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Gli operai bruciano vivi, i potenti si divertono alla Scala
Publie le domenica 9 dicembre 2007 par Open-Publishing5 commenti
Nessuno ha rilevato, almeno sulla stampa ufficiale, quella che conta, l’aberrazione, la stridente ingiustizia e l’inopportunità della "prima" della Scala, svoltasi a Milano venerdì scorso, quando gli operai della Thyssenkrupp di Torino erano appena morti o stavano morendo arsi vivi.
La prima alla Scala si è svolta, come ogni anno, all’insegna della mondanità e dello sfoggio della ricchezza e del potere (Sono lontani anni luce i tempi in cui il movimento di Capanna contestava a suon di uova marce le ricche matrone impellicciate...).
Era presente la crema del potere economico e politico, a cominciare da Napolitano e altri 5 capi di stato esteri, 19 ministri da tutto il mondo e ampie rappresentanze della "casta" italica.
Un minimo di senso della giustizia e di solidarietà avrebbe imposto la sospensione della prima in segno di lutto: e invece no, i "padroni" dell’Italia e non solo non potevano certo rovinarsi la serata per la morte di alcuni poveracci uccisi per un salario di pochi euro e così hanno ritenuto di cavarsela con un minuto di silenzio ipocrita... e la serata di gala è gioiosamente continuata come previsto.
Il Presidente della Repubblica, che ci affligge ogni giorno con una predica moralistica e "piange" ipocritamente per gli infortuni sul lavoro, non solo ha partecipato, con palese soddisfazione, al rito mondano ma non ha avvertito neanche l’esigenza minima -magari prima della serata- di recarsi a Torino, almeno per un doveroso omaggio alle famiglie degli operai uccisi.
La cosa è talmente ripugnante che si fa fatica a seguire le cronache mondane, che parlano di una Letizia Moratti che "fa la padrona di casa: giro di brillanti al collo in nero Armani (Me l’ha regalato mio marito, come ogni anno)"...
E che dire dei sontuosi addobbi del teatro?
Sul palco reale mille rose rosse e intrecci di rami di salice, nocciolo, medeola e ruscus per simboleggiare il contrastato amore fra Tristano e Isotta. L’antipalco reale e i foyer sono invece decorati con 250 anturium e 450 garofani.
"Un grandissimo spettacolo!", ha commentato Napolitano al termine della rappresentazione.
La serata si è conclusa con una bella mangiata a Palazzo Marino, ove il Comune ha organizzato un
ricevimento per 900 persone, con menu’ a base di risotto alla milanese, aletta di vitello con polentina e cappella di fungo porcino alla genovese...
Unica nota di protesta, quasi stonata in questa orgia di mondanità, quella di un gruppo di precari dell’Alfa Romeo aderenti ai Cobas che hanno animato un presidio davanti al teatro.
Messaggi
1. 7 dicembre 1968, alla Scala, 9 dicembre 2007, 21:44
7dicembre, sera. Verso le 19,30 ci presentiamo in piazza della Scala. Saremo in 3-400. Una miseria rispetto alla nostra normale capacità di mobilitazione.
...
Fa un freddo cane e l’umidità prende alle ossa. La nebbia è così spessa che di quando in quando sembra trasformarsi in una pioggerellina fitta fitta. Come se non bastasse, piazza della Scala è stata trasformata in una piazza d’armi. Polizia e carabinieri dappertutto. Di fronte al teatro, dirimpetto al palazzo del comune, all’imbocco delle vie adiacenti, in galleria Vittorio Emanuele, in piazza Duomo.
Arrivano i primi "scaligeri", agghindatissimi. Gli uomini sono lustri come manichini. Le signore impellcciate e ingioiellate per centinaia di milioni. Uno schiaffo per milioni di poveri cristi. Per qualche minuto non succede nulla. Si infittisce l’arrivo. Auto sontuose e lucide, con autisti in livrea, depongono con grazia tirati melomani all’ingresso del tempio. Uno studente solleva, alto sopra la testa, un cartello che dice: "I braccianti di Avola vi augurano buon divertimento". Parte un coro: "Borghesi, ancora pochi mesi".
Una coppia, impeccabilmente addobbata, fende sinuosamente i cordoni di polizia, a tre metri dagli studenti. Parte un uovo. Centro perfetto sulla spalla dell’uomo. Schizzi giallastri massacrano di rimbalzo lo stupendo abito della sua compagna. Per brevi minuti è tutto un via vai, in aria, di uova e cachi.
