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Giustizia: carcere e disabili, l’esperienza di Rebibbia

Publie le domenica 19 giugno 2005 par Open-Publishing

Tra i detenuti presenti nella Casa Circondariale di Roma Rebibbia, circa
1600, vi sono anche persone con disabilità sensoriali e motorie, la cui gestione pone problemi del tutto peculiari.

Di solito i detenuti disabili, condannati o in attesa di giudizio, vengono
assegnati dall’amministrazione penitenziaria ad istituti dotati di reparti
adeguatamente attrezzati sia sotto il profilo strutturale sia per le
rafforzate possibilità di assistenza sanitaria. Tuttavia, in queste
strutture, i posti non sono sufficienti. Nella Casa Circondariale di Roma
Rebibbia sono circa 25 le persone che versano nell’impossibilità di
attendere alle proprie esigenze di vita o perché affette da malattie
croniche di carattere degenerativo o perché portatrici di protesi agli
arti inferiori o temporaneamente inabili a causa di fratture subite.

È il motivo per cui l’amministrazione di Rebibbia, al pari di altri
istituti, si trova nell’evenienza di dover diversificare ulteriormente la
gestione della popolazione detenuta.

Nel maggio 2004 è stata inaugurata una sezione con ridotte barriere
architettoniche in modo da agevolare gli spostamenti e non pregiudicare la
partecipazione alle attività trattamentali rieducative offerte a tutti.
Alcune stanze di detenzione sono state dotate di bagni assistiti già nel
2002, e vengono assegnate in base a criteri stabiliti dal medico del
reparto. Tutti i disabili possono usufruire di locali docce le cui
dimensioni consentono l’accesso con la sedia a rotelle. Nel marzo di
quest’anno, una rampa d’ingresso al cortile passeggi ha sostituito i gradini
impraticabili per i disabili. Ad aprile, la biblioteca del reparto G11 è
stata spostata al pian terreno per consentire la consultazione dei libri e
per alcuni l’attività lavorativa di bibliotecario.

I detenuti disabili sono tutti assistiti nel compimento delle loro attività
quotidiane, e quest’assistenza è data da altri detenuti, i c.d. piantoni.
Il termine è mutuato dal linguaggio militaresco ad indicare chi nel proprio
servizio osserva, attende a qualcosa.

Per garantire la massima continuità, il piantone, se necessario, condivide
con il proprio assistito anche la cella e dall’anno scorso, i piantoni
frequentano, con priorità rispetto ad altri detenuti, un corso di formazione
per il supporto dei disabili all’interno del carcere. Il corso, della durata
di quattro mesi, è organizzato dal comune di Roma in collaborazione con la
direzione della Casa Circondariale di Roma Rebibbia, ed è alla seconda
edizione. Coinvolge i "detenuti badanti", e in qualità di insegnanti, varie
figure professionali in campo assistenziale quali il sociologo, il
fisioterapista, l’esperto nel linguaggio dei segni, l’esperto in
legislazione sociale e l’architetto esperto in materia di abbattimento delle
barriere architettoniche.

Gli obiettivi del progetto guardano sia al detenuto che all’organizzazione
penitenziaria, infatti al conseguimento per i partecipanti di un attestato
spendibile nel mondo del lavoro, si affianca l’offerta di assistenza
qualificata ad altri detenuti che favorisce la qualità nella convivenza
per operatori e popolazione detenuta.