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Giorgio Cremaschi"Lo sciopero generale della Cgil per superare la concertazione"

Publie le domenica 9 novembre 2008 par Open-Publishing

«Lo sciopero generale della Cgil per superare la concertazione»

di Fabio Sebastiani

A colloquio con Giorgio Cremaschi, segretario Fiom-Cgil, leader Rete 28 aprile

Si è invertita davvero una tendenza o la Cgil ha fatto una scelta tattica?
Prima di rispondere alla tua domanda vorrei dire due cose in premessa

Prego.

Innanzitutto, ricordare Carla Casalini. La sua perdita è stata enorme per noi tutti. E’ stata a fianco di tutte le lotte e le battaglie sindacali più importanti. E poi denunciare che hanno devastato il sito della Rete 28 aprile, attrverso una invasione mirata di hacker. Fa parte del clima che si sta creando di spinte autoritarie, fasciste e comunque di sopraffazione.

Ritorniamo alla prima domanda.

No, non è solo tattica. E’ una necessità. La Cgil ha scelto di lottare, e credo che sarà necessario fino allo sciopero generale. Alla base di questa scelta ci sono due spinte: di una parte della Cgil, della Fiom e della Fuzione pubblica da una parte, e della base dall’altra. Adesso c’è la lotta. Però la Cgil dovrà definire una sua nuova piattaforma che superi la fase della concertazione e per fare questo ci sarà il congresso. Nel frattempo però avremo una lunga fase di conflitto.

Ma fino a pochi mesi fa lo sciopero generale era una ipotesi remota.

E’ evidente che il gruppo dirigente della Cgil si è fermato un attimo prima del burrone. Una Cgil che avesse aderito alle linee guida della Confindustria insieme a Cisl e Uil sarebbe stata una catastrofe sia per il sindacato che per i lavoratori italiani. L’assemblea del Palalottomatica a Roma della Cgil ha posto rivendicazioni che vanno oltre la piattaforma confederale. Penso al punto sul precariato e a quello sulla cassa integrazione.

Voglio dire, l’esplosione della crisi ha cambiato parecchio le carte in tavola.

C’è la crisi ed ha cambiato molto. Considero un fatto positivo, però, che la Cgil non sia rimasta impermeabile. E’ il segno di una recettività della Cgil. Ci siamo battuti per anni contro questo assetto. Penso a come è andata la conferenza di organizzazione alla fine di maggio dove votammo contro in pochissimi e ci fu la messa in minoranza della Fiom sul sistema contrattuale. Un clima che ancora risentiva totalmente del periodo negativo del governo Prodi. Se confronto questo, con la prospettiva dello sciopero generale, la mobilitazione dei metalmeccanici il 12 dicembre e l’azione delle altre categorie come Funzione pubblica e commercio, è chiaro che è cambiato totalmente il quadro. Di fronte alla crisi le alternative si fanno più nette. O scegli la linea che Sacconi ha chiamato della complicità. Cisl e Uil l’hanno scelta ed è da vedere se reggeranno anche con i loro iscritti. E’ vero che c’è una crisi economica. E’ vero che c’è il ritorno all’intervento pubblico, ma la sostanza è che si ripropongono tutte le politiche economiche di prima.

Dicevi Cgil ricettiva, ma Alitalia?

C’è stato un evidente cedimento, per la semplice ragione che i principi di democrazia che sono stati sostenuti un mese fa adesso non vengono più difesi mentre dall’altra parte c’è un governo e una Cai che stanno sperimentando un "reaganismo" fuori tempo. Trasformare un accordo collettivo non votato dai lavoratori in un contratto di adesione individuale è una mostruosità che va combattutta al di là del merito dell’accordo.

Uno sciopero generale preparato con i quadri della concertazione potrebbe comportare dei rischi, o no?

E’ evidente che il sindacato è ancora quello della concertazione, anche se la concertazione non c’è più. Penso che lo sciopero generale riuscirà perché risponderà a un bisogno profodno delle persone. La colpa della crisi ce l’hanno la finanza come l’industria. E lo sciopero sarà per far parlare le persone in carne ed ossa.

Secondo te la Fiom è uscita dal senso di accerchiamento?

Veniamo da una distinzione profonda tra Fiom e Cgil. Il 23 luglio del 2008 c’è stata una grande assemblea a Roma autoconvocata dalla maggioranza della Fiom, da Lavoro Società e dalla Rete 28 aprile. Allora dicemmo, ci vuole l’autunno caldo e lo sciopero generale. La situazione si sta spostando. Questo spostamento non può essere però la ripetizione del 2002. La situazione è profondamente cambiata. La concertazione è finita e non si torna ad essa. E’ necessario lo sciopero generale, ma come avvio di una ulteriore fase di movimento
Prevedere una lunga fase in cui come si diceva una volta si riorganizza la forza del lavoro.

Sì, uno slogan degli anni sessanta e settanta. Oggi la differenza, però, la fanno i quattro milioni di precari.

Quello che sta avvenendo sui precari che vengono licenziati dalla sera alla mattina, dimostra che le leggi degli anni ’90 hanno fallito l’obiettivo che si proponevano, quello cioè di precarizzare l’occupazione ma di aumentare i posti di lavoro. Oggi sono solo lo strumento per licenziare più in fretta e in modo indolore. Nel programma della Cgil tutte le leggi devono essere rovesciate. Nell’immediato bisogna costruire intese, lotte e solidarietà sulla vertenze dei precari, così come il movimento degli studenti sta ponendo il punto sulla precarietà di vita e di lavoro. Torna in campo la questione della eguaglianza sociale, che è l’esatto opposto dell’ideologia del merito. Non sono contro il merito ma il merito non c’entra niente con quello che oggi viene proposto, che è in realtà un premio alla fedeltà, all’ubbidienza e alla selezione di classe.

Ancora sulla Fiom, le proposte della Fiom sembrano avere un respiro che va al di là del recinto categoriale costruito dalla concertazione.

Vedo una prospettiva in cui come nei momenti migliori della storia della Cgil l’esperienza e la cultura dei metalmeccanici diventa strumento di rinnovamento più generale di tutta la confederazione. La Fiom, poi, ha una sfida davanti a se. L’attacco delle aziende cresce e sarà durissimo, sia sul contratto nazionale che sull’aziendale. Tutto questo in una situazione di crisi difficile che verrà usata dai padroni per dividere e frantumare.

Intanto, però, è l’unità sindacale ad essere frantumata.

Oggi c’è un sindacalismo moderato che vede coincidenti le posizioni di Cisl, Uil e Ugl e il ritorno in campo di un sindacalismo conflittutale di massa, che non è solo quello della Cgil, come dimostra il successo dello sciopero dei sindacati di base. Penso che se tu mi dici unità, la Cgil debba dialogare coi sindacati di base. Il futuro è quello di una democrazia sindacale che permette ai lavoratori di scegliere con trasparenza e senza posti garantiti per nessuno.