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Gli Usa si preparano ad invadere la Siria passando da Beirut!

Publie le venerdì 21 luglio 2006 par Open-Publishing

Signori, a bordo che si riparte: prossima tappa Damasco!
Gli Stati Uniti ed i loro commilitoni israeliani sono entrati nel pieno dei preparativi per l’invasione siriana.
I fatti libanesi e della Striscia di Gaza di questi giorni (i teatrali marchingegni di pretestuosa istigazione al rapimento di soldati israeliani messi in piedi dal Governo Olmert sono di una banalità sconvolgente.Non è dato sapere come sia possibile che tre militari di uno degli eserciti meglio addestrati al mondo vengano rapiti senza che, dopo il primo atto ostile e per scongiurare il secondo, non si sia provveduto ad incrementate la sicurezza delle truppe) altro non sono che gli effetti devastanti di un piano studiato a tavolino (passante anche per l’uccisione del Primo Ministro Libanese Rafic Hariri avvenuta nel 2005, frettolosamente addebitata dall’opinione pubblica mondiale al regime di Assad) e che condurrà in tempi medi al consolidamento di quella politica di destabilizzazione globale funzionale agli interessi imperialistici di Washington.
Perchè l’attentato ad Hariri è centrale?
Perchè voluto dalla Casa Bianca e da Tel Aviv per propagandare la finta lotta al terrorismo che loro stessi alimentano per primi e non da oggi.
Tanto per cominciare, le perizie dei servizi segreti libanesi segnalano che il materiale esplosivo utilizzato nell’attentato dello statista si trova soltanto in possesso della CIA, del Mossad israeliano e dell’M-16 britannico, e proviene dalla centrale nucleare di Dimona in Israele.
Inoltre la Siria non poteva trarre alcun vantaggio dall’uccisione di Hariri, per il semplice fatto che la sua figura politica era riuscita indebolita dal confronto parlamentare che gli aveva negato a larga maggioranza la richiesta di ritiro immediato delle truppe siriane dal Paese.
Questa bocciatura non può essere sottovalutata, perchè altrimenti si rischia di interpretare male tutto ciò che è avvenuto dopo.
Dunque non certo la Siria, scampata al disegno Hariri, poteva avere interesse alla sua eliminazione fisica, ma gli Usa ed Israele, per mezzo dei quali si mette in moto un processo di propaganda anti-siriana tuttora perdurante e facilmente alimentabile per la “sciagurata” (agli occhi degli americani) presenza parlamentare del Partito di Hezbollah.
Per meglio intenderci esaminiamo il passaggio di Ehud Olmert all’indomani del rapimento dei due soldati israeliani in Libano: “l’attacco odierno [12 luglio] non è stato un attentato terroristico, bensì un attacco ad Israele da parte di uno stato sovrano. Il Libano ne subirà le conseguenze"
(fonte RaiNews24).
Indubbiamente un gioco da bambini inchiodare il Libano a delle artificiose responsabilità e permettere l’invasione militare di uno Stato Sovrano.
E chi sono gli Hesbollah? Evidentemente sono terroristi al potere in Libano e foraggiati da Damasco.
Questa cantilena andrà avanti per molto tempo, anche con maggior vigore di quella che vuole l’Iran al fianco dei miliziani sciiti (la CNN pare abbia provato ad associare ai due rapiti la sorte di un repentino trasferimento a Teheran, ma in questo momento sono notizie da Bar più che da organo di informazione), di modo che il mondo “civilizzato made in USA” possa farsi un’idea di quanto sia indispensabile un intervento militare in Siria.
Mentre il suo paese veniva criminalizzato da Olmert, il leader del Partito Libanese "Future Movement" Saad Hariri veniva ricevuto alla Farnesina dal gigante delle guerre umanitarie, on. Massimo D’Alema.
Da parte di Hariri nessuna vibrante protesta alle dichiarazioni spregiudicate del governo israeliano ma consenso alla proposta italiana della “necessità di aprire al più presto un corridoio umanitario per dare assistenza agli sfollati”.
Un’ipotesi che Israele avrebbe fatto sapere immediatamente di condividere in linea di principio.
Dunque accade un fatto singolare: un legittimo rappresentante di un paese accusato da un altro paese di avere prodotto un atto di guerra condivide la necessità di questo paese di aprire un corridoio umanitario per assistere gli “sfollati”.
Questo perchè, a sentire il compagno D’Alema e Saad Hariri, i libanesi hanno la necessità di allontanarsi da un luogo da far divenire progressivamente vuoto, non certo di impugnare le armi per resistere all’invasore.
Questo pensiero persistente di legittimazione alle invasioni israelo-statunitensi ha evidentemente scavato un solco unico che travalica i confini anche della logica e ci lascia sconcertati.
Intanto, nell’attesa che George.W. Bush consolidi i suoi piani d’attacco verso la Siria, il commilitone Olmert, dopo il pretesto gentilmente offerto a futura memoria e riconoscenza USA, passa all’incasso, regolando i termini del conflitto al confine con il Libano e strozzando ancora di più i Palestinesi nel lager a cielo aperto che è la Striscia di Gaza.
f.f.