Home > Geografia del voto: la frattura sui territori
Nel Nord la conferma del blocco sociale proprietario con la Lega in calo, al Centro cuore rosso, al SudBold ripresa dell’Unione e buon risultato di Fi che mangia l’Udc. Ribaltamenti in Lazio e Puglia, affanni in Campania, successo in Sardegna. Rc più che determinante
di Claudio Jampaglia Milano
La prima analisi del voto sui territori ci consegna confini e blocchi sociali approfonditi nel Nord, smottamenti in regioni conquistate da un anno dal centrosinistra, un Sud geopardizzato e un cuore rosso in scalfibile al centro. » la geografia politica della frattura italiana che i dati nazionali fanno fatica a raccontare
Flash Italia
Rispetto alle politiche 2001 e alle europee del 2004 la sintesi per la Cdl è: Udc bene, An benino, Fi in ripresa, Lega al palo. Forza Italia primo partito col 24%, perde 5,5 punti dal 2001 e ne recupera tre punti dalle europee; An al 12,4% meno di mezzo punto in crescita rispetto al 2001 e uno dalle europee; Udc al 6,8% al Senato più del doppio dei voti del 2001 come Ccd-Cdu e quasi un punto dalle europee senza la spinta di Lombardo in Sicilia; la Lega segna 4,5%, mezzo punto sopra il 2001 e mezzo sotto il 2004. Mussolini, Rotondi e Fiamma sono degli 0,6 da 250mila voti ciascuno.
Nell’Unione i Ds col 17,5% sono a un punto dal minimo storico del 2001, l’anno dell’exploit della neonata Margherita con il 14,5% che scende a un cocente 10,7%. Uniti alla Camera sono al 31,3%, il partito democratico va meglio. La Rosa nel Pugno chiude al 2,5%, nessun senatore e 18 deputati, più o meno come Di Pietro che perde un punto su tre sia alla Camera che al senato rispetto al 2001 (ma porta a casa 4 senatori e sedici deputati). Rifondazione cresce molto al Senato e poco alla Camera, Pdci e Verdi confermano i dati europei divisi ed uniti.
Al Nord il Polo sale, la Lega va giù
In Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli, pur perdendo 5-6% rispetto alle politiche 2001 (a Torino il 10%) Forza Italia guadagna due punti rispetto alle regionali 2005 e rimane stabile in Friuli e Veneto. L’Udc con una media del 6% guadagna due punti dall’anno scorso e raddoppia i consensi rispetto al 2001. An cresce ovunque di 1,5-3% rispetto al 2001 e segna 4 in Friuli e 3 in Veneto dal 2005. A Milano la Cdl raggiunge quota 52%: “l’ipoteca”, (dicono) sulla poltrona a sindaco per Letizia Moratti. I leghisti “piccoli, rognosi e resistenti”, come dice Matteo Salvini, guadagnano leggermente rispetto alle politiche del 2001 in Lombardia e Piemonte, ma perdono dappertutto rispetto alle regionali 2005 (-4,7 in Lombardia e -3,7 in Veneto). Nella Lombardia pedemontana (Bergamo e Varese) sono in flessione col 16,5%. A Torino e in Val Susa, il peggiore risultato: 4,3%. L’eredità di Bossi è in picchiata. La Cdl nel Nord ha oltre il 55% e le tre punte hanno funzionato col traino dei manifesti di Silvio: “Loro vogliono tassare la tua casa e i tuoi risparmi”. » un Nord dove contano meno Corriere, Confindustria e l’Italia della spinta “collettiva” rispetto al bloco sociale “del mio”, essenzialmente proprietario. Mors tua, vita mea, la guida è ancora Berlusconi.
L’Unione al Nord non c’è
Ds-Margherita separati al Senato perdono molto in Lombardia e abbastanza nel Veneto, migliora in Piemonte la Margherita mentre i Ds nonostante un buon risultato a Torino lasciano molto e si vede nel voto all’Ulivo alla Camera, anche se tengono rispetto al 2001 e alle europee del 2004. Morale: uniti non guadagnano, separati perdono. Il traino di Prodi in questo Nord è nullo. Rifondazione tiene dappertutto (con piccole flessioni in Piemonte e nel Nord lombardo). Stessa cosa per Pdci e Verdi separati o uniti (con qualche in Piemonte e qualche - in Veneto). Di Pietro che aveva oltre il 4% in Veneto e Lombardia nel 2001, rimane attorno al 2% come la Rosa. L’impressione è di una sinistra strabica: forte su alcuni territori e conflitti (Val Susa su tutti), ma senza antenne per ciò che le sta attorno. L’alternativa qui non ha i numeri e il tappo riformista rimane in mezzo alla forchetta tra valori comunitari o radicali (dalla classe all’ambientalismo) e valori individuali e patrimoniali.
Mari, monti e il cuore rosso italiano
In Trentino Alto Adige si votava ancora con l’uninominale: otto seggi alla Camera all’Unione (la metà alla Volkspartei), due a Fi e uno ad An; sei seggi al Senato e uno solo alla Cdl (nel 2001 fu en-plein Svp-Ulivo). In Liguria poco si muove, centrosinistra in testa e Fi primo partito. Le novità sono Rifondazione al secondo posto al Senato davanti alla Margherita con l’8,86% e la perdita dell’unico deputato ligure per la Lega.
