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Governo di programma?

Publie le giovedì 12 ottobre 2006 par Open-Publishing

GOVERNO DI PROGRAMMA?
a cura di Paolo De Gregorio - 12.10.06

Prima delle elezioni siamo stati costantemente rassicurati (presi in giro) che il programma sottoscritto da tutti i partiti del centro-sinistra sarebbe stato la garanzia di una sicura navigazione per i 5 anni di legislatura, senza dover assistere a quei quotidiani, penosi, aggiustamenti di rotta che assomigliano più ad un mercato che non allo svolgimento di impegni precisi.
Abbiamo anche il “governo ombra” del tavolo dei volenterosi, costituito per la maggioranza da elementi centristi di destra e di sinistra, orfani della vecchia DC, che, tranquillamente, trattavano emendamenti alla legge finanziaria in barba ai poteri dell’esecutivo, con l’evidente disegno di creare una forza centrista capace di indebolire il governo Prodi e lavorare per altri scenari politici.
Sempre nell’area centrista, e in particolare nella Margherita di Rutelli, abbiamo il sussulto integralista dei “Teodem” che si apprestano a diventare una corrente organizzata, addirittura con un proprio simbolo (il Vangelo), con lo scopo evidente di essere la longa manus del Vaticano nella politica italiana e raccogliere così i consensi di tutti quei cattolici conservatori che il cardinale Ruini guidò alla vittoria nel referendum contro la fecondazione assistita.
Altra spaccatura all’orizzonte è quella che sarà determinata dalla nascita del partito democratico, di cui si vuole accelerare la costituzione, a cui seguirà una scissione nei Ds, con il “correntone” che uscirà e cercherà di federarsi con gli altri pezzi della sinistra.
Non c’è che dire! E’ una situazione ideale per rispettare il programma e durare 5 anni!
Vorrei solo fare una piccola esternazione che corrisponde ad un personale desiderio e mi sembra anche una cosa positiva per la democrazia.
Prima di implodere, chiederei a questo governo, che ho votato, di correggere l’enorme regalo che il governo di Craxi fece a Berlusconi concedendogli 3 reti nazionali. Una legge di 3 righe che includa anche il conflitto di interessi.
Dovrebbe essere pressappoco così: nessun soggetto privato può possedere più di una rete Tv nazionale. Chiunque voglia essere eletto in Parlamento non deve possedere più del 10% di un mezzo di comunicazione, Tv o giornale, di diffusione nazionale.
Non è difficile, anche i non brillanti parlamentari intervistati dalle “Iene” possono capirlo.
Paolo De Gregorio