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Gli indiani sulla Luna

Publie le giovedì 23 ottobre 2008 par Open-Publishing

Gli indiani sulla Luna

di Alessandro Cardulli

“Tutta la nazione è orgogliosa della nostra comunità scientifica”: sono queste le parole pronunciate dal primo ministro Manmohan Singh mentre partiva la prima navicella spaziale indiana, diretta sulla luna. Erano le 6,22 del mattino, ora locale, le 2,52 nel nostro paese. Siamo certi che a Bossi, Maroni, Borghezio, e compagnia leghista tipo il sindaco di Verona, quel Tosi che si è preso una condanna a due mesi per razzismo, quando si sono svegliati ed hanno appreso la notizia, la colazione è andata di traverso. Se si pensa che loro, in compagnia della Gelmini, vogliono inviare nelle “classi ponte”, di fatto ghetti, i figli degli immigrati considerati dei sotto prodotti della specie umana, siamo in presenza di un vero e proprio scherzo della storia.

Siamo abituati, noi dei paesi sviluppati, a considerare gli altri, le popolazioni di altri mondi, come fossero ancora all’età della pietra. Del resto i mezzi di comunicazione, a partire dalle televisioni, ci offrono solo immagini di questo tipo. Certo l’India non è il paese di bengodi. Come evidenti sono in queste aree emergenti le contraddizioni, fra miseria e povertà. Ma anche in questa Europa, in Italia, come dice anche il governatore di Bankitalia, aumenta il divario fra ricchi e poveri. E non andiamo sulla luna. La ricerca scientifica è una Cenerentola che non troverà mai il principe azzurro. Gli indiani hanno seguito l’evento incollati ai televisori. Conto alla rovescia poi la partenza dal centro di Sriharikota, nello stato Sud-orientale dell’Andhra Pradesh. L’Agenzia spaziale europea ha inviato un messaggio di congratulazioni invitando ad una collaborazione nel campo della scoperta dello spazio con il paese asiatico. La sonda si chiama “ Chandrayaan” entrerà in orbita dopo sedici ore di volo, grazie ad un terzo vettore fabbricato anch’esso in India, il “ Polar Satellite Launch Vehicle”. Dopo cinque giorni la navicella arriverà sul nostro satellite. L’Ente per la ricerca spaziale indiano si chiama Irso.

Il suo portavoce, Bhaskar Narayan, il giorno prima della partenza aveva rilasciato una dichiarazione indicando il futuro programma : “Andiamo per la prima volta sulla luna - ha detto - la Cina ci è già andata e anche il Giappone ci aveva messo piede un mese prima, nel settembre del 2007. Trascorso un anno, Pechino è diventata la terza potenza, dopo la Russia e gli Usa, in grado di inviare uomini nello spazio”. Il passo successivo alla spedizione “Chandrayaan” sarà quello di inviare nel cosmo propri astronauti. Si pensa al 2014 per lanciare la prima missione umana nel 2020. Che vanno a fare gli indiani sulla luna? La navicella è attrezzata per ricercare l’Elio 3, un isotopo molto raro dalle parti nostre. Si utilizza nella fusione nucleare e in futuro può essere una importante fonte di energia. La luna è in grado di offrire questo isotopo in gran quantità ma non siamo ancora riusciti a trovare il modo di sfruttarlo. Per realizzare questa impresa si sono mobilitati in quattro anni migliaia di scienziati indiani. E’costata circa 79 milioni di dollari rispetto ai 187 della sonda cinese e i 480 milioni di quella giapponese.

A leggere le agenzie che raccontano di questa “ prima volta” nello spazio ci vengono in mente Berlusconi, il ministro Stefania Prestigiacomo, con coro della immancabile Marcegaglia che non perde occasione per schierare la Confindustria sui terreni più arretrati. Ci vengono in mente le figuracce che stiamo facendo in Europa con la posizione che il Governo italiano ha assunto in merito al pacchetto energia e clima. Gli indiani sulla luna segnano davvero la fine di un’epoca, quella in cui gli Stati Uniti con Reagan e Bush, in particolare, dettavano legge al mondo. Vengono alla ribalta nuovi mondi, nuovi paesi, nuove popolazioni. La ricerca scientifica, la formazione, la conoscenza diventano i pilastri di un possibile sviluppo economico che si unisce con la giustizia sociale, con le libertà democratiche che non sono un optional. L’India è stata in grado di mobilitare migliaia di scienziati , di ricercatori, per questa prima impresa. Noi li cacciamo.