al nostro interno e non sfoci, un’altra volta, in posizioni di chiusura nei confronti di Compagni che hanno dato una mano fondamentale affinché il nostro Partito resti unito e coeso.
Gian Luca Lombardi
Responsabile Organizzazione PRC Genova