I tiri sono per lo piu’ esatti. I bersagli colpiti, numerosi. Elevata la percentuale di smoking, toupè e pellicce messi fuori uso.
(Da: Formidabili quegli anni, di Mario Capanna)
1. 7 dicembre 1968, alla Scala, 9 dicembre 2007, 22:40
Ecco, quando riprenderemo questa capacità ( a proposito, tra i "lanciatori" del dicembre ’68 c’era pure Cusani) di colpire, anche simbolicamente, i simulacri del potere, potremo dire di nuovo di essere vivi ...
Come per la cacciata di Lama e per la rivolta di Bologna nel 1977, come a Genova nonostante Carlo e la Diaz, come a Roma i Disobbedienti con la cacca sotto casa del Berluska, come i tramvieri milanesi nello sciopero selvaggio del dicembre 2003, come a Venaus con la cacciata a spintoni dei poliziotti, come a Vicenza sdraiati di fronte alle ruspe ecc. ecc.
Ma con chi si può mai pensare di riprendere questa capacità, con Mussi e Pecoraro, col Berty Presidente della Camera ?
Avrei qualche speranza in più pensando ai giovani delle curve che hanno assaltato le caserme a Roma la sera della morte di Gabriele Sandri ... pur con tutte le contraddizioni del caso ...
E’ giusto, come gli ha detto persino Celentano, che capiscano che il problema è fare la rivoluzione e non solo le baruffe allo stadio ........
Ma piaccia o non piaccia, i nostri banlieusards sono loro ....
"Bruciare tutto non è in fondo così brutto come leggi il giorno dopo sul giornale"
Alberto Radius "Nel ghetto" 1977
k.
2. 7 dicembre 1968, alla Scala, 10 dicembre 2007, 08:36
Caro K., a volte sparano pure !!!!!!!!!
La ballata è la cronaca fedele dell’episodio della contestazione avvenuta il 31 dicembre 1968 presso il locale alla moda "La Bussola" di Focette, in Versilia, dove alcuni studenti medi e universitari si erano recati (come il 7 dicembre a Milano per la celebre contestazione alla prima della Scala) per lanciare uova sui ricchi borghesi che si recavano al locale "chic" per festeggiare il capodanno.
Gli studenti erano armati di uova; i carabinieri, di armi. Fu la prima volta in assoluto in Italia che i carabinieri spararono su una manifestazione studentesca. Lo studente Soriano Ceccanti, 16 anni, di Pisa, rimase paralizzato per tutta la vita.
Una canzone che, nella sua parte finale, sembra scritta appena ieri.
Quella notte davanti alla Bussola
nel freddo di San Silvestro
quella notte di Capodanno
non la scorderemo mai.
Arrivarono i Signori
sulle macchine lucenti
e guardavano con disprezzo
gli operai e gli studenti.
Le Signore con l’abito lungo
con le spalle impellicciate
i Potenti col fiocchino
con le facce inamidate.
Eran gli stessi Signori
che ci sfruttano tutto l’anno
quelli che ci fanno crepare
nelle fabbriche qui attorno.
Son venuti per brindare
dopo un anno di sfruttamento,
a brindare per l’anno nuovo
che gli vada ancora meglio.
Non resistono quei compagni
che li han riconosciuti
ed arrivano i pomodori
ed arrivano gli sputi.
Per difendere gli sfruttatori
una tromba ha squillato
quando già i carabinieri
hanno corso ed han picchiato.
Come son belli i carabinieri
quando picchiano con le manette
i compagni studenti medi
dai quattordici ai diciassette.
Non la smettono di picchiare
se il colonnello non alza un dito
sono l’immagine più fedele
del nostro ordine costituito
Già vediamo i carabinieri
che si stanno organizzando
per iniziare la caccia all’uomo
con pantere ed autoblindo.
Non possiamo andare via
né lasciare i dispersi
siamo ormai tagliati fuori
per raggiunger gli automezzi
Decidiamo di resistere
e si fan le barricate
sono per meglio difenderci
dalle successive ondate.
Dalla prima barricata
alla zona dei carabinieri
sono circa 40 metri
tutti sgombri e tutti neri.
Quando cominciano ad avanzare
uno di loro spara in aria
i compagni tirano sassi
per cercare di fermarli.
