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Giorgo Cremaschi: "A Chianciano un congresso vero Mai più al governo, mai più col Pd"
Publie le mercoledì 6 agosto 2008 par Open-Publishing«A Chianciano un congresso vero Mai più al governo, mai più col Pd»
di Davide Varì
Giorgo Cremaschi, è noto, è uomo di lotta. Anzi, di vero e proprio agonismo politico. Per questo non stupisce quando dice che l’ultimo congresso di Rifondazione è stato tra i pochi veri congressi della storia politica italiana. E sì, a lui Chianciano è piaciuto davvero molto. Gli è piaciuto lo scontro franco, per così dire; e soprattutto gli è piaciuto il fatto che non ci fosse nessun vincitore annunciato.
Per quanto riguarda la politica in senso stretto, la proposta politica, il segretario della Fiom è convinto che le modalità dello scontro politico e sindacale si debba "ri-fondare" sulla radicalità. Ed allora: bene l’elezione di Paolo Ferrero e giusta la sconfitta di Nichi Vendola «che si ostina a investire nel dialogo con il Partito democratico». Su questo punto Cremaschi non ha dubbi: «Il Pd è l’avversario. Chi pensa che il dialogo con il Pd debba essere la bussola sbaglia di grosso: quello contro il moderatismo riformista deve essere un elemento fondativo della svolta di Rifondazione».
Insomma, Cremaschi è chiaro: vuole un partito radicale che abbandoni definitivamente l’idea togliattiana di partito di lotta e di governo e il cui obiettivo, infine, non sia quello di governare questo Paese, «ma - come diceva Ingrao - di mettere un dubbio ai vincitori».
Prima di tutto un tuo giudizio sull’ultimo congresso di Rifondazione...
La mia è una valutazione del tutto positiva. Al di là di chi ha vinto e di chi ha perso, credo che il congresso di Chianciano sia stato un congresso vero, come non ne vedevo da anni.
Una voce fuori dal coro. Cosa ti è piaciuto di Chianciano?
Il fatto che non si sapesse il vincitore e che la decisione spettasse realmente ai delegati è un’assoluta novità. Magari fossero così, con questa incertezza, anche i congressi della Cgil. Certo ci sono state le alleanze tra le varie correnti, ma quello è il minimo. Questo nulla toglie al fatto che c’è stata vera lotta politica. Del resto la battaglia è anche asprezza. E poi, non c’è stata nessuna messa cantata e nessuna ode rituale tributata al nuovo segretario. Sì, mi è proprio piaciuto, davvero un bel congresso.
Un vincitore però c’è stato. Che idea ti sei fatto della proposta politica di Paolo Ferrero?
Ho grande stima di Nichi Vendola, ma sono certo che in questo momento la soluzione dell’autonomia politica sia fondamentale, indispensabile per le sorti dell’Italia.
Ti riferisci al presunto "flirt" tra Vendola e il Pd?
Io dico che la proposta di Vendola aveva due grandi punti deboli: la riproposizione di una politica di aggregazione che aveva già perso le elezioni. E questo elemento, io credo, dovrebbe contare; e la mancanza di una riflessione sull’inevitabilità del conflitto non solo con il centrodestra che rimane quello principale, ma anche di conflitto con il Partito democratico. Quello contro il moderatismo riformista, deve essere un conflitto fondante del nuovo corso di Rifondazione. Un’autonomia indispensabile di fronte alla condizione del mondo del lavoro, della precarietà e della caduta dei salari. Soprattutto in un momento in cui in tutta Europa pesa una gravissima crisi del capitalismo. E in questo senso la riposta riformista, semplicemente non è una risposta.
Escludi anche il dialogo con i Verdi e Sinistra democratica? In questo modo non si rischia di "consegnarli" proprio al Pd?
