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Goffredo di Buttiglione, alla Crociata di Bruxelles difese la morale ma si dimenticó la libertà d’informazione

Publie le venerdì 22 ottobre 2004 par Open-Publishing

di Belgafor

Ha sguainato la durlindana quando ha detto che puó anche pensare che essere gay sia un peccato, ma non per questo diventa automaticamente reato; ha calato la visiera dell’usbergo sugli occhi affermando che le donne devono stare a casa e badare alla famiglia, come da etimologia del latino “matrimonium”; ha brandito lo scudo con la croce quando ha detto che gli immigrati bisogna concentrarli fuori delle nostre frontiere, e poi centellinarli in Europa secondo le esigenze della nostra economia piuttosto che le emergenze delle loro economie.

Ma quando la battaglia é scesa sul terreno scivoloso della libertà d’informazione, il candidato (scudo)crociato é diventato un agnellino; non sapeva, non vedeva, non capiva: chi!?... scusate!; come!?... quando!?...

Ma non se n’è accorto nessuno, forse per un’abilissima manovra di depistaggio tematico o forse più semplicemente perché fa più sensazione una foresta di gay che cadono, che una libertà d’informazione che sta in piedi (Confucio non me ne vorrà per la parafrasi, chè mica tutti possono permettersi di citare Kant!).

Fatto sta che mentre le cancellerie di mezz’Europa e i gruppi politici del Parlamento Europeo si concentravano sull’interpretazione da dare alle posizioni morali espresse dall’aspirante Commissario alla Giustizia, nessun organo di informazione rilevava quanto aveva affermato in merito alla situazione della libertà di informazione.

Ma procediamo con ordine e, a beneficio dei più, cominciamo con il ricapitolare i fatti:
l’eurodeputata Lilli Gruber pone la questione della libertà d’informazione in Italia e se intende dar seguito alla richiesta formulata dal Parlamento alla Commissione di proporre delle misure volte a garantire il pluralismo dei media.

Il riferimento era chiaramente alla risoluzione “I rischi di violazione, nell’Unione Europea e particolarmente in Italia della libertà di espressione e informazione”, votata dal Parlamento Europeo a Strasburgo il 22 aprile scorso su proposta della liberale olandese Johanna Boogerd-Quaak.

L’Eurodeputata Pasqualina Napoletano, all’epoca capo delegazione italiana nel gruppo socialista, commentava l’evento ricordando che “il diritto all’informazione libera fa a pugni con la concentrazione dei media in poche mani, addirittura in una mano sola...Se ció accade, l’Unione Europea ha i mezzi e il dovere di intervenire perchè si tratta di un diritto umano da salvaguardare ed un problema politico di prima grandezza”. La Napoletano concludeva che questo testo ufficiale del Parlamento Europeo era la base di partenza per proseguire la battaglia per un’informazione libera e democratica nell’Unione.

Con la sua domanda a Buttiglione, Lilli Gruber non faceva dunque altro che continuare quella battaglia laddove era stata lasciata nella precedente legislatura del Parlamento Europeo.
Come ha risposto il candidato Commissario (scudo) crociato? Semplice, con l’aria infastidita dello scolaretto che si aspettava di essere “pizzicato” impreparato dall’insegnante.

Eccolo abbandonare i toni da crociata morale e minimizzare il problema, come da ordini di scuderia: i problemi per il pluralismo ci sono,” ma non solo da una parte”, in quanto ci sono più “cartelli dell’informazione” e ha aggiungeva che anche altri Stati membri hanno lo stesso tipo di problemi, ma almeno l’Italia ha preso i provvedimenti necessari sia sul piano del sistema delle telecomunicazioni che su quello del conflitto d’interessi, e dunque non merita di essere messa sul banco degli accusati. Infine faceva un generico riferimento alla liberalizzazione, dicendo che farebbe bene alla democrazia italiana se fosse “veramente aperta a tutti”.

Lilli Gruber, per formulare la domanda il Presidente Bourlange ti ha concesso solo 30 secondi. Belgafor, più democraticamente, ti mette a disposizione cinque minuti. Soddisfatta della risposta di Buttiglione?

“Assolutamente no! Innazitutto perchè le sue affermazioni sono false, contrarie a tutte le statistiche economiche e negano la più evidente realtà, che cioè la nostra é un’anomalia unica al mondo, un sistema malato dove il premier controlla praticamente tutta la televisione e la quasi totalità della torta pubblicitaria. Inoltre che significa liberalizzazione aperta a tutti? Chi la vuol chiudere? a chi altri oltre a Berlusconi, controlla l’informazione in Italia “dall’altra parte”, come? Con che mezzi? É di una vaghezza sconcertante: non si capisce a chi si riferisca?”

Forse Buttiglione ha delle informazioni che sono sfuggite alla Boogerd-Quaak nella redazione del suo rapporto?

“In questo caso aveva il dovere di fare i nomi, doveva avere il coraggio di dire chi, dall’altra parte politica oppostra a Berlusconi, gestisce un cartello pericoloso per il pluralismo. Senno’ sono solo affermazioni gratuite e generiche che mostrano disprezzo per il Parlamento e le sue risoluzioni.”

“Inoltre questo metodo di giustificare un male con un’altro male é inaccettabile” aggiunge Alexander Nuno Alvaro, giovane eurodeputato tedesco di origine portoghese (non é anche questa l’Europa?...). “Per noi, (Alvaro é liberale ndr) sarebbe inaccettabile che in Germania una parte politica acquisisca dei media o una TV”.

E il contrario? Sarebbe accettabile che chi già posside
mezzi di comunicazione entri in politica?

