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– Gino Strada for president?-
a cura di Paolo De Gregorio – 13 aprile2007
Sento in giro forti lamentazioni sul fatto che la sinistra di governo, compresa quella “radicale” sia approdata sulla sponda guerrafondaia e che i Richelieu e Mazzarino (D’Alema e Prodi) abbiano usato e gettato Gino Strada per prolungare la propria agonia governativa.
Invece di lamentarci e piangerci addosso, potremmo uscire da questa situazione con qualche certezza in più, e vediamo di fare chiarezza:
– è evidente che tutta la “sinistra radicale”, verdi compresi, (eccetto Turigliatto e Rossi) non è diversa dal resto del governo, non ha ottenuto NULLA. Ha svolto solo lo storico compitino di tenere dentro il terreno parlamentare e del voto persone che diversamente non avrebbero votato, ingannandole con suggestioni di un comunismo irreale e di romantiche bandiere pacifiste. Il tutto condito da inganni, giochi di parole, menzogne, dove si è dimostrato che gli ideali non esistono, ma l’attaccamento al seggio parlamentare, con l’enorme appannaggio mensile e la prospettiva di una ricca pensione è l’unico vero “ideale”
– con ciò si è evidenziato anche come la scorciatoia scelta da molti dirigenti dei “movimenti”, nati in questi anni, di inserirsi nei partiti già organizzati si sia dimostrata ingenua e opportunista, visto che sono stati usati per tirare dentro voti e poi marginalizzati
– l’errore da evitare è proprio pensare ad un altro partitino con gli scontenti (sento già qualcuno invocare Gino Strada), che inevitabilmente si rinchiuderebbe dentro logiche ristrette,burocratiche,dei personaggi, come qualunque altra organizzazione ha sperimentato nell’insidioso terreno della politica
– l’unico vero spazio che oggi esiste in politica non è qualche seggio parlamentare, né la presenza in TV, né il pronunciamento di questo o quell’intellettuale, né una federazione di partitini, bensì lo spazio che è stato abbandonato da tutti i partiti storici, che rinchiudendosi nel comodissimo “PALAZZO” con TV e stampa al loro servizio, hanno tagliato ogni contatto con la realtà, il linguaggio, le reali esigenze e i sentimenti dei cittadini
– non ci sono scorciatoie, né furbate possibili. L’unica cosa da fare è un movimento di massa che parta dalle esigenze dei cittadini, con la convinzione che le cose si ottengono solo con la partecipazione e la lotta, unificato da una cultura che oggi ci dice che vi sono due emergenze mondiali, strettamente collegate tra di loro, che sono la PACE e la difesa dell’ambiente.
La massa di denaro del peso di quella spesa per gli armamenti è la sola che può trasformare l’economia mondiale da distruttiva a sostenibile.
La lotta per la PACE e il disarmo è la lotta per salvare il mondo dal disastro ambientale.
Ci incoraggia a percorrere questa strada il grande scienziato Umberto Veronesi, che in un bellissimo manifesto, pubblicato qualche settimana fa su l’“Espresso”, ci invitava a trasformare le spese militari in spese umanistiche, facendo l’illuminante esempio del Costarica che molti anni fa ha abolito l’esercito e investito in umanesimo, con il risultato di avere il minor numero di analfabeti e l’aspettativa di vita più lunga dell’America Latina.
Se non leghiamo il progresso tecnico alle esigenze dell’uomo, ma alle esigenze del profitto capitalista, come è ora, la distruzione dell’ecosistema è certa e irreversibile.
Tutta la vecchia politica appare ridicola e inadeguata a percorrere strade di pace e salvezza dell’ambiente, e i suoi squallidi personaggi, ormai solo autoreferenziali, appaiono zombi, in una atmosfera di morte.
Non serve più qualche aggiustamento riformista, ma una ottica e una dirigenza politica che si rende conto della situazione e capovolge il modo di vedere le cose.
Tradotto significa che l’aumento del PIL e dei consumi ci porta al collasso e che l’aiuto alle famiglie numerose deve essere abolito, premiando con molto denaro le coppie che non fanno più di un figlio.
Nemici irriducibili? Capitalisti e preti.
Paolo De Gregorio