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Giustizia, il governo imbavaglia la magistratura
Publie le sabato 7 febbraio 2009 par Open-PublishingGiustizia, il governo imbavaglia la magistratura
di Mariafrancesca Ricciaurdulli
ROMA - "Abbiamo fatto un buon lavoro", ha detto il Guardasigilli Angelino Alfano, al termine della riunione del Cdm che, all’unanimità, ha dato il via libera alla riforma del processo penale. Che sia un buon lavoro non ci sono dubbi. Meglio non si poteva fare, almeno dal ‘loro’ punto di vista. Non è decollato, in commissione Giustizia, il disegno di legge sulle intercettazioni. Ma è indubbio che entro breve si farà anche quello.
Per il resto, un po’ di qua, un po’ di là tutti i componenti della maggioranza sono stati accontentati. Il Carroccio sicuramente canta vittoria, perché ha ottenuto una netta distinzione dei ruoli tra pm e polizia giudiziaria, che potrà fare indagini fino all’acquisizione della notizia di reato. Il partito di Umberto Bossi porta a casa anche la scelta diretta dei pm onorari ma non incassa risultato pieno. Non ci sarà, infatti, un’elezione popolare dei pubblici ministeri, che invece verranno scelti da avvocati, magistrati e professori universitari del circondario del tribunale. Su questo aspetto, ha prevalso la linea di Alleanza Nazionale. Forza Italia, invece, ha spinto per l’estensione della competenza della Corte di Assise anche in materia di criminalità organizzata. "Anche le forze di sinistra, l’Udc e l’Anm potranno ritrovare in questo provvedimento le proposte che avevano formulato" spiega Alfano. Contenti ‘noi’, contenti tutti.
MENO POTERI AI PM - Il provvedimento - trenta articoli in tutto - contiene cinque deleghe al governo a legiferare e punta a limitare i poteri del pm, attraverso una maggiore autonomia alla polizia giudiziaria, ampliando allo stesso tempo le prerogative della difesa. In particolare i pubblici ministeri diventeranno «avvocati dell’accusa» con un obbiettivo: "Garantire - dice Alfano - la perfetta parità tra l’accusa e la difesa, dando piena applicazione all’articolo 111 della Costituzione, approvato dieci anni fa a larga maggioranza ma non ancora pienamente applicato. Un ampio capitolo, quello della riforma del processo penale, è stato dedicato alle misure di garanzie per i cittadini sul versante del giusto processo. L’obbiettivo della perfetta parità tra accusa e difesa si consoliderà nella proposta di riforma della Costituzione che faremo a breve". Secondo la versione più recente della bozza - sottoposta a gennaio dal ministro della Giustizia Angelino Alfano ai colleghi della maggioranza - il pm potrà solo ricevere la notizia criminis senza più poter aprire fascicoli sullo spunto di articoli di giornale o confidenze private. Sono previsti anche criteri più certi per determinare il giudice competente se non è individuabile il luogo in cui è stato commesso il reato, ed è resa più facile la ricusazione del magistrato che «esterna» fuori dal processo. Si stabiliscono inoltre corsi obbligatori per chi aspira a dirigere un ufficio.
NOVITA’ - Nel progetto di Alfano ci sono anche una serie di norme che dovrebbero sveltire e migliorare il funzionamento della struttura: l’introduzione della regola della comunicazione online nel processo penale e civile; la digitalizzazione della giustizia e "misure che sgraveranno il sistema di formalismi e consentiranno risparmi come le notifiche". C’è poi un capitolo nel ddl sull’efficienza della giustizia varato oggi nel Cdm che obbligherà gli uffici giudiziari italiani a stilare, con cadenza trimestrale, un rapporto di produttività che verrà poi inviato elettronicamente al ministero della Giustizia. Alfano ha spiegato che il ministero provvederà alla pubblicazione online dei rapporti, dando vita a una sorta di classifica dei vari uffici giudiziari.
NO APPELLO SE ASSOLTI - La riforma della giustizia "non sarà completata" se non verrà previsto anche il divieto di appello dei pm in caso di assoluzione dell’imputato in primo grado, "e se sarà necessaria una riforma costituzionale la affronteremo". Lo ha affermato il premier Silvio Berlusconi, in conferenza stampa a Palazzo Chigi. Nella riforma della giustizia "manca ancora una norma che ci sta a cuore, che ci porterebbe al pari delle altre democrazie occidentali" e cioè che quando "un cittadino è giudicato e assolto da un tribunale della Repubblica non possa essere più chiamato dall’accusa a rispondere in un secondo e terzo grado di giudizio, con grandi costi economici e rovinando la vita del cittadino e dei suoi cari. La riforma della giustizia non sarà completata fino a quando non avremo aggiunto questo tassello, e se sarà necessaria una riforma costituzionale la affronteremo". E come non credergli. Qualche malizioso direbbe addirittura che la riforma del processo penale, non sarà completata, fino a quando non sarà più possibile “condannarlo”. Alla faccia del "giusto" processo.
Russo Spena: " E’ una controriforma
"Siamo nettamente contrari - afferma Giovanni Russo Spena, responsabile dipartimento giustizia del Prc - con quella che si configura come una vera e propria contro-riforma della giustizia attraverso la riforma del processo penale varata oggi dal Consiglio dei ministri del governo Berlusconi. La crisi della giustizia italiana non si supera eliminando l’autonomia e il controllo di legittimità della magistratura né invadendo la funzione del Pm nel senso di una sua incostituzionale dipendenza dal potere esecutivo. E’ molto meglio allora - conclude l’esponente di Rifondazione - mantenere in piedi il sistema attuale, insieme ll’approvazione di un nuovo codice penale e di procedura penale, i cui contenuti sono già stati largamente indicati al Parlamento dalla commissione Pisapia."