Nel cuore rosso d’Italia, l’Unione perde un punto, tre e sei in Toscana, Emilia e Umbria, ma sfiora sempre il 60%, con i Ds al 30% e Rifondazione che guadagna ovunque (11% in Toscana, 10,4% in Umbria e 7,2 in Emilia). Forza Italia in queste tre regioni è al 17-18%, mentre An e Udc segnano le medie nazionali: qui il cavaliere non sfonda mai e non c’è rimonta (al limite un eco). Una questione culturale? Il dna politico del centro Italia sembra molto diverso da quello del Nord, la crisi morde tutti e la differenza la fa una cultura di governo locale, servizi e una diversa civiltà urbana. Alla Camera con l’Ulivo unito, Ds e Margherita aumentano ancora la loro forza da tre a cinque punti. Una partita apparentemente di giro interna all’Unione con Rifondazione e Pdci e Verdi in calo per identiche somme. Scenari ulivisti stabili anche nelle Marche, con una ripresa del centrodestra al 45,6%, e in Abruzzo dove Forza Italia cresce del 7% dei voti persi da Margherita e Udeur.
Lazio e Campania, destini urbani
Dovevano dare la vittoria al Senato per l’Unione, sono state l’incubo. Fi è il primo partito in Campania con due milioni di voti e il 27,1%; aveva il 12% alle regionali 2005! I Ds al 14% al Senato perdono un punto rispetto alle regionali, la Margherita crolla dal 16 al 12,8% e l’Udeur dimezza il 10% delle regionali e arranca al 3% a Napoli (bene, invece, Rifondazione al 7,2%). L’Unione vince col batticuore per 16mila schede e la stagione che nel 1997 diede al sindaco Bassolino la rielezione col 73% dei voti e poi le regionali del 2000 e del 2005 sembra finita. Anche l’effetto Ulivo alla Camera avrebbe portato un paio di punti al massimo. Con Napoli più forte (52,4% Unione contro 47,3% Cdl) e il resto in caduta libera sotto il 50%, la Campania ha bisogno di un progetto per non scivolare.
Diverso ragionamento per il Lazio, la conferma dei voti di Marrazzo, vincente per 100mila voti del 2005 (con la Mussolini di disturbo a Storace), non sono bastati nonostante un 8,8 di Rifondazione. La Cdl vince per 37mila voti, trainati da Fi in crescita dal 15% al 21%, oltre a 61mila voti fascisti tra Fiamma e Alternativa. A Roma, alla Camera, An e Fi crescono di 3-4% e l’Udc cala di uno, l’Unione vince con l’Ulivo al 32,7% (“assolutamente straordinario”, secondo Veltroni), Prc al 7,9 e Pdci e Verdi al 5,1. Sconfitta a Latina, Frosinone, Viterbo e Rieti con Forza Italia dal 15% delle regionali al 26.
Sud e Isole in bicromia
Sbanca l’Unione in Basilicata col 60% (anche se Fi gratta un 7%), vince di misura in Molise al 50,9% e anche nella regione dove si è votato meno, la Calabria, l’Unione si conferma col 56,7% pur perdendo l’Ulivo quattro punti rispetto a un anno fa (Udeur dimezzata al 4% e Prc al 7%). L’Udc primo partito della Cdl perde tre punti e Fi ne guadagna dieci. Sono loro i referenti, adesso col 20%. La Puglia è tornata terreno di caccia di Forza Italia: col 27,8% ( 10) si prende la rivincita su Nichi Vendola, nonostante Rifondazione aumenti al 6,7%, e porta la Cdl al 51,9% al Senato. O il primo progetto d’alternativa meridionale ancora non si vede o il traino dell’uomo d’Arcore è funzionato davvero bene.
In Sardegna si vede l’effetto Soru: Ds, Margherita e Rifondazione (che raddoppia i consensi) guadagnano un 4% ciascuna (risultato di Pdci-Verdi), l’Ulivo alla Camera aumenta addirittura di 10 punti. Non male rispetto alle regionali anche la Cdl con Fi a 7, An 5 e l’Udc sotto tre. La Cdl perde comunque il 15% dei voti rispetto al 2001, l’Unione li guadagna. La Sicilia rispetto a un sonoro 70% del 2001, vede la Cdl al 57,7% con una crescita di Fi e un crollo dell’Udc che senza Lombardo scende da 19% al 9% (Lega e Movimento popolare prendono il 4,5). Morale: 11 senatori per l’Unione dove crescono sensibilmente Ds e Margherita e molto il Prc al 5,3%. L’effetto Rita Borsellino si fa sentire (e l’Ulivo alla Camera passa dal 18% del 2001 al 26%) ma è il crollo Udc a spaventare Cuffaro per le prossime regionali.
Morale: Udc e Udeur perdono nel loro Sud. Forza Italia cresce tanto ovunque, An segue, l’Ulivo tiene con qualche buon risultato, Rifondazione al suo massimo storico. Il voto di maggio dirà di più, ma è evidente la necessità di progetti territoriali e d’alternativa per poter cambiare davvero.
Liberazione