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Gli articoli migliori di Enzo Baldoni dai teatri di guerra

Publie le venerdì 27 agosto 2004 par Open-Publishing

La terra, il tepore, la morte
sabato, 24 luglio 2004

E’ tornato. E’ tornato il momento di partire.
Da un po’ di tempo la solita vocina insistente tra la panza e la coratella mi ripeteva: "Baghdad! Baghdad! Baghdad!". Ho dovuto cedere.
Come sempre, quando si prepara un viaggio importante, cominciano a grandinare le coincidenze. E chissà quanto sono segni e quanto le provochiamo noi.

Ancora una volta, prima di una partenza, mi sono sdraiato sotto le stelle, nella Romagna dei miei nonni e della mia infanzia, in cima a Monte Bora, sulla terra notturna ancora calda del sole di luglio.
La terra, sotto, mi riscaldava il corpo. La brezza, sopra, lo rinfrescava.
Lucciole, profumo di fieno tagliato, il canto di milioni di grilli.
E’ qui che da piccolo studiavo spagnolo su un libro trovato in soffitta. E’ qui, davanti a un piatto di tagliatelle, che tre anni fa si è fatta sentire la solita vocina che ripeteva: "Colombia, Colombia, Colombia!"
Si è parlato molto di morte in questi giorni: della morte serena di Zio Carlo, filosofo e yogi, che forse sapeva la data del suo trapasso. Guardando il cielo stellato ho pensato che magari morirò anch’io in Mesopotamia, e che non me ne importa un baffo, tutto fa parte di un gigantesco divertente minestrone cosmico, e tanto vale affidarsi al vento, a questa brezza fresca da occidente e al tepore della Terra che mi riscalda il culo. L’indispensabile culo che, finora, mi ha sempre accompagnato.


Anche Amman ha il suo ponentino
martedì, 03 agosto 2004

La Giordania è un paese di grande dolcezza. La gente è sorridente e distesa. Di notte si va in giro tranquilli anche a Jebel Amman o a Downtown, la città vecchia. Le ragazze, anche sole, vengono rarissimamente infastidite. Le borse vengono lasciate bene in vista all’interno delle automobili e nessuno si sogna di rubarle.

In Giordania chiese cristiane e moschee convivono spesso fianco a fianco, e i luoghi santi - la tomba di Mosè, la riva del Giordano dove Giovanni battezzò Cristo - sono condivisi.

E’ un paese antico e pensoso, la Giordania, che ha visto passare i nabatei, Alessandro Magno, i romani, i bizantini, i maomettani, i crociati. Ha visto combattere il Feroce Saladino e l’ancor più feroce Renaud de Chatillon, che sbatteva i prigionieri giù dalle mura vertiginose del castello di Karak con la testa protetta da una scatola di legno, in modo che non perdessero conoscenza durante il tragitto e potessero soffrire fino all’ultimo momento del volo. E ha visto ancora gli ottomani, gli inglesi, Lawrence d’Arabia e infine l’invasione pacifica dei palestinesi in fuga dalla loro terra.

La Giordania è tollerante. Vedi la nonna col viso coperto, la mamma col solo velo islamico e le figlie coi capelli liberamente sciolti all’aria. Le feste sono travolgenti, piene di musica e colori, le ragazze ballano scatenate.
E la temperatura, rispetto agli altri Paesi del Golfo, è più bassa, simile a quella di Roma, spesso alleviata da un venticello fresco: anche Amman ha il suo ponentino. Non a caso i sauditi portano qui le mogli in vacanza e a fare shopping. Non a caso si rifugiano qui i ricchi in fuga da Baghdad, dalle sue temperature estreme e dai suoi orrori. Se penso che a ovest c’è la Palestina, a est l’Irak e a nord la Siria, un Paese così in pace sembra un sogno. Merito della monarchia hascemita e del grande piccolo re beduino, Hussein di Giordania. Chissà cosa combinerà suo figlio, con quella faccia da Piero Chiambretti.
Chiedo a un autorevole uomo d’affari irakeno qual è il fattore che, secondo lui, più di tutti ha assicurato pace e prosperità alla Giordania.
"Semplice." risponde "La Giordania non ha petrolio".


