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Genova : Scompare l’altare laico per Carlo Giuliani

Publie le martedì 19 ottobre 2004 par Open-Publishing

Commemorazioni e proteste Piazza Alimonda contro l’antenna H3G Scompare
l’altare laico per Carlo Giuliani Giornata calda ieri in piazza Alimonda.

In mattinata la protesta dei
residenti contro l’antenna per le telefonia installata sul palazzo della
Curia. Nel pomeriggio la scoperta dei noglobal dell’ennesima sparizione di
fotografie e striscioni dall’altarino laico per Carlo Giuliani, il ragazzo
ucciso durante i giorni del G8 genovese.

La protesta del quartiere ha visto il presidio durante tutta la mattinata di
oltre cento persone con striscioni e cartelli. Non approvano la decisione
della Curia genovese, che ha già consentito alla parziale installazione
dell’antenna su un palazzo civile vicino alla chiesa del Rimedio.
«Quell’antenna fa male alla salute», hanno detto i manifestanti. «E quello
che stona in questa vicenda - aggiungono - è che sia stata la Curia ad
accettare l’affare».

Non è la prima volta che piazza Alimonda è teatro della manifestazione anti
antenna. Alcune notizie, non confermate per altro, stimano in 15 mila euro
il canone che H3G avrebbe pattuito con l’ente gestore del palazzo. Nella
polemica non può non essere coinvolto don Giovanni Timossi, parroco del
Rimedio, che però ieri è stato alla larga dal presidio. «Non posso dire -
dice don Giovanni - se e come quest’antenna fa male alla salute. Ma posso
però dire con tranquillità che la gente ne ha paura, che questi cittadini
sono contrari. E che sono determinati».

Anche perché da tempo annunciano un
possibile salto di qualità della protesta, come blocchi stradali o cortei,
cui in molti avevano pensato già dopo una prima manifestazione a settembre.
Di diverso tenore l’altra vicenda. Bastava un occhio disattento, ieri, per
notare la mancanza di bigliettini, messaggi, bandiere e striscioni sulla
cancellata di proprietà della stessa chiesa che da tre anni ospita i ricordi
in memoria di Carlo Giuliani. Amaro il commento di Giuliano Giuliani, padre
del ragazzo: «Va avanti così da tempo.

Decine di ragazzi lasciano un
ricordo, una parola, un fiore e via via altre persone li portano via. Poi li
rimettiamo e ancora portano via. Sono dispetti, piccoli segnali politici,
noi andiamo avanti». I fiori sono rimasti lì, una storia diversa da quella
che qualche mese fa aveva coinvolto don Timossi: con alcuni parrocchiani
aveva tolto dei fiori, marciti. Ma aveva lasciato bandiere e fotografie. Le
mani che invece hanno agito in questi giorni hanno lasciato i petali e
sottratto le scritte.

Gio. M.

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