Loro si fermano un momento
poi continuano ad avanzare
non è più uno soltanto
sono in molti ora a sparare.
Dalla prima barricata
vediamo bene le pistole
ma dalla seconda i compagni pensano
che siano colpi di castagnole.
Ci riuniamo tutti insieme
alla seconda barricata
e gli sbirri tornano indietro
vista la brutta parata.
Ancora un’ora di avanti indietro
noi con i sassi loro sparando
e tutti crediamo che sparano a salve
anche da dentro un autoblindo.
Ma ad un tratto vedo cadere
un compagno alla mia destra
in ginocchio con un buco
ed il sangue sui calzoni
Mi volto e grido "Sparan davvero!"
e corro indietro di qualche passo
due compagni portano a spalle
il ferito nella gamba.
Correndo forte sulla strada
con alle spalle i carabinieri
vedo Ceccanti colpito a morte
trasportato sul marciapiede.
Malgrado gli sforzi per aiutarlo
è difficile trovar soccorso
mentre gli sbirri ti corrono dietro
e non ti danno un po’ di riposo.
Trovata un’auto utilitaria
e portato via Ceccanti
non ci resta altro da fare
che scappare tutti quanti.
Forse alla Bussola Per questa notte
i padroni si sono offesi
loro che ci offendono e che ci uccidono
per tutti gli altri dodici mesi.
Sarebbe meglio offenderli spesso
e non dare mai loro respiro
tutte le volte che lor Signori
capitano sotto il nostro tiro
E a questo punto mi sembra opportuno
fare qualche considerazione
sulle diverse brutte facce
che ci mostra oggi il Padrone.
Lui ha i soldi per comprarci
il lavoro per sfruttare
i suoi armati per ucciderci
la Tv per imbrogliare.
A noi non resta che ribellarci
e non accettare il gioco
di questa loro libertà
che per noi vale ben poco.
A noi non resta che ribellarci
e non accettare il gioco
di questa loro libertà
che per noi vale ben poco
MaxVinella
3. 7 dicembre 1968, alla Scala, 10 dicembre 2007, 10:04
Caro Max, anche se nel 1968 ero ancora studente delle medie inferiori, ho poi a lungo militato in Lotta Continua.
Figurati quindi se non conosco questa ballata, ho conosciuto personalmente l’autore ed interprete, Pino Masi, ed anche Soriano Ceccanti.
Ma qui non è questione di amarcord e di nostalgie ....
E’ che la situazione sociale è oggi largamente peggiore di quella di quegli anni e che quindi ci sarebbe bisogno di proteste ed iniziative del genere molto più oggi di allora .....
E, ribadisco, pur avendo ancora in tasca la tessera di uno dei partiti della cosiddetta "cosa" ... e pur non essendo un nostalgico della falce e martello agitata ormai solo come "feticcio" .... ritengo che non è certo con Mussi, Pecoraro, Diliberto e Bertinotti che sarà possibile "rivoltare" qualcosa .....
K.
4. 7 dicembre 1968, alla Scala, 10 dicembre 2007, 12:56
Caro K, io il ’68 l’ho vissuto all’università frequentando la Facoltà d’Architettura di Firenze, che era considerata un vero e proprio avamposto della contestazione studentesca. Mi ricordo che allora , disponendo di strumenti culturali abbastanza modesti, mi lasciavo molto trascinare e l’adesione era più emotiva che convinta.
Non sono comunque d’accordo sul fatto che oggi la situazione sia peggiore d’allora : diciamo che era diversa ma non migliore !!!
Era un’Italia socialmente ancora molto segmentata ed in cui le differenze di classe si rivelavano già dal modo di vestire, di abitare, di parlare e di esibizione degli status simbol : c’era meno omologazione culturale e la televisione non aveva ancora completamente devastato le coscienze degli italiani.
C’era però molta più miseria diffusa, che però veniva vissuta con dignità e non c’era vergogna ad esibire la povertà !!
Il PCI ed sindacati erano molto forti e riuscirono , sia a pur a patto di abbandonare ogni sogno rivoluzionario, a migliorare le condizioni di vita e di lavoro degli operai .
Oggi forse il berluskonismo è un nemico più subdolo e meno avvertibile come tale, perchè riesce a far inconsapevolmente accettare i propro disvalori , spacciandoli per valori , e a trasformare i mezzi in fini.
MaxVinella