Home > Grazie ai senatori obiettori
Quella che segue è la risposta ad una mail di Alfonso Navarra che mi è appena arrivata, come ad altri, pacifisti e politici.
Mi sono fatta ieri 2 ore e mezza di treno (50 minuti di ritardo sulla linea Viterbo-Roma) per manifestare davanti al Parlamento dove eravamo circa, ad essere buoni, duecento persone... ci conosciamo un po’ tutti.
L’ho visto Gigi Malabarba, come l’ho visto sempre. Quelli che non
c’erano, pensavo che erano altrove. C’erano tutte le giustificazioni: il caldo, il lavoro, la distanza.
Un vuoto senza giustificazioni quello di Lidia Menapace,oggi al Senato, che chiamo in causa. E rimango neanche tanto allibita, dopo aver sentito dieci minuti fa al telegiornale della rai, le dichiarazioni di Bertinotti: i militari stanno in Afghanistan come corpo di prevenzione di pace.
In Grecia nei giorni scorsi è stato gridato lo slogan da decine di
migliaia: il fiume non torna indietro. Sagge parole urlate da bocche di studenti insegnanti precari fannulloni, come noi perditempo a chiedere da anni il rispetto dell’articolo 11 della nostra Costituzione.
A voi, saltimbanchi della politica, la parola che avete sempre pronta.
VERGOGNA, in saldi la pace, come gli stracci nelle vetrine dell’Italia.
Doriana Goracci
Donne in Nero Tuscia
Collettivo Bellaciao Italia
Quoting "alfonsonavarra
Sul sito di "Repubblica" apprendo che 8 senatori (Verdi, Prc e Pdci), contrari al rifinanziamento della missione in Afghanistan e di tutte le missioni di guerra, voteranno NO al decreto governativo in tal senso.
Questi i nomi degli 8 obiettori che ringrazio per la coerenza pacifista e la lungimiranza politica: Gigi Malabarba, Claudio Grassi, Franco Turigliatto e Fosco Giannini (tutti del Prc), Mauro Bulgarelli, Loredana de Petris, Giampaolo Silvestri (Verdi) e Fernando Rossi (Pdci), Spicca invece l’assenza di Lidia Menapace, nostra candidata "pacifista" alla Presidenza della Repubblica.
Questi rappresentanti del popolo, con la loro coraggiosa presa di posizione, ricordano a tutti che esistono valori su cui non si mercanteggia opportunisticamente: stiamo parlando degli architravi a fondamento della Costituzione che abbiamo appena deciso, a stragrande maggioranza, di non manomettere: ad es. il "ripudio della guerra" proclamato dall’art. 11.
Il governo dobbiamo considerarlo non un fine ma un mezzo, se abbiamo una concezione etica e democratica della politica, e non come mera tecnica di conquista e mantenimento del potere per il potere.
Il popolo italiano ha una "vocazione di pace", scrive nero su bianco (bonta’ sua) il programma dell’Unione, ed ha sicuramente votato contro la partecipazione italiana a qualsiasi guerra, checche’ ne pensi il tonitruante ed impettito neoministro della Difesa.
La gente non e’ stupida, caro Parisi: e’ benissimo in grado di distinguere la guerra dalla non guerra, una aggressione militare da una operazione di polizia internazionale. Anche i piu’ dubbiosi verranno poi inevitabilmente convinti dalle bare dei "nostri ragazzi", di ritorno dai fronti "caldi" stabiliti dalla politica americana, che ha dichiarato ufficialmente (forse sei tra i pochi che non se ne e’ accorto) una UNICA, PREVENTIVA e PERMANENTE guerra al terrorismo internazionale.
Una guerra che sappiamo pretestuosa, perche’ quello cui l’Amministrazione BUsh mira e’ il controllo strategico dell’area che ospita le maggiori riserve petrolifere del Pianeta. C’e’ qualcuno che esclude questa eventualita’, dei nostri morti quando si va in prima linea a sparare ed essere sparati?
Bertinotti, tu ossimoro vivente, credi che bastera’ presenziare ai funerali con una spilletta o avvolgerle - queste bare - in bandiere iridate per coprire la dura verita’ delle cose?
(Per quanto riguarda i civili afghani, sicuramente coloro che piu’ soffriranno,pagheranno, e moriranno, rassegnamoci al silenzio del duopolio mediatico che il governo Prodi intende ancora salvaguardare).
Un governo che tradisce, attaccandosi a formalismi giuridici mal posti e ancor peggio intepretati, questa profonda e sentitissima aspirazione popolare alla pace non puo’ avanzare il ricatto del voto di fiducia e non merita comunque di essere difeso.
