Home > Graziella Mascia: Una sinsitra che deve imparare a reinventarsi

Graziella Mascia: Una sinsitra che deve imparare a reinventarsi

Publie le lunedì 2 luglio 2007 par Open-Publishing

Il discorso del Presidente della Camera è stato il tentativo di
definire
un’unità non astratta della sinistra, che sarebbe fine a se stessa, che

nascerebbe sconfitta, perdente. Ma ha delineato la necessità di
un’unità
che parte da un’analisi severa, impietosa. Che parte dalla necessità
della sinsitra di reinventarsi, pena la sua scomparsa.

Graziella Mascia è stata con Bertinotti a Berlino, al congresso della
die Linke. L’ha ascoltato anche lì, prima dell’intervento di domenica
al
Palafiera di Roma.

E come ti sono sembrati quei discorsi?
Davvero molto importanti. Un’analisi lucida dei problemi, dei rischi
drammatici che abbiamo di fronte. Un’analisi lucida e un’indicazione
esplicita: quando ha sollecitato, quando ha messo "fretta" nella
costruzione di una nuova soggettività unitaria della sinistra. "Fretta"

per superare titubanze, preoccupazioni. Che certo mi sembrano legittime

ma possono diventare un rischio. Che potrebbero farci perdere un
appuntamento importante.

Scusa la franchezza: ma le titubanze, le perplessità a cui alludi si
trovano anche dentro le fila di Rifondazione?
Ti rispondo di no, se lo chiedi a me. Ma ti rispondo lo stesso di no se

mi chiedi di "interpretare", diciamo così, le parole di Bertinotti.
Credo che lui si rivolgesse a tutti. Con la sua autorevolezza credo che

davvero volesse parlare all’intera sinistra.

Tanti osservatori hanno però notato il contrario. Hanno detto, e
scritto, che forse i destinatari di quell’invito a "buttarsi in mare
aperto" siano proprio dentro Rifondazione.
Mi sembra riduttivo, non è così. A me pare invece che la parte più
importante del discorso del Presidente della Camera sia stato il
tentativo di definire non un’unità astratta della sinistra. Che sarebbe

fine a se stessa, che nascerebbe sconfitta, perdente. Lui, invece, ha
delineato la necessità di un’unità che parte da un’analisi severa,
impietosa. Che parte dalla necessità della sinistra di reinventarsi,
pena la sua scomparsa.

Comunque sia, ha chiesto di acellerare il processo di costruzione di un

nuovo soggetto.
Bertinotti non è entrato nel merito del "come" si costruisce questo
nuovo rapporto a sinistra. Ha detto che le forme si troveranno strada
facendo. Tutti insieme. E non si discuteranno a tavolino, ma nel vivo
di
un confronto, nel pieno di una nuova stagione di lotte. Lui, ti ripeto,

ha insistito sui contenuti, ha compiuto un’analisi lucidissima dei
rischi a cui la destra espone l’Europa. Dei rischi a cui va incontro la

sinistra. Ha mandato un segnale, ci ha chiesto di mandarne altri. Un
segnale perché tutti concorrano a disegnare questa nuova sinistra.

Ma insomma ha chiesto o no di cominciare, fin da ora, a superare la
Sinistra europea?
Questo non è vero. Anzi, è un modo sbagliato di interpretare le parole
di Bertinotti. Che non a caso le ha pronunciate proprio lì, al
Palafiera. All’assemblea costituente della nuova formazione. Certo, lui

 come tanti di noi - ha detto che quello cominciato ieri è l’avvio di
un percorso che non deve essere "chiuso". E’ solo un inizio. Ma è una
forzatura - che non giova a nessuno - dire che abbia chiesto il
superamento della Sinistra europea. Che è e resta il nostro riferimento

internazionale. Ed è con questo bagaglio - politico, culturale, di
innovazione - che andremo all’incontro, all’incontro unitario con le
altre forze della sinistra. Anche quelle collocate diversamente da noi.
s.b.