A cena con dodici bimbe. Ehm, bombe
domenica, 08 agosto 2004

Stasera, finalmente a cena fuori dal compound del Palestine - Sheraton, che è pesantemente controllato dagli americani e dalla neonata polizia irachena.
Ceniamo in un kebab sulla strada, nessuno parla inglese, non esistono menù e nemmeno la birra, ma il pollo è delizioso (si mangia con le mani, chiaro).
Ghareeb è ingegnere, è intelligente e molto colto, come gran parte dei palestinesi, parla un discreto inglese e conosce bene la storia. Una compagnia piacevole. E poi è più grosso di me e somiglia moltissimo a un certo Giodi di cui sono molto amico. _ Cosa chiedere di più alla vita?
Mah, magari una bimba.
Debbo avere l’Onnipotente dalla mia parte, perché mi esaudisce in dieci secondi netti.
Il guaio è che deve essere un po’ sordo.
Avevo detto bimba, signore, BIMBA! Non BOMBA!

BOOOM! Uno scoppio.
Poi un altro.
Subito, un terzo.
Allora cominciamo a contare.

Booom!
 Quattro.
Boom!
 Cinque
Booom!
 Sei.
Boom!
 Sette. Questa è la reazione alla conferenza stampa del primo ministro Allawi, che oggi non ha dato la minima chance alla resistenza: ha detto che sono fuorilegge, che saranno cacciati e arrestati.
Boom!
 Otto. Mmmm ... As Sadr sta veramente incazzato.
Nella Zona verde partono le sirene.
 Le suonano adesso, le sirene: a chi è ferito non serviranno gran che.
Boom!
 Nove.
Passano veloci quattro Humvees dell’esercito USA, saettando un faro sulla folla. Sembra che scappino. Tutti gli avventori del ristorante si mettono a ridere e schiamazzano all’indirizzo degli americani.
Boom!
 Dieci.
La gente è tranquilla, continua a mangiare e a ridere. I missili sono diretti sulla Zona Verde, quartier generale dei sempre più odiati statunitensi.
Boom!
 Undici.
Boom!
 Dodici.

Dodici bombe nel giro di un’ora. Difficile sottovalutarne il significato simbolico.

Fantastici americani. In un anno di arroganza, violenza, maltrattamenti in carcere, arresti illegali e disordini sono riusciti a sprecare tutto il capitale di credibilità che si erano costruiti con la cacciata di Saddam. Adesso anche chi li aveva festeggiati all’arrivo non aspetta altro che si tolgano dai coglioni.

E Moqtada As Sadr, stasera, ha inviato a Bush una dozzina di rose scarlatte.


Che risate all’unità di crisi
venerdì, 13 agosto 2004

Mi giunge voce che questo stupido sciocco Bloghdad sia seguito quotidianamente all’Unità di Crisi della Farnesina, e che che si facciano anche un sacco di risate.
Io sono decisamente contrario all’intervento armato dell’Italia in Irak, e non cambio opinione. Però sento il dovere di ringraziare queste persone che, anche a Ferragosto, in una Roma deserta, lavorano per la sicurezza degli italiani all’estero.


Domattina si parte
sabato 14 agosto

Bene, domattina si parte. Ma i retroscena della rottura dei camion sono intuibili.
Visibilità, immagine, carriera politica: le solite cose.
Siamo in zona Ferragosto, gli italiani sono distratti. Quindi, l’emergenza di Najaf può tranquillamente aspettare qualche giorno, il Grande Rientro.
Che poi intanto magari aumentano i morti, e l’impresa brilla di luce più forte.
Mentre gli uomini e le donne della CRI stanno qui sotto le bombe, in Italia qualche burocrate lontano, fedele agli ordini di servizio, cancella con un colpo di matita e una telefonata il loro lavoro.
Certo, è solo un’impressione, un’illazione personale, ma mi sembra tanto, tanto credibile.
Da privato cittadino che ha sbirciato questo falò delle vanità sulla pelle dei feriti, lo dico forte e chiaro: penso proprio che la base della Croce Rossa sia molto, ma molto migliore dei suoi vertici.

http://www.articolo21.com/notizia.php?id=928