“Non é possibile proibirlo, ma prima dovrebbe spogliarsi completamente dei suoi interessi in questo settore! Forse su questo l’UE dovrebbe legiferare, perchè con tutto il rispetto per le differenze culturali a livello nazionale, quí stiamo parlando del quarto potere di uno stato moderno”.

E Buttiglione sarebbe il Commissario giusto per occuparsi di questo tipo di dossier?

“Ma che scherziamo? Buttiglione non riesce nemmeno a vedere il problema, come puó arrivare a risolverlo? No quí bisogna fare sul serio altrimenti l’Europa perderà di credibilità: noi critichiamo tanto la Russia per la sua situazione in materia di libertà d’informazione, come possiamo lasciar correre una situazione simile se non peggiore in uno degli stati membri, e per giunta uno dei Paesi Fondatori?

Certo non sto proponendo una soluzione quí e ora, anche perchè non ce l’ho” conclude il dinamico Alexander, “ sto solo dicendo che il problema va studiato da parte della Commissione, vanno concordati standard minimi per la proprietà e la concentrazione di mezzi di comunicazione: vanno identificati limiti anti-trust precisi e ne va imposto il rispetto. Su questo punto ci giochiamo la nostra democrazia!”

“E non é un problema solo italiano ma europeo” aggiunge Edith Mastenbroek, battagliera eurodeputata olandese che si era particolarmente distinta nell’audizione dell’aspirante Commissario/Crociato. “Buttiglione sulla libertà d’informazione si é completamente dimenticato quallo che il Parlamento Europeo aveva deliberato su iniziativa della mia connazionale Boogerd-Quaak e ha detto esattamente il contrario!”

Allora sarebbe meglio che non si occupasse di media e libertà d’informazione?

“Non puó occuparsi di nulla che abbia a che vedere con le libertà civili. Io penso che sia totalmente inadatto a fare il Commissario Europeo e il Vice Presidente della Commissione, perché sappiamo esattamente da dove viene, chi lo ha mandato a Bruxelles e perché, quali interessi difende, e se lo avessimo dimenticato, durante l’audizione non ha perso occasione per ricordarcelo, facendo il difensore d’ufficio di un governo di cui fa ancora parte e per preservare il cui equilibrio é stato designato invece di Monti.

Ma l’Europa non sta quí per risolvere i problemi interni del governo italiano. L’Italia deve cambiare candidato Commissario, perché Buttiglione é azzoppato (si é azzoppato da solo, non cominciamo con i vittimismi e le teorie del complotto), e con lui la Commissione partirebbe anch’essa azzoppata e non c’è dunque peggiore inizio. Ormai la situazione é andata troppo lontano perchè Barroso se la cavi con qualche cambiamento cosmetico, tipo creare una commissione di controllo sull’iniziativa del Commissario in alcune materie ritenute sensibili”.

Ma non basterebbe cambiargli le deleghe, come sembra orientarsi il vostro gruppo?

“Non so se questo soddisferebbe il nostro capogruppo (Edith é socialista ndr), ma io credimi, voglio un’Europa forte e una Commissione Europea forte, non una Commissione azzoppata, per questo mi auguro che il governo italiano proponga un candidato più sensibile verso i diritti civili e verso grandi temi quali libertà di informazione, e l’indipendenza dei media, senza di cui non puó esserci vera democrazia” continua Edith Mastebroek che é anche relatrice per la proposta di decisione per promuovere un uso più sicuro di internet e delle tecnologie on line.

E poi conclude “la risposta data da Buttiglione a Lilli Gruber sul tema fondamentale della libertà d’espressione denota una totale arroganza e ignoranza delle posizioni espresse dal Parlamento Europeo. Francamente invece di venire quí a filosofeggiare e impartire lezioncine sulla morale Kantiana, Buttiglione dovrebbe guardare allo sfacelo che il suo governo sta facendo della Costituzione Italiana una delle più avanzate del mondo, della giustizia, dell’ambiente...

Francamente puoi indicare una sola ragione per la quale dovrei votare a favore di una Commissione Barroso in cui le libertà civili sono gestite da uno che ha le idee la mentalità e l’atteggiamento di Buttiglione?”

Francamente no, ma questo l’ho solo pensato mentre salutavo la Mastenbroek e mi avviavo alla ricerca della sua connazionale Sophia Helena in ‘t Veld, sulle cui spalle ricade l’impegnativa eredità della Boogerd-Quaak.
Quanto impegnativa? Basti menzionare alcuni passi del rapporto della liberale olandese:

“da decenni il sistema radiotelevisivo italiano opera in situazione di assenza di legalità accertata ripetutamente dalla Corte Costituzionale” ... “il sistema italiano presenta un’anomalia dovuta a una combinazione di poteri economico politico e mediatico nelle mani di un solo uomo, l’attuale presidente del Consiglio dei ministri, e al fatto che il governo italiano controlla direttamente o indirettamente, tutti i canali televisivi nazionali” ...

“in Italia ci sono ripetute e documentate ingerenze, pressioni e censure governative nell’organigramma e nella programmazione del servizio televisivo pubblico persino nei programmi di satira. Allontanati dal servizio pubblico tre noti professionisti (Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi) su clamorosa richiesta del presidente del Consiglio nell’aprile 2002.”

É solo una sintesi molto breve ma il documento é stato inviato nella sua integralità al Parlamento Italiano. Possibile che Buttiglione ne sia stato tenuto all’oscuro tanto da rispondere come poi ha risposto durante la sua audizione? Oppure é stato informato ma ha deciso di infischiarsene?

La in’t Veld ironizza; “Buttiglione se n’è infischiato del Parlamento su tutta la linea? Perchè avrebbe dovuto rispettarne la posizione proprio su questo argomento?”
Già, perchè? In fondo si tratta solo di difendere i diritti civili e la libertà di espressione e informazione di 450 milioni di cittadini europei...

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