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Gentili con il nostro aguzzino? Una strada sbagliata per la campagna elettorale della Sinistra
Publie le giovedì 28 febbraio 2008 par Open-PublishingLiberazione 28 febbraio 2008
Gentili con il nostro aguzzino? Una strada sbagliata per la campagna elettorale della Sinistra
Roberto Mapelli Socialismo XXI - Forum per la Sinistra Europea
Si percepisce nella nascente campagna elettorale della Sinistra l’Arcobaleno una specie di indicazione sotto intesa per impostare la suddetta su una forma di “gentilezza” nei confronti del Pd: mostrare chiaramente le nostre proposte e non eccedere nei toni dello scontro per differenza. Bene. Cioè male. malissimo. A parte che solo evidenziando le differenze di programma e di referente sociale si può spuntare l’arma del “voto utile” (Casini docet dall’altra parte), occorrerebbe essere consapevoli del vero significato del famigerato accordo Berlusconi-Veltroni (la creatura Veltrusconi, inventata brillantemente da Liberazione e, chissà perché, scomparsa dal giornale).
L’accordo principale tra Pd e Pdl non è sul programma economico-sociale di confindustria (che pure ne è il succo), ma è di carattere istituzionale; serve ad assassinarci definitivamente dopo le elezioni dalla presenza parlamentare, con una operazione tipica di “democrazia autoritaria” (per parafrasare una felice espressione ripresa dal Bertinotti dei tempi d’oro). I due partiti, Pd e Pdl (e cespugli), indipendentemente da chi vincerà le elezioni, i quali rappresenteranno probabilmente il 45% degli italiani al massimo (contando, come è giusto, tutto il popolo italiano), comunque senz’altro non la maggioranza (financo semplice) di esso, ma che godranno, in guisa di una legge elettorale orribile, dell’85% dei parlamentari, si appresteranno a varare riforme costituzionali ed elettorali di tipo maggioritario assoluto, che escluderanno, dai prossimi parlamenti, di fatto, dalla rappresentanza e dal potere istituzionale, tutto ciò che è diverso da loro, compresi partiti o coalizioni attestati sul 10% (cioè la Sinistra l’Arcobaleno in primis, con circa 4 milioni di voti!).
Una specie di Gran Bretagna in salsa mediterranea: con la democrazia reale della rappresentanza fortemente limitata (non a caso contestata da anni duramente dagli inglesi stessi), senza neppure però i “contropoteri” veri che possono in parte limitare l’assoluta agibilità dei partiti maggioritari (magistratura, antitrust e informazione – pubblica e non - in testa): un mostro italico politico-mafioso che farà della lottizzazione politica la pratica unica e unitaria, altro che modernizzazione e nuove frontiere.
“Yes, we can”: si, in questo modo ci si può mangiare definitivamente il paese. Questo è il futuro prossimo in mente al Veltrusconi. Ne è riprova, in sedicesimo, l’accordo Pd/Pdl di qualche giorno fa, sulla lottizzazione maggioritaria degli spazi elettorali televisivi. E allora fair play? Mi pare un suicidio. In primo luogo bisogna gridare a tutti che le regole fondamentali della democrazia non sono soggette ai “trucchi” della rappresentanza maggioritaria e che le riforme costituzionali, se ce ne fosse bisogno – cosa assai dubbia -, le fanno le assemblee costituenti elette con un sistema proporzionale puro, con la massima corrispondenza tra opzioni politiche e quote di rappresentanza, come l’Abc di ogni democrazia insegna. E che i principi costituzionali che riguardano il funzionamento dello Stato non sono meno vitali per la democrazia di quelli che riguardano i diritti fondamentali dei cittadini, perché la storia insegna che quest’ultimi sono realizzati concretamente o meno in dipendenza stretta con le forme dei primi.
Anche il fascismo può avere una architettura formale che assicura i diritti dei singoli; non può mai avere una forma istituzionale che dia potere reale alle diverse espressioni politiche della formazione sociale. In secondo luogo, non bisogna cadere nel tranello che potremmo definire “basista”, cioè quello di considerare la presenza istituzionale come una semplice tribuna; che se viene a mancare poco importa, tanto il lavoro politico importante lo si fa nella società. E’ la pia illusione che l’efficacia della propria azione politica sia legata solo alla capacità di creare contropotere sociale, come se questo sia costituibile oggi senza avere un posizionamento effettivo nelle istituzioni rappresentative e di gestione sociale. Visto tutto ciò, e in conclusione, credo sia auspicabile un cambiamento di rotta sostanziale nelle ipotesi di conduzione della campagna elettorale della Sinistra l’Arcobaleno, andandoci a trovare i voti sulla denuncia della “democrazia autoritaria” e sui contenuti forti e radicali di cui siamo portatori, primo fra tutti la ricostruzione della democrazia nella partecipazione come fondamento di un futuro socialismo. Che è la cosa più lontana dal messaggio del Pd e dalle sue ipotesi di “larghe intese” sulle riforme.
Non si tratta della pratica fratricida di trovare il nemico nel più vicino, ma dell’emanciparsi veramente dalla logica maggioritaria e bipolarista. Il popolo della sinistra, che dobbiamo riconquistare perché appare molto disorientato, credo abbia bisogno di questa liberazione (e di sentirsela proporre) come dell’acqua da bere.