Io direi che su questo punto dobbiamo basarci sui fatti. L’esempio del sindacato può aiutare a comprendere. Il prossimo 2 settembre riprende infatti la trattativa sul sistema contrattuale. Una trattativa segnata dalla volontà di Confindustria e del governo di colpire il contratto nazionale. Il tutto con Cisl e Uil decisi a firmare un accordo a tutti i costi. Ecco, di fronte a questo scenario c’è una sola battaglia: la Cgil non deve firmare. A questo punto mi chiedo: Sd e Verdi da che parte staranno? Io non li vedo schierati in modo netto. Ma forse mi sbaglio, vedremo...
Allora, ricapitoliamo: il Pd no; i Verdi e la Sinistra democratica neanche. Con chi deve dialogare Rifondazione? E’ rimasto solo Di Pietro...
Devo dire che, al riguardo, mi ha molto colpito la campagna contro Di Pietro. Dire che è di destra è tipico della vecchia tradizione comunista. Dare la patente di destra e di sinistra sulla base del proprio "manuale" è un atteggiamento tipicamente vetero. Il fatto è che c’è una questione morale che se non viene affrontata da sinistra, segnerà il trionfo del berlusconismo. Anche sulla questione morale il Pd mi pare balbettante. Come lo è sulle questioni dei diritti civili. Questioni dalla quali scappa. Un motivo in più per non creare alleanze.
E dalla nuova segreteria di Rifondazione cosa ti aspetti?
Io non sono sicuro che si tratti di una vera svolta. Di certo siamo di fronte ad un primo importante segnale. In matematica si direbbe che siamo di fronte ad una condizione necessaria ma non sufficiente. Io credo che si debba anche pensare ad una ricomposizione delle fratture che si sono consumate con una parte non piccola di Rifondazione. Poi c’è la necessità di guardare anche oltre il partito: penso ai movimenti. Ecco, in questo senso credo che la proposta di Ferrero sia più realistica di quella di Vendola. In questo momento c’è bisogno di una forza antagonista al capitalismo. E, ripeto, questa forza non si costruisce in alleanza col Pd ma in conflitto con esso. Serve un partito che litighi duramente con i riformisti moderati. La sfida è quella di essere presenti nelle lotte e nei movimenti, di essere radicali e politicamente influenti.
Come vedi le prossime elezioni europee?
Sono convinto che il voto antagonista ci sarà ma deve essere guadagnato adesso. I lavoratori devono sentire che votando forze antagoniste spostano a sinistra l’intero asse politico. Devono sapere che è un voto dato per un vero cambiamento sociale. Bisogna tornare tra la plebe, non aver paura di contaminarsi ad essa. I cittadini devono sapere che il loro è un voto utile non perchè Rifondazione andrà al governo, ma perchè sarà in grado di capitalizzare quel consenso per creare, come diceva Ingrao, un dubbio nei vincitori.
Mettere dubbi a chi vince? E’ questo l’orizzonte di Rifondazione?
La storia del Pci è questa. Le persone lo votavano sapendo che non sarebbe mai andato al governo. Eppure, un solo voto in più al Partito comunista dava più forza alle lotte.
A proposito di Pci. Dalle pagine di Liberazione D’Alema ha dichiarato che il limite di Rifondazione sta nel fatto che l’elettorato e la cultura politica del Partito comunista è finita tutta nel Pd...
Forse D’Alema ha ragione. Il fatto è che il Pd ha ereditato la cultura del migliorismo di quel partito. Detto questo non credo che potrà esserci un’esperienza simile a quella del Pci. E’ una stagione finita, determinata anche da contingenze internazionali molto diverse da quelle attuali. Ma a differenza del Pd, il Pci era un partito riformatore e non un partito riformista. Inoltre accoglieva anche una radicalità antagonista. E l’errore di Rifondazione è stato quello di riutilizzare il vecchio slogan di Togliatti, "partito di lotta e di governo". Oggi si deve uscire dalla logica crociana secondo cui si tiene tutto. E’ un fatto di salute. Bisogna lottare sapendo che al governo ci sono gli altri.