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Gli affari sono sempre affari. Israele vende armi al nemico

Publie le domenica 23 novembre 2008 par Open-Publishing

Gli affari sono sempre affari. Israele vende armi al nemico

di Francesca Marretta

"Business is business". Di questi tempi poi, con la crisi economica globale, non ci si puó permettere di avere la puzza sotto il naso quando si parla d’affari. Secondo il quotidiano israeliano Haaretz , i produttori di armi Made in Israel non andavano per il sottile nella scelta della clientela nemmeno prima della crisi dei subprime americani. Diverse società del settore della Difesa hanno venduto armi ed equipaggiamenti militari a Paesi arabi considerati nemici da Israele, come Libia, Iraq e Yemen, e con la piena approvazione del Misrad HaBitakhon, il ministero della Difesa. Con la Libia le industrie del settore israeliane hanno fatto buoni affari con la vendita di giubotti antiproiettile, mentre allo Yemen hanno fornito sopratutto armi. In Iraq, compagnie israeliane specializzate in esportazione di tecnologia e know-how militare, come la Magal Motorola e la Tadiran avrebbero partecipato alla costruzione dell’aeroporto di Arbil nel Kurdistan iracheno. In questa vicenda si inserisce anche la Kurdistan Development Organization (Kodo), il cui titolare Shlomi Michaels, che ha doppia cittadinanza, americana e israeliana, è un ex appartenente allo Yamam, corpo speciale delle forze dell’ordine israeliane.

Questa società è finita sotto inchiesta nel 2006 dopo che la polizia dello Stato ebraico aveva ricevuto informative sull’impiego degli equipaggiamenti prodotti dalla Magal Motorola e dalla Tadiran in Kurdistan e sull’addestramento delle milizie locali da parte di uomini della Kodo, che tra l’altro risulta registrata in Svizzera. Secondo la polizia israeliana la compagnia di Michaels non aveva ricevuto l’approvazione del ministero della Difesa per operare in Iraq. Michaels aveva tuttavia avuto l’ok per le operazioni in Kurdistan dall’ex direttore generale del ministero, Amos Yaron, che ha ammesso agli inquirenti di aver approvato personalmente le attivitá della compagnia dell’uomo d’affari israeliano in Iraq. L’inchiesta nei confronti di Michaels e della Kodo per attivitá illegali in Iraq è stata fermata dalla procura distrettuale di Tel Aviv.

La decisione della Corte è stata di recente approvata dal procuratore generale dello Stato di Israele, Menachem Mazuz. L’Iraq è ancora un paese tecnicamente in guerra con Israele, con cui lo Stato ebraico non itrattiene relazioni diplomatiche. Ma dopo l’invasione americana del 2003 l’Iraq fu cancellato dalla lista dei paesi con cui era vietato fare affari e aziende israeliane hanno fornito alle truppe Usa impegnate nel paese del Golfo Persico aerei "drone" e munizioni.

Il divieto di scambi commerciali con paesi nemici è regolata in Israele da una legge che risale agli anni del mandato britannico, precisamente al 1939. Quando fu introdotta la legge aveva lo scopo di proibire transazioni con la Germania nazista. Ancora oggi in Israele spetta al ministero delle Finanze aggiornare l’elenco degli Stati con cui non si possono fare affari in quanto nemici.

Considerate le rivelazioni di Haaretz , finora non smentite dagli interessati, è interessante ricordare che a ottobre scorso, durante una riunione a Gerusalemme con il ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner, il ministro della Difesa israeliano Barak ha sollevato la questione della vendita di armamenti nella regione mediorientale da parte della Russia. «I russi devono assumere un ruolo positivo in Medio Oriente e non fornire armamenti che mettono in pericolo il fragile equilibrio nella regione», ha dichiarato Barak, preoccupato per le relazioni commerciali di Mosca con Teheran e Damasco, in particolare per un eventuale contratto di fornitura di missili antiaerei russi S-300 all’Iran. La Russia è insieme a Stati Uniti, Francia, Germania e Regno Unito ai vertici dell’export di armi convenzionali nel mondo. Tra i primi paesi produttori figura anche la Cina. Nella classifica delle sole armi leggere l’Italia è il secondo posto come esportatore e quarto come produttore. Parliamo di statistiche relative a commerci legali. Maggiori importatori sono Cina, India, Israele, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.

Secondo Amnesty International esistono nel mondo1135 compagnie produttrici di armamenti operative in 98 paesi. Ogni anno vengono prodotte otto milioni di armi. Nel 2006 sono stati spesi oltre mille miliardi di dollari per l’acquisto di armi, quindici volte di più che per la spesa annuale destinata agli aiuti internazionali.

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato quest’anno un documento che chiede di adottare entro cinque anni un Trattato per il controllo del commercio internazionale di armi. Hanno votato contro l’Ammistrazione americana a guida Bush e lo Zimbabwe.
Il trattato prevede che tutti i trasferimenti internazionali di armi siano autorizzati da singole licenze emesse dagli Stati. Vieta autorizzazioni di trasferimenti che violano il diritto

Internazionale (embargo) e autorizzazzioni o trasferimenti che possano essere utilizzati, anche indirettamente, in violazione della Carta delle Nazioni Unite, per commettere genocidi o crimini contro l’umanitá.
Se, tra cinque anni questo trattati verrá adottato, saranno tempi duri per il business degli armamenti. Non saranno più possibili accordi del tipo "armi in cambio di diamanti", come quelli denunciati giá nel 2005 Amenesty International, per esempio tra governo della Rdc e societá israeliane (ma non solo israeliane), coinvolte anche in forniture di armi usate dalle varie milizie all’opera nella Regione dei Garandi Laghi, attraverso triangolazioni con Albania, Sebia e Ruanda.