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Giorni difficili per lavoro e società.
Publie le venerdì 13 novembre 2009 par Open-Publishing1 commento
di Antonio Sciotto
Sono giorni difficili per «Lavoro e società», l’area che nell’ultimo anno ha lavorato fianco a fianco con la Fiom e la Funzione pubblica di Gianni Rinaldini e Carlo Podda, e che oggi, con il Congresso Cgil appena aperto, vede schierarsi il suo gruppo dirigente con il documento di maggioranza, quello scritto con Guglielmo Epifani. Una scelta che una parte dell’area non ha compreso, e adesso annuncia l’uscita: ieri si è tenuta ad esempio un’assemblea molto tesa alla Fisac (il segretario generale Moccia è con Rinaldini e Podda), mentre scricchiolano strutture come l’Emilia e la Liguria. Anche se, come forse è ovvio, c’è una lettura diversa sui numeri della «transumanza», da parte di Nicola Nicolosi, coordinatore dell’area, e dei cinque componenti del direttivo nazionale che hanno scelto di uscire.
Per capirci, l’avvenimento è ancora «fresco» e se ai vertici tutti (o quasi) hanno già deciso con chi stare, non è semplice ancora quantificare quanto sia profonda la divisione alla base. Forse un po’ di chiarezza arriverà oggi e domani, in occasione dell’Assemblea nazionale indetta ai Frentani di Roma, ma è proprio questa assemblea al centro di una critica da parte di chi lascia. «Si è già deciso tutto prima, senza coinvolgere l’intera area in una discussione assembleare», spiega Vittorio Bardi (Fiom nazionale), uno dei 5 del direttivo che giudica «conclusa l’esperienza di Lavoro e società». «Perché - chiede - si è detto sì in modo acritico alle pratiche Cgil dell’ultimo anno, poco efficaci, dopo mesi di collaborazione con Fiom e Fp, che invece reclamavano un’azione più decisa sulla crisi, contro il governo e le imprese? Perché non si è deciso dopo un’assemblea?». Nicolosi replica che «è stato indetto, da settembre scorso, un coordinamento nazionale ogni 15 giorni, e ora chiederemo il sì all’Assemblea».
Al di là del problema «formale», il nodo è sui contenuti. Bardi spiega che «si deve prendere atto che la fase è cambiata e che adesso dobbiamo essere sindacato di conflitto, non cedere alla direzione presa da Cisl e Uil, cioè essere solo sindacato di servizio, di cogestione con le imprese. E poi nella mozione "la Cgil che vogliamo" si fanno proposte nuove come le primarie, valide anche per i direttivi: per dire basta alla cooptazione e ai dirigenti scelti dal vertice».
I cinque che hanno deciso di uscire sono appunto Bardi, Franca Peroni (Fp nazionale), Maurizio Scarpa (Filcams nazionale), Francesco Grondona (segretario Fiom di Genova), Rita Guglielmetti. Inoltre, per quanto con Epifani, sono da aggiungere tra i "non rappresentati da Nicolosi" altri membri del direttivo, afferenti alla segretaria Paola Agnello Modica (ulteriori 5 secondo Bardi e gli altri, solo 3 a parere di Nicolosi). Insomma, al direttivo con Nicolosi resterebbero in 16-18 su 26 membri.
Ma è nella base che si preparano cambi di campo: Nicolosi ammette che «la Fisac è divisa in due», mentre secondo Bardi «tutti seguiranno Moccia»; in Fp e Filcams bisognerà capire chi seguirà Peroni e Scarpa. In Fiom, Nicolosi afferma di conservare «lo stesso 10% del passato», mentre però ammette «difficoltà in Emilia e Liguria». Che in effetti sembrano preludere a numerose uscite.
Il Manifesto 12 novembre 2009
Messaggi
1. Giorni difficili per lavoro e società., 14 novembre 2009, 11:11
Il documento alternativo ad Epifani
http://www.coordinamentorsu.it/doc/altri2009/2009_1110_doc_cgil_alternativo.pdf