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Genova : i rimbalzi del teorema

Publie le domenica 17 luglio 2005 par Open-Publishing

Gli avvocati dei poliziotti della Diaz chiedono gli atti di Cosenza: «Nella scuola c’era il black bloc» I due processi Sono 28 i funzionari imputati per l’assalto e gli arresti con prove false al G8. E in Calabria 13 no global sono imputati di cospirazione e associazione sovversiva

di A. MAN.,

I funzionari di polizia responsabili della perquisizione alla scuola Diaz, davanti al tribunale di Genova, cercano di difendersi con gli atti del processo di Cosenza, quello in cui Luca Casarini, Francesco Caruso e undici attivisti meridionali sono accusati di cospirazione politica e associazione sovversiva per aver promosso le mobilitazioni no global del 2001 contro i summit internazionali di Napoli e Genova. L’avvocato Marco Corini, difensore di cinque imputati tra i quali il dirigente dello Sco Gilberto Caldarozzi e quello della Digos di Firenze Filippo Ferri, all’udienza di ieri ha insistito per l’acquisizione dell’ordine di carcerazione emesso nel novembre 2003 dalla gip cosentina Nadia Plastina (e in seguito parzialmente annullata dal tribunale della libertà di Catanzaro) e vuole anche ascoltare, davanti ai giudici genovesi, un ispettore di polizia che fece le indagini per il pm calabrese Domenico Fiordalisi.

Gli atti contengono intercettazioni che proverebbero la presenza di black bloc stranieri allo stadio Carlini, quartier generale dei Disobbedienti, e nei pressi delle scuole Diaz e Pascoli, investite dall’operazione di polizia che concluse il G8 di quattro anni fa: 61 feriti alcuni dei quali gravissimi (lesioni attribuite in concorso al neoquestore Vincenzo Canterini e ai capisquadra del reparto mobile di Roma che fece irruzione per primo) e 93 arresti eseguiti sulla base di prove false e manipolate, che valgono oggi l’accusa di falso e calunnia nei confronti di funzionari di numerosi uffici investigativi tra i quali Francesco Gratteri, direttore dell’antiterrorismo e all’epoca numero uno dello Sco (Servizio centrale operativo).

I legali di parte civile e i pm Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini si sono opposti alla richiesta dell’avvocato Corini, sostenuta dall’avvocato Gianni Di Bugno che assiste Gianni Luperi, il più alto in grado insieme a Gratteri. «Un’eventuale presenza di black bloc alla Diaz o nei dintorni non sarebbe in alcun caso motivo di giustificazione per i funzionari che operarono quella notte - osserva l’avvocato Luca Moser, parte civile - Ma al di là del merito, le intercettazioni non sono utilizzabili in procedimenti diversi da quello per il quale sono state disposte, a meno che non siano necessarie per la prova di reati per i quali è obbligatorio l’arresto in flagranza». Com’è noto le intercettazioni finite a Cosenza erano state in larga parte respinte da varie procure della repubblica, Napoli e Genova in primis, che procedono contro i presunti responsabili materiali degli incidenti di piazza ma hanno escluso la sussistenza di reati associativi in relazione ai fatti del Global forum e del G8 del 2001.

Il collegio presieduto dal giudice Gabrio Barone, prima sezione del tribunale genovese, ha rinviato il processo ai 28 poliziotti della Diaz all’udienza del 14 ottobre, due giorni dopo l’inizio del dibattimento per le violenze e gli abusi nella caserma di Bolzaneto (45 imputati tra poliziotti, carabinieri e guardie penitenziarie) e in quell’occasione deciderà sull’ammissione delle prove richieste dalle parti, compresa l’acquisizione degli atti di Cosenza. Nel complesso le richieste riguardano ben 540 testimoni. Le parti civili intendono sentire tra gli altri il capo della polizia, Gianni De Gennaro, che ha sempre dichiarato di aver saputo poco o nulla della perquisizione. Il difensore di Gratteri, Luigi Li Gotti, chiede tra l’altro di poter ascoltare il vicecapo vicario della ps Antonio Manganelli, con il quale Gratteri ebbe diversi contatti telefonici prima, durante e dopo l’operazione.

http://www.ilmanifesto.it/g8/dopogenova/42d9493c9486e.html