Prodi, D’Alema, Rutelli, Parisi e compagnia partitocratica cantante ed officiante dimenticano, nalla loro hybris, che abbiamo votato non per loro, per le loro proposte, che non ci sono (parlano in loro vece i poteri economici forti), ne’ per i loro valori (che non capiamo bene quali siano): li abbiamo votati, non avendo alternative nemmeno tecniche, per liberare l’Italia dall’anomalia antidemocratica berlusconiana. O no?
Sembra che questi signori abbiano tutt’altro per la testa, piena di arroganza e di vanagloria su meriti che si sono autoattribiti con leggi fatte apposta per vanificare qualsiasi partecipazione dei cittadini non appartenenti al ceto politico.
Basta osservare come stanno calpestando la vittoria del NO al referendum appena tenuto: la "incassano" come via libera a procedere sulla strada delle riforme perseguite in passato, da fare insieme a Berlusconi e soci.
Questo e’ disprezzo del voto popolare e della volonta’ popolare.
Ricordino pero’ il detto popolare: attenti alla rabbia dei miti e dei pazienti!
Alfonso Navarra
ESTERI "Se il decreto resta così com’è, non siamo d’accordo"
D’Alema: "Ci saranno i voti della maggioranza, c’è l’intesa"
Afghanistan, Unione a rischio
Otto senatori annunciano il No
Diliberto: "No a missioni di guerra ma salvaguardare governo"
E nei Verdi scoppia il caso ’dissidenti’. Pecoraro: "Una buona mediazione"
ROMA - E’ durato lo spazio di poche ore l’accordo di maggioranza sull’Afghanistan. Al no del Pdci al decreto sul rifinanziamento della missione ("Una consapevole irresponsabilità", la definisce Anna Finocchiaro, presidente dei senatori dell’Ulivo), si è aggiunta oggi anche la lettera di 8 senatori della sinistra radicale che annuncia il voto negativo. Così, malgrado le parole di ottimismo di Massimo D’Alema ("Ci saranno i voti della maggioranza"), la strada del centrosinistra diventa davvero impervia.
"Se il decreto sull’Afghanistan resta così com’è, non siamo d’accordo e annunciamo il nostro voto contrario", dicono nella loro lettera al premier otto senatori della maggioranza. Gigi Malabarba, Claudio Grassi, Franco Turigliatto e Fosco Giannini (tutti del Prc), Mauro Bulgarelli, Loredana de Petris, Giampaolo Silvestri (Verdi) e Fernando Rossi (Pdci), manifestano la loro contrarietà all’accordo raggiunto ieri tra i ministri D’Alema, Parisi e Chiti con i capigruppo dell’Unione.
Se il decreto sull’Afghanistan resta così com’è, non siamo d’accordo e annunciamo il nostro voto contrario", dicono nella loro lettera al premier otto senatori della maggioranza. Gigi Malabarba, Claudio Grassi, Franco Turigliatto e Fosco Giannini (tutti del Prc), Mauro Bulgarelli, Loredana de Petris, Giampaolo Silvestri (Verdi) e Fernando Rossi (Pdci), manifestano la loro contrarietà all’accordo raggiunto ieri tra i ministri D’Alema, Parisi e Chiti con i capigruppo dell’Unione.
Ma per il portavoce dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio "va bene la mediazione raggiunta ieri", e investe del problema lo stesso premier affermando che se ci sono "singoli parlamentari che non sono d’accordo deve essere il capo della coalizione a convincerli". Ma allo stesso tempo il ministro dell’Ambiente ammonisce i dissidenti: "Se casca il governo non ci ritiriamo nemmeno dall’Iraq".
E sembrano ammorbidire i toni anche i Comunisti Italiani. Il segretario del partito, Oliviero Diliberto, torna infatti a ribadire il Pdci rimane contrario "ad una partecipazione italiana a missioni di guerra", ma allo stesso tempo sottolinea che il suo partito "ha però a cuore, senza alcun tentennamento, le sorti del governo Prodi". Dunque tutto rinviato a sabato mattina, quando la direzione del partito deciderà come "tenere insieme la più radicale critica alla missione e al contempo la salvaguardia più rigorosa dell’attuale quadro politico".
"Non siamo neanche entrati nel merito del numero dei soldati", dice D’Alema da Berlino dove ha avuto un incontro con il collega tedesco Frak-Walter Steinmeier. Il capo della Farnesina ha spiegato che "il governo è orientato a confermare lo stanziamento finanziario che è stato previsto nel precedente semestre". E’ prevista però "una piccola variazione": sarà aumentato lo stanziamento per la cooperazione. Poi, il ministro degli Esteri ostenta ottimismo: "Nessuno si dispone a votare contro il provvedimento ed a mettere in difficoltà il governo".
(28 giugno 2006)