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Giorgio Cremaschi: “L’82% di sì non ha alcuna credibilità”

Publie le mercoledì 10 ottobre 2007 par Open-Publishing
6 commenti

Nota stampa

Giorgio Cremaschi: “L’82% di sì non ha alcuna credibilità”

“Il dato diffuso da Cgil, Cisl, Uil di 82% di sì è privo di qualsiasi credibilità ed è stato ottenuto sommando i voti unicamente di aziende dove ha vinto il sì. Mancano tutte le aziende dove già si sa che ha vinto il no.”
“Inviterei la politica e i commentatori ad aspettare prima di dare giudizi e di non correre dietro all’eccesso di solerzia di alcuni funzionari.”

Roma, 10 ottobre 2007

Indirizzo web : www.rete28aprile.it

Messaggi

  • Dati referendum welfare

    Secondo i primi dati della CGIL, oltre l’80% dei lavoratori che hanno
    partecipato al referendum si è espresso per il sì.

    Lavoro in una società metalmeccanica distribuita sull’intero territorio
    nazionale.

    Gli esiti per quanto ci riguarda sono i seguenti:

    Sì: 15%
    No: 85%

    tiranavecchia

  • Brogli, Pdci rilancia.

    Marco Rizzo rilancia le accusa di irregolarità. "Avevano previsto, nel sindacato e larga parte del governo, che questo sarebbe stato il risultato, evidentemente lo zelo ha superato le previsioni", afferma il coordinatore dei Comunisti italiani commentando le prime stime di Cgil, Cisl e Uil che davano i "sì" all’82% (poi ridimensionati al 70-80%). "Peccato - aggiunge - che nei luoghi di lavoro e nelle fabbriche, dove il controllo è molto più grande perché ci sono gli elenchi dei lavoratori e le persone si conoscono, il no prevalga. Invece nelle cosiddette sezioni territoriali, nei seggi volanti e nelle sedi del sindacato, dove abbiamo dimostrato, e lo ha fatto anche oggi Cremaschi, che è stato possibile votare più volte, guarda caso vince il sì. Sarà una casualità, ma aver previsto l’80% per il sì, poi avere l’82%, mi pare una casualità molto significativa".

    www.repubblica.it

  • Questa è una sciocchezza bella e buona: se il risultato dell’82% fosse poco credibile i dati sarebbero stati truccati fino a far risultare il 70 od il 75%. nell’azienda dove lavora un mio amico c’è stato il 91% di si e non ci sono stati brogli.

  • mi pare che abbia comunque vinto il sì , anche perchè gli eventuali brogli del doppio voto ( brogli che possono avere ovviamente commesso sia chi è per il sì che chi è per il no ) possono incidere non più di tanto .
    Ed ora ? Cari compagni democrazia significa accettare il responso della maggioranza anche se non piace , continuando a lavorare per modificare la strategia del sindacato o del partito . Staccarsi , scindersi vuol dire accettare di fatto solo l’unanimismo , rifiutare il libero confronto, dato anche che , in questo caso , le ragioni del no sono state ampiamente pubblicizzate anche dai mass media padronali e della destra , ansiosi di metter in difficoltà governo, sindacato etc.
    Buster Brown

    • Quanto a cambiare la strategia del sindacato e del partito lascio volentieri agli altri tutto il divertimento. Venendo alla questione della vittoria del SI, e mettendo da parte ogni considerazione sui dubbi che fondatamente si possono avere sulla trasparenza di questa consultazione faccio osservare due cose.

      Nel Giugno del 1985 vinsero i NO, quelli cioè che volevano che il taglio dei punti di scala mobile decisi dal governo Craxi venissero confermati. Il quesito era l’opposto, il tipo di posta in gioco era lo stesso. Quelli che "accettarono" democraticamente il responso delle urne provino anche un po’ a riflettere ai 22 anni successivi di continui arretramenti, ogni volta accettando il "male minore" (cioè la via che porta ai "mali maggiori", per citare Anna Arendt). Si può forse far risalire l’inizio di questa fase di arretramento alla marcia dei 40.000 alla Fiat, ma la sostanza non cambia. E’ in questo contesto che il Protocollo del Welfare è stato accettato dai lavoratori.

      In secondo luogo si rifletta un po’ alla ragione per cui i lavoratori di fatto accettano accordi peggiorativi. L’accordo peggiorativo non è irrazionale, quando è dettato dalla necessità di non perdere troppe posizioni di fronte ad un’offensiva padronale che appare incontenibile. Ma la domanda da porsi è perché i lavoratori si vedono sempre sulla difensiva, e perché non riescono a percepire alternative alla rappresentazione di cose che media, giornali, partiti e sindacati ammanniscono loro?

      Il ventaglio di scelte che il lavoratore percepisce come concrete e percorribili non è che il riflesso dello scontro politico in atto, e dei rapporti di forza. Se Repubblica e Il Giornale, oggi, definiscono all’unisono la posizione della FIOM massimalista, ideologica, conservatrice (!), questo è esattamente lo stato del conflitto sociale in Italia, con un padronato che ha una capacità formidabile di "narrazione" dello scontro.

      Se sia possibile rovesciare questo rapporto di forze lo ignoro, ma che le forze potenzialmente disponibili a questo compito siano risucchiate su temi come quello dei magistrati buoni e i politici cattivi, le liste civiche e i bollini blu di Beppe Grillo, non fa sperare in niente di buono.

      Gianluca

  • Referendum Welfare: Sul referendum per l’approvazione del protocollo del Welfare ’’si stanno dando letteralmente i numeri’’: lo afferma la Confederazione unitaria di base (Cub) nazionale che parla di ’’consultazione truffa’’ e di ’’al massimo il 15% di partecipanti fra chi aveva diritto al voto’’.

    I sindacalismo di base conferma lo sciopero generale del 9 novembre per la redistribuzione del reddito a favore di lavoratori, precari e pensionati e contro il protocollo del 23 luglio.

    ’’I dati sia pur raffazzonati che emergono fanno vedere chiaramente che la quasi totalita’ dei 36 milioni di lavoratori e pensionati che avevano diritto al voto non hanno preso parte al referendum’’, sottolinea il sindacato di base.

    ’’E poco meno della meta’ dei lavoratori delle aziende che hanno preso parte alla consultazione - dice la Cub - si sono astenuti secondo gli stessi numeri diffusi nelle prime ore da Cgil, Cisl e Uil.

    Quindi i due veri dati che emergono sono:

    i pochi votanti reali, al massimo il 15% degli aventi diritto, e l’astensione.

    Ovviamente ora con una copertura mediatica senza precedenti si propaganderà una vittoria dei ’si’’ che nei fatti non esiste’’.

    La Cub ora rilancia la mobilitazione contro il protocollo sul Welfare, di cui chiede il ritiro della firma da parte dei sindacati confederali ’’per mancanza di mandato da parte di lavoratori e pensionati’’, e per una redistribuzione del reddito a favore dei ceti popolari. Per questo motivo e’ stato indetto lo sciopero generale il 9 novembre per tutta la giornata.

    Milano 10 ottobre 2007

    CUB - Confederazione Unitaria di Base